Il cardinale Cupich a Nagaski nell’anniversario del bombardamento atomico

La corsa al riarmo nucleare non si vince
Si può solo perdere

epa04867698 (FILE) A file picture dated 06 August 2013 of a girl offering a prayer after floating a ...
07 agosto 2025

Una riflessione da alto prelato, ma anche da cittadino statunitense che medita sull’uso dell’arma atomica da parte del suo Paese. Il cardinale Blaise Joseph Cupich, arcivescovo di Chicago l’ha offerta durante un Simposio interreligioso promosso  oggi, 7 agosto, a Nagasaki in occasione dell’anniversario del bombardamento nucleare della città giapponese, il 9 agosto del 1945. Il porporato definisce «profondamente errata» la decisione di utilizzare le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, poiché al di fuori dei principi fondamentali del diritto internazionale e della dottrina morale cattolica, in particolare per ciò che riguarda la distinzione tra combattenti e civili.

«Purtroppo durante la barbarie della Seconda guerra mondiale la tradizionale insistenza sull’immunità dei non combattenti si era sgretolata» spiega, con riferimento ai bombardamenti incendiari delle città giapponesi prima degli attacchi atomici e criticando la normalizzazione degli attacchi contro i civili secondo la logica della «guerra totale». Hiroshima e Nagasaki, sono le sue parole, sono state scelte in parte perché altre città erano già state distrutte, il che avrebbe ridotto l'impatto psicologico provocato dalla nuova arma. Il cardinale Cupich cita quindi gli scritti del gesuita americano John Ford che, già nel 1944, aveva condannato i «bombardamenti di annientamento» come moralmente inaccettabili. L'avvertimento di Ford, spiega il cardinale, risuona ancora oggi, poiché le questioni morali relative alla deterrenza nucleare rimangono irrisolte.

Pur riconoscendo che l’opinione pubblica negli Usa è cambiata, con la maggioranza delle persone che ora disapprova i bombardamenti avvenuti nella Seconda guerra mondiale, Cupich esprime preoccupazione per il fatto che molti cittadini statunitensi accettino ancora l’idea di usare armi nucleari negli attuali scenari di conflitto. Un recente sondaggio, citato dal cardinale, dimostra il sostegno dell’opinione pubblica agli attacchi nucleari in guerre ipotetiche, nel caso tali azioni servissero a salvare la vita dei militari Usa. Ciò indica, spiega ancora l’arcivescovo di Chicago, «che la disponibilità dell'opinione pubblica statunitense a ricorrere alle armi nucleari e a uccidere deliberatamente civili stranieri non è cambiata tanto dal 1945 così tanto come hanno ipotizzato molti studiosi». Le osservazioni dell’arcivescovo di Chicago indicano quindi la necessità di ridefinire la tradizione della Chiesa sulla guerra giusta. Egli sostiene che debba essere radicata nella formazione morale e nella solidarietà piuttosto che nel calcolo strategico. Il cardinale fa anche riferimento all’importanza del disarmo integrale, un termine sviluppato dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale che, a suo giudizio, richiede di affrontare le basi sociali, economiche ed ecologiche della pace. Il cardinale Cupich aggiunge poi che «l’uso delle minacce, che è l’essenza della strategia di deterrenza nucleare, non potrà mai realizzare la pacifica coesistenza tra nazioni che può produrre un’etica ispirata dalla solidarietà, dallo sviluppo autentico e dai diritti umani». Inoltre, occorre fare attenzione all’illusione di «pace autentica» creata dalla «scomoda realtà di stalli armati tra nazioni», con lo sguardo rivolto alle recenti tensioni geopolitiche che coinvolgono l'Iran e la Corea del Nord come prova del pericolo continuo rappresentato dalle armi nucleari.

Poiché gli Usa rimangono, assieme alla Russia, una delle due superpotenze nucleari mondiali, il cardinale statunitense indica la responsabilità speciale che appartiene al suo Paese. «Gli Stati Uniti devono cercare di costruire un ordine internazionale che si basa su fondamenta non-nucleari», è la sua esortazione che diviene richiesta di un rinnovato impegno per la riduzione degli armamenti e il rifiuto del neo-isolazionismo.  Cupich conclude rendendo omaggio agli Hibakusha — i sopravvissuti ai bombardamenti atomici — le cui «voci profetiche» per decenni «sono state agenti di pace» e che devono continuare a ispirare gli sforzi per porre fine alla corsa agli armamenti nucleari. «Il genere umano deve impegnarsi a porre fine alla corsa alle armi nucleari, poiché è una corsa che nessuno può davvero vincere, ma che molti milioni di persone possono davvero perdere». (linda bordoni)