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A tu per tu con Federica Brignone

Quando cadi sul più bello

 Quando cadi sul più bello  QUO-188
18 agosto 2025

«Cadere sul più bello, proprio quando tutto sembra andare per il verso il giusto, fa parte del gioco della vita prima ancora che dello sport: ma adesso non so se potrò partecipare alle Olimpiadi di Milano-Cortina che, proprio perché “in casa”, rappresentano il punto più alto della mia carriera». Speranza e consapevolezza sembrano prevalere su pessimismo e scoraggiamento nelle parole di Federica Brignone, carabiniere, 35 anni appena compiuti.

Ha vinto 7 coppe del mondo (2 assolute) con 37 vittorie (85 i podi); 2 ori mondiali (e 3 argenti); 1 argento e 2 bronzi olimpici.

Nel 2025 ha vinto quasi tutto. E, appunto, proprio «sul più bello, nel momento più felice», tra i festeggiamenti a fine stagione, il 3 aprile — durante la seconda manche dello slalom gigante dei campionati italiani a Moena — è caduta male. Riportando «la frattura scomposta pluriframmentaria del piatto tibiale e della testa del perone della gamba sinistra, oltre alla rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro».

Dopo la chirurgia serve molto tempo per un recupero pieno e le Olimpiadi di Milano-Cortina (iniziano il 6 febbraio) sono a forte rischio per lei, tra le favorite in discesa libera, slalom gigante, supergigante e combinata. Un’esperienza di “corsa al recupero” vissuta più volte anche dalla sua storica rivale Sofia Goggia (non sono affatto “nemiche”, anzi!) che è andata a trovarla per incoraggiarla personalmente.

I Giochi, fa presente Federica, non sono gare come le altre: «Sto dando tutto per esserci, spero che basti». Intanto sfoglia l’album dei ricordi: «Il mio primo approccio con le Olimpiadi è stato da spettatrice: a Torino nel 2006, avevo 15 anni, ho visto il gigante e lo slalom maschili. Ho provato emozioni forti che mi hanno portato a sognare di voler anch’io, un giorno, disputare una gara olimpica».

E «quattro anni dopo, nel 2010, è arrivata la convocazione per i Giochi di Vancouver: non riuscivo a crederci. Io alle Olimpiadi!» racconta. «Chiaro, me le ero conquistate facendo buoni risultati, ma quella convocazione con il mio nome sopra era un sogno di bambina che si realizzava. È stato tutto molto emozionante: dal prendere il volo ad arrivare nel Villaggio olimpico fino all’assistere alla medaglia d’oro di Giuliano Razzoli. Poi, in realtà, di quelle gare ho ricordi non bellissimi: sono andate maluccio. La cosa più bella è stato il contesto olimpico, poterlo vivere in prima persona».

Federica ha fatto altre tre Olimpiadi: Sochi 2014, PyeongChang 2018 e Pechino 2022. E «qualcosa è cambiato. A Sochi ho vissuto la mia prima cerimonia d’apertura: un momento totalmente coinvolgente ed emotivamente forte. Un altro sogno realizzato. In più, per la prima volta ho coltivato anche il sogno di vincere una medaglia. E così è stato. Mi reputo fortunata, sia per aver potuto prendere parte alle Olimpiadi — impresa riservata nello sci a pochi atleti in Italia, visto il livello alto delle compagne di squadra— sia perché in più sono riuscita a provare l’emozione di salire su un podio olimpico».

Confida di conservare sempre «emozioni incredibili e indelebili: a Pechino, poi, sono salita sul podio olimpico due volte, realizzando appieno che il sogno olimpico non sono solo le medaglie, ma il fatto di condividere tutto». E conclude: «Il senso vero delle Olimpiadi è un percorso ad alta intensità che può vivere una ragazzina che sognava a occhi aperti di arrivare a partecipare ai Giochi e poi di salire sul podio. Per comprendere, alla fine, che la parte più bella dello sport sta nella condivisione e nella gioia per quello che fai». Guardando Milano-Cortina 2026. (giampaolo mattei)