VIA CRUCIS
Sguardi che si in-Crociano negli ambienti di un ospedale

L’attesa di Patrizio

Marko Ivan Rupnik, Via Crucis  Mengore - Slovenia
02 aprile 2021

XIV stazione Gesù è deposto nel sepolcro


Vi andò anche Nicodemo — quello che in precedenza era andato da lui di notte — e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di aloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. (Gv 19, 39-40)

So di essere in attesa di un Incontro. Mi sento seme nella terra, nel desiderio di spuntare, di essere baciato dalla Luce.

Ho percepito, nelle ore d’ospedale, tanto movimento intorno a me, tanta gente che non credevo mi amasse così tanto.

Ho sofferto per loro e per me, perché non abbiamo neanche avuto modo di dirci “addio”, ma sento che presto potrò ricolmare d’Amore la mia mamma, papà, le sorelle, i miei cari, i miei amici. No, non sono morto, sto nascendo.

Che strano, mentre chiudevo gli occhi a questo mondo, ho saputo che un bambino nasceva, nello stesso ospedale. L’hanno chiamato Alessandro. Gli vorrei donare un po’ della mia esistenza, le mie passioni, i miei giorni mancati.

Vedo il dolore di mamma, vorrei consolarla. Vorrei ringraziarla perché mi ha dato la vita e chiederle perdono se l’ho fatta soffrire.

La tomba non è che un istante. Il buio non è che un momento. Già vedo e già sento riflessi di luce e calore di pace.

E mentre il mio cuore fermato riprende a bruciare di nuovo, sento presente una donna, un’anziana signora che ora si è fatta come bambina. Si chiama Luisa.

Che bello! Non sono da solo, non siamo dispersi, annullati, finiti. Siamo chiamati alla Gioia splendente di chi sa, per un dono dall’Alto, di poter finalmente vedere. L’Invisibile.

Donaci, o Padre, di unirci nella fede alla morte e sepoltura del tuo Figlio per risorgere con Lui alla vita nuova. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Paolo Ricciardi
vescovo ausiliare di Roma


I versi di Daniele Mencarelli