SUDAN Fame e violenze, un’unica ingiustizia

When Mariam noticed that her child (Fatna) was sick and had difficulty breathing, she sought help. ...
12 agosto 2025

La fame in Sudan ha il volto di bambini, donne e anziani che muoiono ogni giorno nei campi profughi del Darfur, spesso in silenzio. Quel silenzio che è stato in parte spezzato dalla tragica denuncia dei Servizi di emergenza del campo profughi di Abu Shouk, alla periferia di El Fasher, capoluogo del Darfur settentrionale: oltre 60 morti in una sola settimana per fame e malnutrizione.

«La crisi è ormai una tragedia umanitaria», denuncia il portavoce del campo Mohamed Adam, descrivendo corpi scheletrici e dimagrimenti estremi come parte della quotidianità. I decessi settimanali sono aumentati da quattro, nel mese scorso, a sessanta, colpendo soprattutto i più fragili. Una carestia aggravata dall’aumento dei prezzi di beni alimentari: un sacco di farina da 50 chili costa oggi 11 milioni di sterline sudanesi, l’equivalente di 3.700 dollari.

Gli sfollati non hanno accesso a cibo né medicine e le cucine comunitarie, che un tempo garantivano pasti minimi ai rifugiati, sono chiuse per mancanza di risorse. Tutto questo avviene sotto l’assedio delle Forze di supporto rapido (Rfs), che hanno circondato El Fasher, bloccando ogni via di accesso agli aiuti umanitari. L’Onu conferma la gravità della situazione in tutto il Sudan lacerato dal conflitto tra Rsf ed esercito regolare: 25 milioni di sudanesi soffrono di insicurezza alimentare grave, 9 milioni sono in fame “catastrofica”.

Alla fame si somma la violenza: pochi giorni fa le Rsf hanno attaccato direttamente il campo di Abu Shouk, uccidendo almeno 40 persone e ferendone 19, e seminando il panico tra i 450.000 sfollati che vivono in condizioni precarie.

I Comitati di resistenza di El Fasher, gruppo locale di attivisti, hanno confermato gli attacchi parlando di «orribili violazioni commesse contro persone innocenti e indifese». La guerra, esplosa dall’aprile 2023 ha causato finora oltre 40.000 morti, più di 13 milioni di sfollati e ha trasformato il paese africano nel peggior scenario umanitario in corso. I combattimenti tra l’esercito sudanese e le Rsf non si limitano più alle città: devastano villaggi, campi, ospedali e scuole, e impediscono ogni sforzo di soccorso.

Oggi nel Paese dell’Africa orientale fame e violenza si intrecciano in un’unica ingiustizia, mentre la comunità internazionale è chiamata a rispondere concretamente e urgentemente con gli aiuti. (sara costantini)