VIA CRUCIS
Sguardi che si in-Crociano negli ambienti di un ospedale

Le croci di nonna Luisa

Marko Ivan Rupnik, «Via Crucis» Mengore - Slovenia
17 febbraio 2021

I stazione Gesù è condannato a morte


Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato... dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. (Marco 15, 12-13-13.15)

Gesù è condannato a morte… Lo sono anch’io, da quando mi hanno confermato un brutto tumore. Umanamente non si potrebbe sopportare… in fondo sono ancora giovane, per così dire… ho solo 78 anni. Poi ho paura che non mi dicano tutto, che i figli nascondano qualcosa sulle mie condizioni reali.

Sono in ospedale dall’altro ieri. In un momento la mia vita è trasformata da questo ambiente, da questi ritmi, dalle visite di medici e di infermieri, in mano ad estranei che mi guardano, mi visitano, mi toccano. Mi sento così umiliata. La mia compagna di stanza, un po’ più giovane di me, non parla quasi mai.

Ho messo sul comodino la foto di Giorgio, mio marito, che è già lassù… forse ha nostalgia di me e vuole portarmi via. Anche a me manca tanto, ma ho i nostri tre figli, i cinque nipoti, la mia famiglia quaggiù.

Poi però mi sento guardata dal Crocifisso sulla parete davanti e sento di volermi affidare. E ringrazio il Signore per la giovane operatrice Annarita, che avrà l’età di mia nipote Chiara. Il suo sorriso mi dà forza, le sue parole gentili mi danno sostegno.

Sono qui, Signore. Se ti servo ancora, ti posso dare la mia preghiera. Per la mia famiglia, per la Chiesa, per il mondo. Altrimenti, ti offro me stessa.

Ascolta, o Dio, le nostre preghiere, e donaci di imitare la passione del tuo Figlio per portare con serena fortezza la nostra Croce quotidiana. Per Cristo nostro Signore.

Paolo Ricciardi
vescovo ausiliare di Roma


I versi di Daniele Mencarelli