Domenica della Parola

Verbum Domini

 Verbum Domini  QUO-017
22 gennaio 2022

Dal 2019 come Chiesa Cattolica, sparsa per tutta la terra, viviamo la ricorrenza della Domenica della Parola. Se Papa Francesco ha sentito l’esigenza di istituire una ricorrenza così importante per sottolineare l’importanza della Parola di Dio nell’esperienza di fede, ciò sta a significare certamente almeno due cose. La prima è che senza una relazione sana con la Parola l’esperienza cristiana rischia di essere un’esperienza senza spina dorsale destinata a crollare al primo impatto traumatico della stessa vita; è la fede sentimentalismo, la fede che si nutre di immagini di Dio sbagliate, la fede che molto spesso incentiva forme di vita e scelte che entrano apertamente in contrasto con lo stesso Vangelo.

Il secondo motivo è che ancora troppo poco, e molto spesso in maniera molto episodica, noi cattolici viviamo la centralità della Parola.

Lungi dal pensare che centralità significhi solitudine della Parola, infatti lo scopo della Parola è propedeutico a un incontro reale che noi riconosciamo come tale nei sacramenti, nell’Eucarestia soprattutto. Ma senza la centralità della Parola ciò che noi chiamiamo incontro reale può trasformarsi semplicemente in un feticcio psicologico religioso, e la nostra esperienza ecclesiale può ridursi a una mera gestione di cose religiose che non ha però nulla a che fare con la fede vera e viva che Cristo ci è venuto a portare.

La centralità della Parola ha lo stesso scopo di accendere una luce nel buio. Quella luce non vuole attirare la nostra attenzione seducendoci, o facendoci rimanere ammaliati e intrappolati solo nel suo splendore, ma ha lo scopo di illuminare tutta la stanza, cioè di dare luce alla verità nascosta in tutte le esperienze e situazioni che incontriamo nell’esistenza. In questo senso un culto della Parola fine a se stesso equivale alla stessa esperienza del buio. Infatti nel buio non si vede nulla, ma se fissi lo sguardo solo sulla luce non vedi ugualmente nulla. Quella luce però non solo ti conduce a Cristo ma ti dà anche la capacità di discernere, di scegliere, di vivere secondo una Verità così reale che è ugualmente riconoscibile nell’Eucarestia e nel volto del fratello e della sorella.

La Parola quindi rende possibile e riconoscibile la Carità: la riconosce nell’Eucarestia e la rende possibile con i fratelli e le sorelle, alla maniera di Cristo, «che è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19, 10).

Anche l’esperienza sinodale ha bisogno di questa memoria, infatti ciò che tutti stiamo cercando affannosamente in questi mesi per dare concretezza all’esperienza del Sinodo, lo troveremo solo se apriremo autenticamente come Chiesa il cuore alla Parola. Accadrà così per noi la stessa esperienza raccontata da Luca: «Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse (…)» (Lc 24, 45). Gesù ci parlerà ancora e continuerà a indicarci la strada e il modo.

di Luigi Maria Epicoco


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