Le piogge non si fermano: soccorritori bloccati. La Chiesa pakistana in prima linea per aiutare

Pakistan e India devastate dalle alluvioni: centinaia
di morti e migliaia di sfollati

 Pakistan e India devastate dalle alluvioni:  centinaia di morti e migliaia di sfollati  QUO-188
18 agosto 2025

di Federico Piana

In Pakistan c’è ancora l’ inferno. Quella di oggi, lunedì 18 agosto, è una data che la popolazione delle zone settentrionali della nazione dell’Asia meridionale non dimenticherà tanto facilmente. Perché, oltre a piangere le vittime delle alluvioni che nei giorni scorsi hanno provocato almeno 350 morti, centinaia di feriti e migliaia di sfollati, deve assistere impotente a tutti i soccorritori costretti a rinunciare ad estrarre decine di corpi ancora sepolti dal fango a causa delle incessanti piogge che stanno totalmente bloccando la macchina degli aiuti.

Impossibile, dunque, provare ad arrivare nei piccoli agglomerati urbani dove case, scuole e uffici pubblici sono crollati ostruendo le principali vie d’accesso: secondo le autorità governative, i residenti ancora dispersi sarebbero alcune centinaia.

«Le condizioni meteo attuali stanno ostacolando le operazioni di soccorso e aumentando il rischio di ulteriori inondazioni e frane. E non è finita: il Dipartimento meteorologico pakistano prevede precipitazioni fino alla fine di agosto» spiega a «L’Osservatore Romano» Amajad Gulzar, direttore esecutivo di Caritas Pakistan.

La stagione monsonica del 2025, iniziata nel giungo scorso, ha finora provocato 700 morti e 1000 feriti devastando soprattutto i distretti di Bunker, Buner, Swat, Shangla, Bajaur, Dir e Mansehra. «Queste regioni montuose — aggiunge Gulzar — sono state colpite da inondazioni improvvise e frane. Nella sola zona di Bunker sono state rase al suolo 2.300 case ma il conto dei danni e delle vittime sicuramente aumenterà quando i soccorritori potranno recarsi sul posto e vedere con i propri occhi cosa è realmente accaduto». Le difficoltà che l’esercito, le agenzie governative e le associazioni di volontariato stanno affrontando sono significative: strade e ponti spazzati via dalla furia delle acque e interrotti dalle frane; assenza di elettricità e di comunicazioni telefoniche; materiali di primo soccorso insufficienti.

Anche la Chiesa locale è stata duramente colpita. Il direttore esecutivo di Caritas Pakistan segnala che ci sono stati gravi danni a «strutture parrocchiali, centri comunitari, e scuole cattoliche. In alcune città, le abitazioni ed i raccolti agricoli dei parrocchiani sono stati parzialmente o completamente danneggiati. Per far fronte a questa dolorosa emergenza, il clero locale e i volontari laici sono impegnati nel coordinamento dei soccorsi, nell’assistenza e nel sostegno attraverso la preghiera».

In particolare, Caritas Pakistan ha messo in cantiere un progetto con il quale prevede di aiutare oltre 12.000 persone che si trovano nelle zone più devastate come Buner, Rawalpindi, Layyah, Jhang, Karachi, Lahore. «Distribuiremo molti pacchi alimentari, kit igienici, materiali da costruzione, set da cucina e acqua potabile. In più, organizzeremo 15 campi medici gratuiti per curare le malattie provocate dalle inondazioni anche tramite sessioni di sensibilizzazione sull’igiene per prevenire epidemie di colera, malaria, diarrea e dengue», assicura Gulzar. Che lancia un appello affinché la comunità internazionale possa contribuire a far fronte alle esigenze sempre più urgenti della popolazione: oltre a cibo e acqua servono anche alloggi temporanei, assistenza medica e supporto psicologico, soprattutto per donne e bambini. «Esortiamo i donatori, i partner e la società civile — afferma— ad unirsi in questa risposta umanitaria. Insieme possiamo salvare vite umane e ricostruire le comunità. Inoltre, i volontari e le squadre sul campo di Caritas stanno visitando le aree interessate dalle inondazioni e sono in contatto con i funzionari distrettuali».

Quello che ha portato un briciolo di speranza non solo nel cuore di Gulzar ma anche in una Chiesa locale sofferente sono state le parole di ieri del Papa che, nel dopo Angelus, si è detto vicino alle popolazioni del Pakistan, dell’India e del Nepal colpite dalle alluvioni: «Le comunità ecclesiali hanno espresso profonda gratitudine a Leone XIV e molte delle famiglie colpite si sono sentite amate e non dimenticate dalla Chiesa universale».

La situazione, purtroppo, rimane drammatica anche in India dove le alluvioni, secondo gli ultimi dati disponibili, avrebbero provocato negli ultimi due giorni un centinaio di vittime e moltissimi sfollati. Come in Pakistan, ci sarebbero cittadine e villaggi distrutti e molti altri isolati. Le piogge, che cadono ormai da mesi, avrebbero interessato sopratutto l'Himachal Pradesh, Stato settentrionale che si trova sull’ Himalaya e ospita numerose località sciistiche: fino ad oggi, solo qui gli smottamenti e le frane avrebbero ucciso più di 200 persone.