In un libro il legame tra Robert Francis Prevost e il vescovo di Ippona

Nello spirito di sant’Agostino

 Nello spirito di sant’Agostino   QUO-195
26 agosto 2025

Un ritratto di Leone XIV che parte innanzitutto dall’eredità di pensiero e di dottrina del suo padre spirituale, sant’Agostino: è il libro «Papa Leone XIV – Figlio di Sant’Agostino» (Il pozzo di Giacobbe, 2025, pp. 124, euro 14,00) scritto da Giuliano Vigini, saggista e docente dell’Università Cattolica di Miliano. Suddiviso in quattro parti, il volume riflette sul legame tra il primo Pontefice agostiniano della storia e il vescovo di Ippona, nonché sul cammino di Rober Francis Prevost nel solco dei suoi predecessori più recenti, Benedetto XVI e Francesco. Lo stralcio che proponiamo in queste pagine è tratto dalla prima parte del libro, intitolata «Nello spirito di sant’Agostino».

[...] Nelle tempeste del nostro tempo, i primi pensieri e le prime mosse di Leone XIV andranno alla pace. Ucraina, Gaza e le numerose altre guerre di oggi sono una spina nel fianco troppo dolorosa per l’umanità e per la Chiesa, per ignorare che sin da subito è necessario fare ogni sforzo possibile per dare un contributo alla risoluzione dei conflitti: il Papa anche in questo fa tesoro non solo del messaggio di pace di Cristo, ma anche dell’insegnamento di Agostino, instancabile difensore e promotore di pace. Agostino ha scritto infatti di pace in numerose opere, in particolare nel libro XIX de La città di Dio, ricordando che la pace è il «sommo bene» al quale gli individui, la comunità e lo Stato ardentemente aspirano, perché niente è più bello e gradito della pace.

Ma questa pace a cui allude Agostino non nasce spontanea sulla terra degli uomini: bisogna volerla, perché essa è il frutto di un’«ordinata concordia». La pace — come del resto tanti altri concetti che hanno una strettissima relazione con altri che ne sono il presupposto o che ne determinano le conseguenze —, è un concetto ad intarsio, che assimila e interagisce con i concetti di «concordia» e «ordine», ma anche di «unità», «giustizia» e «carità».

[...] Questo è il primo presupposto della pace sociale e della pace universale: un mondo plasmato di fraternità, carità e giustizia, riconciliazione e unità, in cui ci si proietta oltre l’orizzonte della vita temporale, cioè là dove «la massima concordia nel godere di Dio e nel godere vicendevole in Dio» diventa la premessa di quella che viene chiamata «la tranquillità dell’ordine» di tutte le cose su questa terra , che poi è sempre «l’ordine dell’amore» (ordo amoris), con tutte le implicazioni e gli effetti che questo concetto centrale e dinamico del pensiero di Agostino comporta sul piano religioso e umano, sociale e politico.

Se nella città terrena mancano l’ordine e l’amore, i conflitti, le violenze, le guerre prendono il sopravvento, e questo allontana dalla pace, che è invece sempre il fine a cui tendere, anche quando si è costretti a difendersi per assoluta necessità (ad esempio, a quel tempo, dalle invasioni barbariche). Ne consegue che, per quanto su questa terra non possa mai esserci una pace perfetta, la lotta da sostenere è sempre quella di eliminare ogni forma che mini l’unità, altra parola fondamentale della dottrina teologica e della testimonianza pastorale di Agostino: unità nella molteplicità (in pluribus unitas), unità tra gli individui, tra i popoli e nella Chiesa, dove però non è innanzitutto l’impegno dei singoli a fondarla e renderla stabile, bensì il dono del suo artefice, Cristo, il centro attorno al quale si radunano i molti che diventano una cosa sola nel segno della carità. Se questo fondamentale pilastro viene a mancare — come Agostino mette in luce più volte —, anche la pace è compromessa.

[...] Naturalmente, per Leone XIV questo tema della pace, nello scenario politico internazionale attuale, è talmente complesso, per tutti i fattori che si intrecciano e condizionano l’un l’altro, che non sarà facile riuscire a congiungere tutti i pezzi del puzzle. Quel che è certo è che non verrà meno — come attestano i suoi primi interventi e incontri — l’impegno suo e della Chiesa tutta perché non sia la guerra, ma la pace a “scoppiare” nel mondo.