Nella messa per l’inizio del Ministero petrino Leone XIV auspica una Chiesa unita
che diventi fermento per un mondo riconciliato

Servo della vostra gioia

 Servo della vostra gioia  QUO-115
19 maggio 2025

Al Regina Caeli l’esortazione a non  dimenticare  chi soffre a causa delle guerre


Un fratello e un servo della fede e della gioia: Leone XIV si è presentato così alle oltre duecentomila persone che ieri mattina, domenica 18 maggio, hanno affollato piazza San Pietro e le zone circostanti per partecipare alla messa per l’inizio del suo ministero petrino. Una liturgia antica e nuova, preceduta da un lungo giro del Pontefice a bordo della papamobile — il primo dal giorno della sua elezione al Soglio di Pietro —, circondato da una folla festante e gioiosa. Poi, la preghiera di Leone XIV nella basilica Vaticana, davanti al Sepolcro di Pietro, insieme ai capi delle Chiese orientali cattoliche. Infine, l’ingresso processionale verso l’altare posto sul sagrato, per la celebrazione eucaristica, scandita da momenti significativi: l’imposizione del pallio, la consegna dell’Anello del Pescatore, l’obbedienza del Collegio cardinalizio e del popolo di Dio donano emozione e commozione al Pontefice anzitutto, ma anche ai presenti e ai tanti collegati attraverso i media.

Spiccano, tra le bandiere di numerosi Paesi, quelle degli Stati Uniti d’America e del Perú, ai quali Leone XIV è legato in ragione della sua nascita e del suo ministero episcopale. Non mancano stendardi e gonfaloni dei partecipanti al Giubileo delle Confraternite, che ieri hanno concluso l’evento dell’Anno Santo loro dedicato.

Nell’0melia, punteggiata dagli applausi dei fedeli, risuona l’appello del vescovo di Roma a «una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato». Di fronte alla discordia, all’odio, alla violenza, ai pregiudizi, alle paure e a un «paradigma economico» che sfrutta la Terra e gli indigenti, il Papa esorta a essere «piccolo lievito di fraternità». Lo spirito deve essere missionario, sottolinea, non per chiudersi in un «piccolo gruppo», né per sentirsi «superiori al mondo», bensì per offrire a tutti «l’amore di Dio». Perché, conclude, «questa è l’ora» della «carità di Dio che ci rende fratelli» e che, se prevalesse nel mondo, farebbe tornare la pace.

Una tema ripreso al termine della messa, prima di impartire la benedizione conclusiva, quando il vescovo di Roma ha guidato, sempre sul sagrato della basilica di San Pietro, la recita del Regina Caeli domenicale. Al centro della sua allocuzione, l’esortazione a non dimenticare chi soffre a causa delle guerre, con un pensiero particolare per i bambini di Gaza ridotti alla fame e con un auspicio di pace per il Myanmar e la martoriata Ucraina.

L'omelia del Papa

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