
di Giovanni
Claudio Bottini*
Arduo ricordare con brevi parole una persona con la quale si è condiviso un cinquantennio di vita. Questo il primo sentimento che affiora nell’animo pensando a padre Stanislao Loffreda che il Signore ha chiamato per sempre a sé nel mattino di sabato 9 agosto. Lo incontrai per la prima volta nel mese di febbraio 1975 a Gerusalemme nello Studium Biblicum Franciscanum (Sbf), dove lui viveva già da anni e insegnava archeologia biblica e io giungevo per completarvi gli studi biblici. Da allora anni intessuti di condivisione di vita francescana e accademica, di rispetto e di stima e persino di amicizia e confidenza. L’ultimo incontro fu in ospedale ad Ascoli Piceno il 21 giugno scorso quando con monsignor Benedetto Rossi, di Siena, uno dei suoi amici più cari, gli facemmo visita rendendolo felice come un bambino.
Stanislao Loffreda era originario di Monteprandone, nelle Marche, paese natale del celebre predicatore francescano del Quattrocento san Giacomo della Marca. Dopo la formazione francescana fino all’ordinazione presbiterale ricevuta nella Provincia dei Frati minori delle Marche e gli studi di teologia presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma, dove ottenne la licenza in teologia (1958), giunse allo Studium Biblicum Franciscanum per prepararsi all’esame di licenza in Sacra Scrittura davanti alla Pontificia commissione biblica nel 1961. L’anno successivo completò la formazione biblica ottenendo il dottorato in teologia con specializzazione biblica con la dissertazione sul tema G‘on Ya‘akov. I padri John Silvester Saller e Bellarmino Bagatti, colonne dello Studium in quegli anni, vollero che continuasse gli studi presso l’Oriental Institute dell’Università di Chicago (1964-1967) per specializzarsi in archeologia. Conseguì il Master of Arts (1968) e partecipò agli scavi dell’Oriental Institute a Choga Mish, in Iran.
Nel febbraio 1968 tornò a Gerusalemme e iniziò a dare corsi di archeologia biblica, topografia di Gerusalemme, epigrafia e archeologia pratica nello Studium. Nello stesso anno intraprese la sua attività archeologica. Agli scavi e all’insegnamento unì subito le pubblicazioni e in breve tempo fu promosso professore straordinario e ordinario. Dal 1978 al 1990 ricoprì l’incarico di direttore della Studium Biblicun Franciscanum che, grazie anche al suo impulso, rinnovò i programmi di studio. Le sue pubblicazioni si incentrano sull’archeologia della Terra Santa con una prevalenza sempre maggiore per la ceramica. Importanti risultano i rapporti di scavi da lui diretti a Tabgha e a Kafr Kanna, e quelli sugli scavi condotti a Cafarnao, Magdala, Macheronte e altre località minori in stretta collaborazione con padre Corbo, confratello divenuto “l’amico Virgilio”. Con il volume Cafarnao II, La ceramica (Jerusalem, 1974) attirò l’attenzione degli archeologi specialisti della disciplina, al punto che l’archeologo israeliano A. Negev, recensendo l’opera, la qualificò come «pietra fondamentale per lo studio della ceramica del periodo romano-bizantino» (Iej, 25 [1975], 188) e F. Strange scrisse che Loffreda si rivelava «uno dei più importanti specialisti di ceramica del periodo romano-bizantino» (Basor, 226 [1977], 71-73).
Padre Loffreda ha allargato i suoi interessi allo studio di oggetti quali le lucerne bizantine e i modesti vasi domestici in uso al tempo di Gesù. Del libro Lucerne bizantine in Terra Santa con iscrizioni in greco (Jerusalem, 1989) M. Gichon ha scritto: «Questo libro ha un grande valore e sarà indispensabile per qualsiasi futura ricerca» (Iej, 47 [1997], 295).
Il 13 gennaio 2003 Loffreda fu dichiarato professore emerito; in suo onore la facoltà di Scienze bibliche e di Archeologia a Gerusalemme curò una poderosa miscellanea di studi archeologici (One Land Many Cultures, Jerusalem, 2003) a cui collaborarono archeologi e studiosi di grande livello. Lasciato l’insegnamento, dedicò tutte le sue energie a riordinare il deposito archeologico dello Sbf e alla classificazione del materiale di archivio suo e del collaboratore padre Virgilio Corbo (morto nel 1991). Come ispirato dal pellegrinaggio che Papa Giovanni Paolo II fece a Cafarnao nel 2000, padre Stanislao riprese e diresse alcune campagne di scavi archeologici a Cafarnao (2001-2003). Queste ultime gli permisero di produrre una sintesi importante di tutte le ricerche archeologiche condotte sulla straordinaria località evangelica in quattro grossi volumi. La sua bibliografia scientifica supera i cento titoli.
Dall’autunno 2017 non poté rientrare in Terra Santa per motivi di salute ma è restato sempre in contatto con i confratelli dello Studium Biblicum che periodicamente gli facevano visita; fino alla fine si è considerato parte della Custodia francescana di Terra Santa. Tra i doni personali padre Stanislao aveva quello di un sano umorismo. Negli ultimi anni ha pubblicato — sotto il nome dialettale Stanellà de Nzina che gli davano a Monteprandone e che stava per “Stanislao [figlio di] Vincenzina” — anche poesie e memorie con uno stile gustosissimo, in italiano e specialmente nel dialetto ascolano. In esse ha narrato ricordi autobiografici dell’infanzia, reminiscenze di persone e avvenimenti, esperienze umane e spirituali vissute in tempi diversi, a cominciare da quelli della grave malattia che affrontò e superò nella seconda metà degli anni Novanta (Fresche e bennelle. Poesie in dialetto ascolano di Monteprandone; All’ombra del mio pagliaio; Spigolando). Tali pubblicazioni sono in gran parte accompagnate da vignette umoristiche del confratello polacco (I. Waskowiak) e da sue foto originali ed espressive.
Pensandolo oramai nella Gerusalemme del cielo, piace riferire a lui ciò che egli scrisse del confratello e collega di scavi archeologici padre Corbo: padre Stanislao Loffreda «non è scomparso. Egli è presente nei luoghi che ha scavato, è presente nei musei, è presente nelle biblioteche, ma soprattutto è presente […] in una schiera di confratelli e di ammiratori che trasmettono con entusiasmo il suo spirito, la sua grinta, la sua fede, e in modo particolare il suo amore per la Terra Santa, dove ha trascorso oltre cinquant’anni di vita».
*Docente e decano emerito
dello Studium Biblicum
Franciscanum di Gerusalemme