La Terra «ha la febbre», è malata, è sporcata non solo da fonti fossili e non rinnovabili, ma anche dalle ingiustizie e dalle guerre dovute alla «fame di energia», da enormi profitti concentrati in poche mani, da «ritmi di lavoro insostenibili» che inquinano «l’anima delle persone».
Papa Francesco torna ancora una volta a farsi “portavoce” del grido della Terra, devastata da una crisi climatica e ambientale che sembra non avere fine. In due occasioni diverse, ma accomunate dalla medesima tematica — il videomessaggio con l’intenzione di preghiera per il mese di settembre e l’udienza, stamani 31 agosto, con i dirigenti e dipendenti dell’azienda Terna che opera nella gestione della rete elettrica — il Pontefice coglie l’occasione per ribadire l’importanza della salvaguardia dell’ambiente e lo fa alla vigilia della Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato che si celebra domani, 1° settembre, sul tema “Spera e agisci con il Creato”. La ricorrenza inaugura anche il “Tempo del Creato” (fino al 4 ottobre), iniziativa promossa dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, durante la quale tradizionalmente la Chiesa si mobilita per riflettere sulla cura della casa comune.
I dati scientifici non consentono ulteriori indugi: secondo il Forum economico mondiale, infatti, entro il 2050 il cambiamento climatico incontrollato costringerà oltre 200 milioni di persone a migrare all’interno dei propri Paesi, spingendone altri 130 milioni nella povertà. A pagare le conseguenze della crisi ambientale, infatti, ricorda il Papa nel suo videomessaggio, sono «i poveri, coloro che sono costretti a lasciare la propria casa a causa di inondazioni, ondate di calore o siccità». Di qui, il richiamo rivolto a tutti, affinché si dia ascolto «con il cuore» al dolore della Terra e delle tante vittime dei disastri ambientali, «impegnandosi in prima persona a custodire il mondo che abitiamo».
A chi poi, come l’azienda Terna, opera nello specifico del settore energetico, il Pontefice lancia l’appello a lavorare in favore di fonti rinnovabili, con l’obiettivo di promuoverne un uso equo e inclusivo, in nome della democrazia energetica e del bene comune. Bisogna “fare rete”, esorta Francesco, non solo nel campo delle infrastrutture, ma anche e soprattutto in quello della «cooperazione umana e della reciprocità», puntando sulla creatività e sul dialogo.
Non manca, infine, nel pensiero di Francesco, il ricordo dei caduti sul lavoro negli impianti energetici e l’esortazione a fare in modo che «non ce ne siano più».
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