Il nuovo formulario per la «Missa “pro custodia creationis”»
La presentazione

di Isabella Piro
Mercoledì 9 luglio Leone XIV presiederà una messa privata a Castel Gandolfo, nel Borgo Laudato si’, e utilizzerà per la prima volta il nuovo formulario di orazioni per la Missa “pro custodia creationis”, presentato oggi, giovedì 3 luglio, nella Sala stampa della Santa Sede.
All’incontro con i giornalisti sono intervenuti il cardinale gesuita Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, e l’arcivescovo francescano Vittorio Francesco Viola, segretario del Dicastero per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti. Il formulario — che i relatori hanno detto essere stato avviato già durante il pontificato di Francesco, grazie anche a collaborazioni interdicasteriali — andrà ad aggiungersi alle Missae “pro variis necessitatibus vel ad diversa” del Messale Romano, attualmente 49: 20 riguardano la Chiesa, 17 le necessità civili, e 12 sono per varie circostanze.
I nuovi testi, ha spiegato il porporato, si inquadrano sullo sfondo di due anniversari: il «rivoluzionario Messaggio per la Giornata mondiale della pace» firmato nel 1990 da san Giovanni Paolo II e intitolato «Pace con Dio Creatore, pace con tutto il creato», e il decennale dell’enciclica Laudato si’ , nella quale Papa Francesco raccomanda un’«ecologia integrale» e non «superficiale o apparente».
Occorre tuttavia sottolineare, ha detto Czerny, che «quello del creato non è un tema che si va ad aggiungere, ma è sempre presente nella liturgia cattolica». Perché «l’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. E quando la si celebra, tutto il cosmo rende grazie a Dio». Il nuovo formulario, dunque, vuole essere «un sostegno liturgico, spirituale e comunitario per la cura che tutti dobbiamo prestare nei confronti della natura, la nostra casa comune».
Si tratta, ha ribadito, di «un grande atto di fede, speranza e carità», di un invito a «rispondere con cura e amore, in un sentimento sempre crescente di meraviglia, rispetto e responsabilità». Tutti noi, infatti, ha concluso il porporato, siamo «chiamati a essere fedeli amministratori di ciò che Dio ci ha affidato nelle nostre scelte quotidiane e nelle politiche pubbliche, così come nella preghiera, nel culto e nel modo con cui viviamo nel mondo».
Anche l’arcivescovo Viola ha ricordato che «la liturgia celebra in ogni momento dell’Anno liturgico il mistero della creazione»: ad esempio, nella Veglia pasquale, la prima lettura è il racconto della creazione; nella liturgia del battesimo si recita la preghiera di benedizione dell’acqua; nella Liturgia delle Ore «il tema della creazione è ben presente». E «nell’esperienza cristiana, la domenica è prima di tutto una festa pasquale, totalmente illuminata dalla gloria del Cristo risorto. È la celebrazione della “nuova creazione”».
Tutto ciò, ha spiegato il presule, «favorisce la crescita nella consapevolezza dell’importanza della custodia della creazione il cui senso profondo è rivelato nel mistero pasquale che la celebrazione rende presente». Oggi, ha aggiunto, «anche grazie al magistero di Papa Francesco, siamo più consapevoli di trovarci in una situazione di grave crisi» ecologica e ambientale. Una particolare rilevanza alla creazione, ha proseguito Viola, è data dalle Rogazioni e dai Quattro Tempora, ovvero dalle quattro serie di tre giorni di digiuno e di astinenza, istituite dalla Chiesa e celebrate al principio delle quattro stagioni dell’anno. D’ora in poi, esse saranno «regolate dalle Conferenze episcopali, sia quanto al tempo che al modo di celebrarle», affinché si adattino «alle diverse situazioni locali e alle necessità dei fedeli».
Netto, nell’intervento dell’arcivescovo, il richiamo alla responsabilità: «Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data», ha spiegato. «Oggi dobbiamo rifiutare con forza che dal fatto di essere creati a immagine di Dio e dal mandato di soggiogare la terra si possa dedurre un dominio assoluto sulle altre creature». Custodire, infatti, «vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura. Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future». Oggi, invece, «l’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato è stata distrutta per avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature limitate», tanto che «il peccato si manifesta con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili, negli attacchi contro la natura». Al contrario, ha concluso il presule, «l’armonia con tutte le creature, non può che nascere da una esperienza di riconciliazione che rende possibile la comunione con Dio e con i fratelli».
Infine, rispondendo ad una domanda circa la pubblicazione di alcuni articoli relativi al Motu proprio di Papa Francesco, Traditionis custodes, il direttore della Sala stampa, Matteo Bruni, ha osservato che i testi pubblicati alimentano «una ricostruzione molto parziale e incompleta». Si cita infatti una consultazione alla quale, però, «si è unita successivamente altra documentazione, altri rapporti riservati, anche frutto di ulteriori consultazioni che sono pervenute al Dicastero per la dottrina della fede».
Il Decreto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti