Il viaggio del cardinale Pietro Parolin in Ucraina
Un primo bilancio della visita del segretario di Stato che oggi ha incontrato il presidente Zelensky

Lo strazio delle madri
senza più figli

 Lo strazio delle madri senza più figli  QUO-166
23 luglio 2024

«Evitare che questo conflitto diventi una notizia e nient’altro»


C’è la diplomazia, cui servirebbe uno scatto di inventiva. E c’è il lato umano, la carne viva di una nazione che porta addosso da due anni e mezzo una ferita «che io penso avrà bisogno di molto tempo per guarire». Mentre la visita che lo ha portato da Odessa a Kyiv e in vari luoghi dell’Ucraina sta per volgere al termine, il cardinale Pietro Parolin — che nella mattinata di oggi, martedì 23, ha incontrato il presidente Volodymir Zelensky — fa un primo bilancio di ciò che questi giorni hanno rappresentato e distilla — in una intervista ai media vaticani realizzata da padre Mariusz Krawiec, paolino — ciò che riporterà al Papa, il quale lo ha inviato a suo nome in quella terra continuamente definita «martoriata».

Un dovere umano


Martoriate sono le mamme ucraine. Il cardinale segretario di Stato ha stretto la mano ad alcune di loro e il sentimento che ne è nato «è uno strazio, uno strazio veramente, non so come definirlo», racconta trattenendo la commozione. «Pensare che una mamma ancora giovane abbia perso un figlio di 25 anni, non si sa cosa dire...». Ed evidenzia anche la tragedia dei «tantissimi morti, di cui per moltissimi i cadaveri non sono stati neppure recuperati», e il «dovere umano» e il «senso cristiano che ci impone di dare una degna sepoltura ai morti». Come pure, osserva, la situazione dei «moltissimi feriti, mutilati, invalidi…». La guerra, dice il porporato, «lascia delle tracce nefaste nella vita e nel corpo della società».

Guerra ridotta a notizia


Sul senso generale della sua visita, il cardinale Parolin afferma che il «messaggio principale» di questi giorni sia «di tenere viva l’attenzione della comunità internazionale nei confronti della guerra, che non divenga un altro conflitto dimenticato». Magari, avendo per teatro il «cuore dell’Europa», c’è «anche più attenzione rispetto ad altre guerre che si stanno consumando in altri continenti». E tuttavia per il segretario di Stato «c’è un po’ il pericolo che “maciniamo” tutto» e una cosa grave, seria come una guerra «rischia di diventare una notizia e niente altro».

Aprire cammini di riconciliazione


All’Ucraina, prosegue, va sempre assicurato l’aiuto umanitario, mentre a livello diplomatico il cardinale Parolin invita a essere «un po’ creativi, nel senso — spiega — di trovare delle formule che possano aiutare ad aprire cammini di pace», giacché — «questa è la mia impressione» confida — siamo «abbastanza lontani da una soluzione negoziata».

Il segretario di Stato si sofferma anche sulla piattaforma di pace del presidente ucraino Zelensky, che, ricorda, «noi abbiamo appoggiato fin dall’inizio» come «tentativo di pace» che «potesse aiutare in qualche modo», pur «ben consapevoli anche della sua debolezza, che è il fatto di non aver coinvolto la Russia. Evidentemente — sottolinea — quando si fa la pace, si dovrebbe farla tra i due contendenti», ma «mi pare che si sia ancora lontani». Spero, conclude, «si possano trovare anche altre formule che permettano di aprire qualche spiraglio».

di Alessandro De Carolis


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