
di Andrea Monda
Già scrivere un libro di poesie oggi è un atto coraggioso. Scrivere un libro di poesie tutte dedicate alle canzoni di Sam Cooke un cantante morto più di 60 anni fa è un atto di lucida e meravigliosa follia. Che merita di essere considerato. Non fosse altro perché Sam Cooke, pur nella brevità della sua parabola, è stato uno dei maggiori personaggi della musica e della cultura statunitense. Dotato di una voce straordinaria fu uno dei fondatori del genere soul e nei pochi anni in cui la sua stella brillò (a 33 anni fu ucciso da una donna l’11 dicembre 1964 a Los Angeles) la sua influenza fu vastissima. A proposito della sua voce, suo estimatore fu Bob Dylan che citò una risposta che Cooke diede a chi gli fece un complimento proprio per la voce: «Beh è molto gentile da parte tua, ma le voci non dovrebbero essere misurate in base a quanto sono belle. Piuttosto hanno importanza solo se ti convincono che stanno dicendo la verità». E così è stato per Cooke che a sua volta stimava molto Dylan e, colpito dalla forza e dalla verità di Blowin’ in the wind, quasi in risposta, incise una canzone, una delle sue più celebri e migliori in assoluto: A change is gonna come.
Durante la veglia funebre, l’amico Muhammad Ali, campione dei pesi massimi, gli rese omaggio e disse: «Se Cooke fosse stato Frank Sinatra, uno dei Beatles, o Ricky Nelson l’FBI starebbe ancora investigando». A “investigare” sul genio di Sam Cooke ora è Alberto Fraccacreta docente di Teoria e critico della letteratura all’Università di Urbino che gli dedica una raccolta di 33 poesie intitolata Jesus give me water. Una vita esteriore e interiore liberamente ispirata a Sam Cooke (Latiano, Interno Libri, 2025, pagine 92, euro 15). Come spiegato nell’avvertenza si tratta di 33 liriche monostrofiche che constano ognuna di 33 versi. Ogni titolo corrisponde al titolo di una canzone di Sam Cooke. C’è del virtuosismo, è evidente, ma c’è dell’altro. C’è per esempio, l’autore lo precisa in apertura, l’attraversamento del piano storico verso quello trascendente per cui si passa «dalla vita di Cooke a una storia più universale, trasfigurata alla luce del Vangelo» e poi conclude: «La musica di Sam Cooke (...) è pura gioia: stagione irripetibile di una solarità senza ombre che riesce ad affermare — pur nei suoi risvolti profani, pur nei suoi tempi tenebrosi — l’impareggiabile attualità del messaggio evangelico». Nella prima di queste 33 liriche si cita appunto l’incipit di A change is gonna come, «Sono nato nei pressi del fiume. In una piccola tenda», che diventa: «Sei nato nella tenda del mondo / Là dove franano gli argini del fiume / e del cuore». Nella terza poesia si avverte, in filigrana, di nuovo la presenza di Dylan: «Amore più di zero» è l’incipit che richiama la canzone proprio del 1964 Love minus zero che terminava con l’immagine di un corvo con un’ala spezzata che rimane sul davanzale della finestra, mentre la conclusione della lirica è «Signore, vorrei essere un’aquila — pensi — / per volare via, ma sono / soltanto una cornacchia che resta».
È nel finale delle poesie che in genere Fraccacreta fa emergere la cifra religiosa e cristiana di cui sono intrise e le canzoni di Cooke e queste poesie «derivate», così come nel finale del libro troviamo la poesia-canzone più esplicitamente, che dà il titolo all’intera raccolta, una vera e propria preghiera, luminosa e dolcissima. Ma la spiritualità in filigrana emerge in tutti i testi: ad esempio in Touch the Hem of His Garment, titolo della canzone riferita all’episodio evangelico della donna emorroissa che tocca il lembo del mantello di Gesù, che termina con le parole «in quei solchi profondi / di campi di cotone dal labbro serrato / in cui tu senti – lo senti – il Suo tocco», oppure nel finale della dolcissima (la canzone) You send me: «Nei juke-box dagli occhi castani / passano simili a ruote di fuoco / i versi leggeri tolti dal peso araldico del Vangelo. / Signore, perdona / i nostri peccati cadenzati». Un “peccato” veniale, un guilty pleasure questo piccolo libro di «poesie musicali», ma, canta l’autore in una di queste liriche, «la musica è conoscenza spirituale».