«Sempre allegro!»

 «Sempre allegro!»  QUO-186
12 agosto 2025

Da “allegria” a “volontà”, trentuno termini in rigoroso ordine alfabetico collegati a ottanta pensieri di Pier Giorgio Frassati (1901-1925), per esplorare le virtù e le sfide dell’esistenza cristiana e riflettere sull’importanza della testimonianza senza protagonismi, dell’umiltà nel servizio e della necessità di riscoprire la forza della vita di fede. In vista della canonizzazione del beato torinese in programma il prossimo 7 settembre, il reggente della Prefettura della Casa Pontificia offre ai lettori il volumetto Sempre allegro! (San Paolo 2025, pp. 62, euro 5, 90). Sacerdote rogazionista, scrittore prolifico, l’autore intende proporre le coordinate «per un cristianesimo felice» come recita il sottotitolo, lasciandosi ispirare dal giovane laico morto a soli 24 anni ed elevato agli onori degli altari nel 1990 come esempio di fede gioiosa e concreta. Pubblichiamo di seguito l’introduzione del libro, il quale si chiude con una preghiera scritta dal cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa.

di Leonardo Sapienza

«Molte vie portano a Dio; una di queste va sui monti»: così si legge su un cartello su un sentiero di montagna.

E certamente così pensava Pier Giorgio Frassati, che durante quest’anno giubilare viene proclamato santo.

Scriveva, infatti, a un amico di scalate: «Ogni giorno che passa mi innamoro perdutamente della montagna; il suo fascino mi attira».

Era un giovane allegro, vivace, forte, esuberante di vita; forte nel corpo, più forte nella fede. Tanto che un suo amico lo ricorda con una sola parola: «Viveva!».

Appassionato di tutti gli sport, dal calcio d nuoto, al canottaggio, alla vela, all’equitazione, alla bicicletta, dava il meglio di sé in montagna: l’alpinismo era per lui la scuola di volontà, di coraggio; uno sforzo per tendere verso ciò che è forte, grande, bello.

Per lui, salire in montagna significava imparare a vivere; imparare a vincere gli ostacoli della natura e le difficoltà della vita.

Nelle sue lettere agli amici spiegava che l’alpinismo è avventura, fatica, superamento dei propri limiti; possibilità di creare legami di amicizia e fraternità. Scriveva: «Ho bisogno di montagna! Sì, di salire in alto». E su una fotografia che lo ritrae impegnato in una scalata, ha scritto: «Verso l’alto!».

Da qui appare il suo temperamento impetuoso, impulsivo, deciso sulle proprie convinzioni, caparbio e testardo, «duro come un montanaro, ma altrettanto tenace», mai superficiale.

La Chiesa lo propone oggi come modello ai giovani; ma non bisogna pensare che Pier Giorgio ebbe la virtù e la santità come un dono; la sua fu, piuttosto, la conquista di ogni ora e di ogni giorno. Non faceva consistere la vita cristiana in gesti eccezionali, ma in opere più nascoste, e quindi più meritorie. Possedeva il fascino, anzi il contagio dell’esempio che trascina.

Soltanto dopo la sua morte si conobbe il grande bene che faceva nel silenzio e nella totale discrezione. Fino alla fine, nessuno degli stessi familiari riuscì a capire la sua meravigliosa vita interiore.

Per Frassati si può senz’altro parlare di un miracolo della santità lieta e spensierata.

Ha preso il cristianesimo sul serio, lo ha vissuto in maniera integrale e con coerenza, senza mai cedere a compromessi.

«Tanto più era grande l’efficacia del suo esempio, in quanto egli non si proponeva di darlo».

Ha vissuto in pienezza una breve vita (1901-1925), poiché una poliomielite infettiva fulminante lo portò via in una settimana, a soli ventiquattro anni.

Aveva scritto: «Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere».

Ricorda, così, ai giovani d’oggi, che la vita è uno sforzo; la vita è una gara; è un rischio; è una continua scalata. La vita è una speranza verso un traguardo. Quello che importa è cercare la vita per trovare la vita, per viverla in pienezza.

Ricorda, ancora, Pier Giorgio, che il cristianesimo non può contentarsi di giovani mediocri; non può essere vissuto in maniera qualunque: o lo si vive in pienezza, o lo si tradisce!

Lui lo ha vissuto con una fede viva, fervida, operosa; nella preghiera, respiro dell’anima, e nell’Eucaristia trovava la linfa vitale. Così, alla fine della sua vita, poteva dire: «Sono rimasto cristiano!».

Pier Giorgio Frassati ricorda, infine, che se vogliamo essere cristiani, oggi specialmente, dobbiamo essere forti. Bisogna vivere il cristianesimo con fortezza, con coscienza militante.

Il cristianesimo non è fatto per gente che dorme, ma per giovani forti, che nella fede cercano e trovano la loro luce e la loro energia. Non è facile, ma è felice!

Così agiscono i giovani veri, i giovani sinceri, i giovani coraggiosi; quelli che credono a ciò che pensano, quelli che lasciano un’orma profonda, per sempre.

Il mondo di oggi ne ha bisogno!