Il Sinodo dei vescovi
Operatori di pace
Pubblichiamo di seguito la presentazione del Modulo ii dell’«Instrumentum laboris» dedicata alle “Relazioni”, che il cardinale gesuita Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo, ha pronunciato nel corso della iv Sessione dei Circoli minori nell’Aula Paolo vi .
Buongiorno e ben ritrovati, dopo una domenica che ha fissato il nostro sguardo e il nostro cuore sul mondo insanguinato in cui viviamo, attraverso la preghiera del S. Rosario per la pace nella basilica di Santa Maria Maggiore sotto la guida del Santo Padre. La nostra intercessione prosegue anche nella giornata di oggi, attraverso la antica e tradizionale pratica del digiuno, come già ricordava il segretario generale. Mi unisco anche ai suoi auguri per i nuovi membri del Collegio cardinalizio, in particolari quelli qui presenti.
Mi sembra che la preghiera per la pace ci aiuti a mettere nella giusta prospettiva il lavoro che intraprendiamo oggi sulla Sezione dell’Instrumentum laboris dedicata alle “Relazioni”: sia l’anelito alla pace l’orizzonte della nostra riflessione e dei nostri scambi e il Signore ci mostri la strada per diventare operatori di pace, a servizio dell’umanità intera.
Concretamente, questo Secondo Modulo avrà la stessa struttura di quello della settimana scorsa, ma con più tempo di lavoro in plenaria: ben 9 ore, corrispondenti a 3 Congregazioni generali. In ogni caso, ho chiesto al segretario speciale, padre Giacomo Costa, s.j. , di aiutarci a rimettere a fuoco la dinamica del Modulo al termine di questa mia introduzione.
In questo momento mi preme sottolineare la differente indole delle Sezioni che affrontiamo in questo modulo e nei due successivi rispetto a quella dedicata ai Fondamenti che abbiamo considerato la scorsa settimana. Quest’ultima aveva lo scopo di tratteggiare l’orizzonte di riferimento al cui interno la nostra riflessione deve collocarsi e radicarsi. Molti degli interventi proposti la scorsa settimana hanno contribuito a metterlo meglio a fuoco, a precisarlo e completarlo.
D’ora in avanti affronteremo tre parti dell’Instrumentum laboris “Relazioni”, “Percorsi” e “Luoghi” strettamente intrecciate tra di loro, che «illuminano da prospettive diverse la vita sinodale missionaria della Chiesa» (IL 2, Introduzione). In altre parole, a partire dal processo sinodale e soprattutto dai frutti della prima Sessione, raccolti nella Relazione di sintesi, e della successiva consultazione delle Chiese locali, provano a tratteggiare piste che permettano di incarnare i Fondamenti nella vita quotidiana e nelle pratiche delle comunità cristiane, rendendoli concreti e quindi sperimentabili dal Popolo di Dio.
In particolare, la sezione che stiamo affrontando assume «la prospettiva delle Relazioni — con il Signore, tra i fratelli e le sorelle e tra le Chiese — che sostengono la vitalità della Chiesa ben più radicalmente delle sue strutture». Questa trama di relazioni, che offre alle persone e alle comunità punti di riferimento e un orientamento, è multiforme e attraversa una molteplicità di livelli. Per questo il testo è organizzato in quattro paragrafi, ciascuno dei quali focalizza un aspetto preciso:
— Il paragrafo “In Cristo e nello Spirito: l’iniziazione cristiana” considera la relazione fondante con Dio Padre, in Gesù Cristo e nello Spirito Santo, espressa sacramentalmente nel cammino dell’iniziazione cristiana;
— Il paragrafo “Per il Popolo di Dio: carismi e ministeri” riflette sulle relazioni tra coloro che hanno ricevuto il dono del Battesimo, diventando membri del Popolo di Dio: a ciascuno di loro lo Spirito Santo dona la capacità di annunciare il Vangelo, nei modi più diversi, per il bene di tutti;
— Il paragrafo “Con i Ministri ordinati: a servizio dell’armonia” focalizza le relazioni che custodiscono e promuovono l’armonia, la comunione e la reciprocità tra sacerdozio battesimale e sacerdozio ministeriale;
— Il paragrafo “Tra le Chiese e nel mondo: la concretezza della comunione” considera le relazioni e gli scambi di doni tra le molte Chiese all’interno dell’unica Chiesa.
La sfida per il nostro lavoro dei prossimi giorni è sintonizzarci con il movimento che anima l’Instrumentum laboris, capace di tenere insieme i diversi livelli e i diversi ambiti, e raggiungere così la vita e le pratiche concrete delle nostre comunità. Sarebbe semplice rimanere su un piano generale e limitarci a ribadire l’importanza delle relazioni per lo sviluppo delle persone e delle comunità. L’antropologia è cristiana ci offre suggestioni infinite a questo riguardo. Ma temo che rischierebbe di essere poco fecondo. Il popolo di Dio aspetta da noi indicazioni e suggerimenti su come è possibile rendere quella visione sperimentabile concretamente: «Che cosa lo Spirito Santo ci invita a fare per rendere le relazioni all’interno delle nostre Chiese più trasparenti e più armoniose, così che la nostra testimonianza risulti più credibile?». O, con un esempio più concreto e aderente al testo che stiamo considerando: «Che cosa lo Spirito Santo ci invita a fare per passare “da un modo piramidale di esercitare l’autorità a un modo sinodale” (IL 2, n. 36)?». Come credo stiate intuendo, affrontando la Sezione delle “Relazioni” cerchiamo passi per rendere operativa oggi la prospettiva ecclesiologica delineata dal Concilio.
Infine, mi preme sottolineare che l’Instrumentum laboris, in questa Parte come nelle successive, si è sforzato di raccogliere dalla Relazione di sintesi anche una serie di proposte su cui l’anno scorso avevamo raggiunto un consenso, ma senza arrivare a una compiuta definizione. L’Instrumentum laboris ce le ripropone, ma in una forma ancora non definitiva. Si tratta di una scelta deliberata, per lasciare che sia questa Assemblea a fare l’ultimo passo: il lavoro che abbiamo cominciato un anno fa attende ora di essere compiuto.
La sfida dei prossimi giorni sarà mantenere il delicato equilibrio che allontani il rischio di cadere in un eccesso di astrazione da una parte, o in un eccesso di pragmatismo dall’altra. Nei lavori di gruppo così come in quelli in plenaria cerchiamo dunque di dare adeguato spazio tanto al piano dell’ispirazione, in collegamento con quanto delineato nei Fondamenti, quanto a quello delle pratiche, senza rinunciare a nessuno dei due e senza aver paura di disegnare il profilo di proposte concrete che le singole Chiese saranno poi chiamate ad adattare alle diverse circostanze.
Come ci ricorderà ora il padre Giacomo Costa, il nostro metodo è flessibile e ci offre gli spazi per farlo.
La meditazione della benedettina Maria Ignazia Angelini
Gli interventi del cardinale Gracias, dell’arcivescovo Grušas e di suor Barron