Un’amicizia
«Qui oggi ci sono due papà: uno israeliano e uno arabo. Ambedue hanno perso le loro figlie» nell’annoso conflitto israelo-palestinese, ma nonostante ciò «sono amici. Non guardano all’inimicizia della guerra, ma guardano l’amicizia di due uomini che sono passati per la stessa crocifissione». Papa Francesco sta per concludere la catechesi all’udienza generale di stamane, Mercoledì santo, quando a braccio “improvvisa” un ringraziamento a Rami Elhanan e Bassam Aramin, israeliano il primo e palestinese il secondo, per la loro testimonianza. «Hanno sofferto» la perdita delle loro figlie nella «guerra della Terra Santa», spiega il Pontefice: era il 1997 quando Rami subì l’atroce lutto perdendo la figlia quattordicenne in un attentato terroristico e il 2007 quando la stessa sorte toccò a Bassam, la cui figlia, di 10 anni, venne uccisa dalla pallottola di un soldato mentre usciva da scuola.
I due si sono incontrati per la prima volta grazie all’associazione Parents Circle (Il Circolo dei genitori). Ne è nata un’amicizia «che oggi è fraterna» confidano entrambi, e che è anche stata raccontata nel libro Apeirogon, dello scrittore irlandese Colum McCann, presente all’udienza di Papa Francesco con gli artisti il 23 giugno scorso, e vincitore del Premio Terzani 2022.
Al termine dell’udienza generale di stamane, il Papa ha salutato personalmente i due papà, che aveva ricevuto anche in privato prima dell’inizio della stessa — accompagnati dal responsabile editoriale della Libreria editrice vaticana, Lorenzo Fazzini — nella galleria dell’auletta dell’Aula Paolo vi. Insieme hanno ricordato Smadar, la figlia di Rami, il cui nome significa “gioiello floreale”, ed Abir, la figlia di Bassam, che nella tradizione araba indica il profumo del fiore. E nel momento in cui Francesco li ha ringraziati per il forte esempio di fratellanza, c’è stato tra i tre un abbraccio che ha ricordato quello avvenuto al muro del Pianto quasi 10 anni fa, nel maggio 2014, tra il rabbino Abraham Skorka, lo sceicco Omar Abboud e lo stesso Papa Bergoglio.
Bassam ha confidato da musulmano di voler provare a seguire l’esempio di Gesù «di amare il proprio nemico»; e Rami, con parole tanto semplici quanto forti, ha detto: «Se noi siamo in pace, tutto il mondo può essere in pace». Ne è convinto anche il Pontefice che ha inviato ai cattolici di quella regione una lettera proprio oggi «alla vigilia di questa Pasqua, che per voi — ha scritto — sa tanto di Passione e ancora poco di Risurrezione». Un forte messaggio di speranza e allo stesso tempo di demarcazione tra chi vuol veder fiorire la pace e chi no.
di Fabrizio Peloni