Arte e fede: i 50 anni della Collezione di arte moderna dei Musei Vaticani
La bellezza nell’orizzonte paradossale del cristianesimo

Non la sfera ma la croce

 Non la sfera ma la croce  QUO-146
26 giugno 2023

«L’artista ricorda a tutti che la dimensione nella quale ci muoviamo, anche quando non ne siamo consapevoli, è quella dello Spirito. La vostra arte è come una vela che si riempie dello Spirito e ci fa andare avanti». Così Papa Francesco si èrivolto agli artisti lo scorso 23 giugno nella Cappella Sistina. Un’occasione per celebrare i 50 anni dalla nascita della Collezione di arte moderna dei Musei Vaticani. Per prolungare la riflessione del Pontefice abbiamo scelto di dedicare questo primo piano al rapporto  tra arte e fede nel quadro della storia della Chiesa. Accanto alla riflessione introduttiva di Andrea Monda, un’intervista ad Andrea Dall’Asta, ideatore del corso “Insegnare la religione attraverso l’arte”. Nella pagina accanto, pubblichiamo uno stralcio del discorso di Paolo VI per l’inaugurazione della Collezione di arte moderna dei Musei Vaticani. Le immagini in queste pagine sono tratte dai lavori che compongono l’esibizione allestita nei Musei per celebrare la Collezione. 


Nel discorso del 23 giugno agli artisti convocati e riuniti nella Cappella Sistina, il Papa è tornato sul tema dell’armonia, a lui tanto caro. Ne ha parlato spesso in passato in ambito teologico ed ecclesiologico, riferendosi allo Spirito che esso stesso è “armonia”, perché è lo Spirito «quello che fa l’armonia». E sabato scorso ha aggiunto che «l’artista ha qualcosa di questo Spirito per fare l’armonia. Questa dimensione umana dello spirituale. La bellezza vera, infatti, è riflesso dell’armonia. Essa, se posso dire così, è la virtù operativa della bellezza. È il suo spirito di fondo, in cui agisce lo Spirito di Dio, il grande armonizzatore del mondo».

Armonia è spesso considerata sinonimo di simmetria, in qualche modo fa pensare alla “rotondità”. Non è questo il pensiero del Papa. Sin dall’inizio del suo pontificato, e anche prima, Bergoglio ha manifestato la sua predilezione del poliedro rispetto alla sfera. Parlando agli artisti ha ricordato che «L’armonia è quando ci sono delle parti, diverse tra loro, che però compongono un’unità, diversa da ognuna delle parti e diversa dalla somma delle parti. È una cosa difficile, che solo lo Spirito può rendere possibile: che le differenze non diventino conflitti, ma diversità che si integrano; e nello stesso tempo che l’unità non sia uniformità, ma ospiti ciò che è molteplice. L’armonia fa questi miracoli, come a Pentecoste. Sempre mi colpisce pensare allo Spirito Santo come quello che permette di fare i disordini più grandi — pensiamo alla mattina di Pentecoste — e poi fa l’armonia».

Prima il disordine quindi, perché è da lì che scaturisce l’ordine: dal caos il cosmos. È attribuita a Simone Weil l’affermazione per cui il caos che nasce dal disordine è migliore del caos che nasce dall’ordine; come a dire che ogni tentativo di creare un ordine che rigidamente cali dall’alto finisce per creare un disordine maggiore, più grave e pericoloso perché meno vitale ma violento, letale.

Questo è un aspetto a cui il Papa tiene particolarmente e lo ha ripetuto nel discorso agli artisti in cui è ritornato a sottolineare la differenza tra armonia ed equilibrio: «l’armonia», ha precisato Francesco, «non è l’equilibrio, no, per fare l’armonia ci vuole prima lo squilibrio; l’armonia è un’altra cosa rispetto all’equilibrio. Quanto è attuale questo messaggio: siamo in un tempo di colonizzazioni ideologiche mediatiche e di conflitti laceranti; una globalizzazione omologante convive con tanti localismi chiusi. Questo è il pericolo del nostro tempo. Anche la Chiesa può risentirne. Il conflitto può agire sotto una finta pretesa di unità; così le divisioni, le fazioni, i narcisismi. Abbiamo bisogno che il principio dell’armonia abiti di più il nostro mondo e cacci via l’uniformità. Voi artisti potete aiutarci a lasciare spazio allo Spirito. Quando vediamo l’opera dello Spirito, che è creare l’armonia delle differenze, non annientarle, non uniformarle, ma armonizzarle, allora capiamo cosa sia la bellezza. La bellezza è quell’opera dello Spirito che crea armonia».

Gli artisti quindi sono alleati dello Spirito, perché riescono a creare lo spazio affinché lo Spirito possa operare. E per fare questo gli artisti diventano simili ai profeti: «come i profeti biblici, ci mettete di fronte a cose che a volte danno fastidio, criticando i falsi miti di oggi, i nuovi idoli, i discorsi banali, i tranelli del consumo, le astuzie del potere. È interessante questo nella psicologia, nella personalità degli artisti: la capacità di andare oltre, di andare oltre, in tensione tra la realtà e il sogno». Questo andare oltre avviene con uno stile, con un “discorso”, quello artistico, che non è quello comune, non è il discorso della chiacchiera consueta, né quello del potere, effettivo ed efficace, apodittico e consecutivo, ma al contrario è un discorso affettivo, aperto e libero, spesso paradossale perché contiene tutta la ricchezza e la complessità della realtà. Gli artisti ha detto il Papa proprio all’inizio del suo discorso, come i bambini «colgono la realtà» e la colgono perché dalla realtà sono colti, colpiti. E rispondono con stupore. E «lo fate con ironia». È uno dei passaggi più forti del ragionamento di Bergoglio: «E spesso lo fate con l’ironia, che è una virtù meravigliosa. Due virtù che noi non coltiviamo tanto: il senso dell’umorismo e l’ironia, dobbiamo coltivarle di più. La Bibbia è ricca di momenti di ironia, in cui si prendono in giro la presunzione di autosufficienza, la prevaricazione, l’ingiustizia, la disumanità quando si rivestono di potere e a volte pure di sacralità. Fate bene a essere anche sentinelle del vero senso religioso, a volte banalizzato o commercializzato».

Spostando il discorso dal livello piano e piatto di un realismo senza anima, gli artisti ci ricordano che la vita è sempre paradossale, misteriosa. E questo permette di ribadire il nuovo concetto di armonia, che non nega ma ricomprende lo squilibrio, che la fede cristiana ha portato nel mondo. L’ideale della bellezza cristiana infatti non coincide con quello della classicità greca. Il bello secondo i Greci è l’armonia della perfezione, della simmetria delle forme, dell’equilibrio appunto. Pensiamo all’uomo di Vitruvio, immortalato nel disegno di Leonardo che simboleggia quell’idea di armonia.

C’è un uomo con le braccia aperte, inscritto dentro forme geometriche, quadrati e cerchi, dove tutto si regge armoniosamente. L’uomo è qui veramente “misura di tutte le cose”, e tutte le cose sono misurabili, calcolabili.

Il cristianesimo si muove in un’altra direzione: anche qui c’è un uomo, il Figlio dell’Uomo, anche lui con le braccia aperte ma perché inchiodate sulla croce. Niente cerchi o quadrati così equilibrati nelle proporzioni, ma un uomo contorto, avvinto su un legno a forma di croce, una forma che non si chiude ma è aperta, spalancata, smisurata, ad abbracciare il mondo. Quest’uomo è quello di cui, sette secoli prima, così aveva profetizzato Isaia: «Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima» (Is 53, 2-3). Questo stesso uomo, repellente alla vista, paradossalmente è al tempo stesso quello di cui canta il salmo 44: «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre». Nella tensione tra queste due bellezze c’è il cuore della fede cristiana che ha sempre promosso la via pulchritudinis come strada che conduce a Dio, il sommo artista.

di Andrea Monda


Il percorso allestito nei diversi settori dei Musei Vaticani

Per celebrare la contaminazione e il confronto


La più giovane delle collezioni vaticane, oggi denominata Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea, compie cinquant’anni. È stata infatti inaugurata il 23 giugno 1973 personalmente da San Paolo VI. In occasione di questo importante anniversario, la Collezione celebra i suoi artisti e la sua storia attraverso alcune iniziative all’interno dei Musei Vaticani. 

«Per un’istituzione museale la celebrazione di anniversari e ricorrenze rappresenta l’occasione per ripercorrere le tappe fondamentali della propria attività ed esistenza» afferma il direttore dei Musei Vaticani, Barbara Jatta. «Un momento emozionante, dunque, che unisce l’intera comunità di un museo, reso ancor più significativo ed emblematico all’interno di una struttura plurisecolare come sono i Musei del Papa».  

La mostra allestita per l’occasione comprende una selezione di dieci opere, acquisite nell’arco degli ultimi vent’anni. È presente nei diversi settori dei Musei Vaticani, in un’ottica di confronto dialettico e dialogante, vitale e innovativo, che è all’origine del progetto di Paolo VI, cui oggi possiamo affiancare il concetto di contaminazione e fusione dei linguaggi. 

Nel dettaglio, il Museo Gregoriano Egizio ospita una grande pittura a encausto del maestro bulgaro Ivan Vukadinov; il Museo Gregoriano Etrusco una composizione in pelli di salmone dell’artista macedone Elpida Hadzi-Vasileva, opera donata ai Musei del Papa in seguito alla Biennale di Venezia del 2015; nel Padiglione delle Carrozze, il grande manto metallico del maestro ghanese El Anatsui, uno dei massimi esponenti dell’arte africana contemporanea, accompagna la storica presenza delle carrozze e delle berline papali; nel Museo Etnologico Anima Mundi il grande Crocifisso in legno e ceramica di Mimmo Paladino si pone in dialogo totemico con le testimonianze provenienti dall’Oceania e dal Sud-America; all’ingresso del Museo Profano, una grande e fragile ala d’angelo in travertino di Giuliano Giuliani accompagna lo sguardo in prospettiva verso le Gallerie della Biblioteca; nel Museo Gregoriano Profano, la serie fotografica di Paolo Gioli dedicata ai ritratti di età romana risponde, specchiandosi in essi, alla sequenza dei volti antichi; il Museo Pio Cristiano ospita una colorata installazione multimediale della colombiana Monika Bravo, parte del lavoro esposto alla Biennale di Venezia del 2015 e dedicato al logos primigenio; lungo il percorso che conduce alle Stanze di Raffaello, il fotografo e regista francese Alain Fleischer propone la sua personale visione degli spazi architettonici museali attraverso grandi fotografie realizzate nella quiete serale, come in un set cinematografico; lungo le Gallerie della Biblioteca, due grandi planisferi celesti in carta ritagliata e spilli dell’artista romano Pietro Ruffo dialogano con gli antichi globi celesti del ‘600, da cui traggono ispirazione e iconografie; all’interno della Pinacoteca, un dipinto dal grande impatto cromatico di Guido Strazza — artista che in anni recenti ha voluto omaggiare la Collezione con la generosa e importante donazione di un folto nucleo di opere — si pone in dialogo visuale e immaginifico con le tele del secondo Cinquecento.

Inoltre, all’interno degli spazi espositivi della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea, nelle Salette della Torre Borgia, è allestita una mostra storico fotografica. Attraverso una ricca selezione di immagini si ripercorre la storia della Collezione, dalla sua origine (a partire dal celebre discorso in Sistina di Paolo VI nel 1964 e dal non meno emblematico discorso del 23 giugno 1973, in occasione della inaugurazione) alle trasformazioni degli allestimenti, dagli eventi espositivi agli appuntamenti internazionali, attraverso i momenti più rappresentativi e i volti più emblematici.

Dalla mostra «emerge un quadro di grande respiro, in cui le molte trasformazioni avvenute in questo mezzo secolo rendono conto della consapevole partecipazione dell’arte contemporanea alla vita dei Musei Vaticani, ma soprattutto della sua indispensabile esistenza all’interno del nostro dispositivo museale, come chiave per “stare dentro” al nostro tempo, come lente per leggerlo, come logos per interpretarlo, nel solco ancora vivo del pensiero di Paolo VI» afferma Jatta.  «Un caloroso ringraziamento va a tutti gli Artisti presenti in collezione e ai loro familiari, e più in generale ai tanti amici, storici dell’arte, studiosi e collezionisti, critici e giornalisti, che nel corso degli anni hanno dimostrato in più occasioni la loro affezione nei confronti di questo progetto in continuo accrescimento».


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