
Sabato 2
L’amicizia |
La nostra vita inizia grazie a un legame ed è attraverso legami che noi cresciamo. In questo processo, la cultura svolge un ruolo fondamentale: è il codice col quale interpretiamo noi stessi e il mondo. |
Solo relazioni sincere e legami stabili fanno crescere storie di vita buona.
Ogni persona desidera naturalmente questa vita buona, come i polmoni tendono all’aria, ma quanto è difficile trovarla! Quanto è difficile trovare un’amicizia autentica!
L’amicizia con Cristo, che sta alla base delle fede, non è solo un aiuto tra tanti altri per costruire il futuro: è la nostra stella polare.
Quando le nostre amicizie riflettono questo intenso legame con Gesù, diventano certamente sincere, generose e vere.
L’amicizia può veramente cambiare il mondo. L’amicizia è una strada verso la pace.
Il coraggio |
La scelta è un atto umano fondamentale. Osservandolo con attenzione, capiamo che non si tratta solo di scegliere qualcosa, ma di scegliere qualcuno. |
A scegliere si impara attraverso le prove della vita, e prima di tutto ricordando che noi siamo stati scelti.
Nel corso dell’esistenza, si dimostra davvero amico chi ci aiuta a riconoscere e rinnovare questa grazia nelle scelte che siamo chiamati a prendere.
Il coraggio per scegliere viene dall’amore, che Dio ci manifesta in Cristo.
Ecco scelte radicali, scelte piene di significato: il matrimonio, l’ordine sacro, e la consacrazione religiosa esprimono il dono di sé, libero e liberante, che ci rende davvero felici.
Lì troviamo la felicità: quando impariamo a donare noi stessi, a donare la vita per gli altri.
Queste scelte danno senso alla nostra vita, trasformandola a immagine dell’Amore perfetto, che l’ha creata e redenta da ogni male, anche dalla morte.
Il bene |
Cos’è il “bene”? Per rispondere a questa domanda, occorre un testimone: qualcuno che ci faccia del bene. Più ancora, occorre qualcuno che sia il nostro bene, ascoltando con amore il desiderio che freme nella nostra coscienza. |
Senza questi testimoni non saremmo nati, né saremmo cresciuti nel bene: come veri amici, essi sostengono il comune desiderio di bene, aiutandoci a realizzarlo nelle scelte di ogni giorno.
Quanto ha bisogno il mondo di missionari del Vangelo che siano testimoni di giustizia e di pace! Quanto ha bisogno il futuro di uomini e donne che siano testimoni di speranza!
(Veglia di preghiera con i giovani
a Tor Vergata)
La speranza |
Questa mattina presto ho ricevuto la triste notizia della vostra compagna di viaggio [Pascale] in questo pellegrinaggio, la vostra sorella che è morta improvvisamente la scorsa notte. La tristezza che la morte porta a tutti noi è qualcosa di molto umano e molto comprensibile, specialmente quando si è così lontani da casa e in un’occasione così, in cui ci si trova veramente insieme per celebrare la nostra fede con gioia. |
All’improvviso ci viene ricordato in modo molto forte che la nostra vita non è superficiale, che non abbiamo il controllo sulle nostre vite, e che non sappiamo, come Gesù stesso ha detto, né il giorno né l’ora in cui, per qualche ragione, la nostra vita terrena finisce.
Mentre celebriamo questo anno giubilare di speranza, ci viene ricordato in modo molto forte quanto la nostra fede in Gesù Cristo abbia bisogno di essere parte di ciò che siamo, di come viviamo, di come ci apprezziamo e rispettiamo gli uni gli altri, e soprattutto di come continuiamo ad andare avanti nonostante esperienze così dolorose.
Chiamati |
Sant’Agostino ci dice che quando qualcuno muore è certamente molto umano e molto naturale piangere e soffrire, sentire la perdita di qualcuno che ci è caro, e dice anche di non piangere come fanno i pagani perché noi abbiamo visto Gesù Cristo morire sulla croce e risorgere dalla morte. |
La nostra speranza nella risurrezione è la fonte ultima della nostra speranza, e parliamo di un anno giubilare di speranza, la nostra speranza è in Gesù Cristo che è risorto.
Ci chiama tutti a rinnovare la nostra fede, a essere amici, fratelli e sorelle gli uni degli altri, a sostenerci gli uni gli altri, e dice: anche voi dovete essere testimoni di quel messaggio evangelico.
In questo dolore che sperimentate per la perdita della vostra amica, avete questa opportunità di stare insieme, di pregare, di rinnovare la nostra fede e chiedere a Dio sia il riposo eterno per la nostra sorella ma anche per la consolazione e il rafforzamento della nostra fede, perché sia rinnovata nella speranza, e come Chiesa, come fratelli e sorelle, ci siamo riuniti per questa ragione.
(Ai pellegrini egiziani, compagni
della giovane Pascale)
Domenica 3
Aspirare |
L’incontro con Cristo Risorto cambia la nostra esistenza, illumina i nostri affetti, desideri, pensieri. |
La fragilità è parte della meraviglia che siamo. Pensiamo al simbolo dell’erba: non è bellissimo un prato in fiore?
È delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro, e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno.
È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell’inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sotto terra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori.
Fatti |
Noi pure siamo fatti così: siamo fatti per questo, non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un'esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell'amore. |
Aspiriamo continuamente a un “di più” che nessuna realtà creata ci può dare; sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere.
Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci!
Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell'incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima.
È bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell'infinito.
In tutto questo potete cogliere una risposta importante: la pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né, come abbiamo sentito nel Vangelo, da ciò che possediamo.
È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere. Comprare, ammassare, consumare, non basta.
Ha senso |
Abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto, alle «cose di lassù», per renderci conto che tutto ha senso, tra le realtà del mondo, solo nella misura in cui serve a unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi «sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità», di perdono, di pace, come quelli di Cristo. |
La nostra speranza è Gesù. Teniamoci uniti a Lui, rimaniamo nella sua amicizia, sempre, coltivandola con la preghiera, l’adorazione, la Comunione eucaristica, la Confessione frequente, la carità generosa, come ci hanno insegnato i beati Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, che presto saranno proclamati Santi.
Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Allora vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo.
(Omelia della Messa a Tor Vergata)
Vicini |
Siamo più che mai vicini ai giovani che soffrono il male più grave, quello procurato da altri uomini. Siamo con i giovani di Gaza, siamo con i giovani dell’Ucraina, con quelli di ogni terra insanguinata dalle guerre. |
Voi siete il segno che un mondo diverso è possibile: un mondo di fraternità e amicizia, dove i conflitti si affrontano non con le armi ma con il dialogo.
Appuntamento |
Dopo questo Giubileo, il “pellegrinaggio di speranza” dei giovani continua e ci porterà in Asia! I giovani di tutto il mondo si ritroveranno insieme al Successore di Pietro per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù a Seoul, in Corea, dal 3 all’8 agosto 2027. Vi do allora appuntamento a Seoul: continuiamo a sognare insieme, a sperare insieme! (Angelus a Tor Vergata) |
Lunedì 4
Annunciatori di pace |
Sulla strada della vita non si cammina mai da soli. Il nostro cammino è sempre intrecciato con quello di qualcun altro: siamo fatti per l’incontro, per camminare insieme e per scoprire insieme una meta comune. |
Nessuno cammina da solo: ci si incita a vicenda, ci si accende a vicenda. Le fiamme dei cuori si uniscono, e diventano un unico grande fuoco che illumina il cammino. Anche voi, giovani, non siete pellegrini solitari. Questa strada verso il Signore si percorre insieme. È questa la bellezza della fede vissuta nella Chiesa.
Attraverso gli incontri quotidiani, possiamo percorrere insieme il nostro pellegrinaggio verso la casa del Signore.
Nessun algoritmo potrà mai sostituire un abbraccio, uno sguardo, un vero incontro, né con Dio, né con i nostri amici, né con la nostra famiglia. Sull’esempio di Maria, vi incoraggio a cercare incontri veri.
C’è un linguaggio più forte di ogni barriera, il linguaggio della fede, alimentato dall’amore di Dio. Siete tutti membra del suo Corpo, che è la Chiesa: incontratevi, conoscetevi, condividete. Solo così, camminando insieme, sostenendoci a vicenda, accendendoci l’un l’altro, arriveremo alla casa del Signore.
Lungo la strada, se qualcuno di voi sente in sé la chiamata a una vocazione speciale, alla vita consacrata o al sacerdozio, vi incoraggio a non avere paura di rispondere. Quell’invito, che sentite vibrare dentro, viene da Dio, che parla al nostro cuore. Ascoltatelo con fiducia: la parola del Signore, infatti, non solo ci rende davvero liberi e felici, ma ci realizza autenticamente come uomini e come cristiani.
(Ai partecipanti al 36° Festival dei Giovani
a Medjugorje)
Martedì 5
Un’offesa |
Esprimo i miei sentimenti di rispetto e di affetto ai sopravvissuti hibakusha, le cui storie di perdita e sofferenza sono per tutti noi un tempestivo invito a costruire un mondo più sicuro e promuovere un clima di pace. |
Sebbene siano passati molti anni, le due città continuano a essere memorie viventi degli orrori profondi causati dalle armi nucleari.
Le loro strade, scuole e case recano ancora le cicatrici — sia visibili sia spirituali — di quel fatidico agosto 1945.
La vera pace esige che con coraggio si depongano le armi, specialmente quelle che hanno il potere di causare una catastrofe indescrivibile.
Le armi nucleari offendono la nostra comune umanità e inoltre tradiscono la dignità del creato, la cui armonia siamo chiamati a salvaguardare.
Nel nostro tempo di crescenti tensioni globali e di conflitti, Hiroshima e Nagasaki sono “simboli della memoria”, che ci esortano a rifiutare l’illusione di sicurezza fondata sulla distruzione reciproca assicurata.
Dobbiamo invece forgiare un’etica globale radicata nella giustizia, nella fraternità e nel bene comune.
Prego perché questo solenne anniversario possa servire come invito alla comunità internazionale a rinnovare il suo impegno a perseguire la pace duratura per l’intera famiglia umana, “una pace disarmata e una pace disarmante”.
(Messaggio per l’80° anniversario
dei bombardamenti atomici)
Mercoledì 6
Gratuità |
Il Vangelo ci rivela che l’amore non è frutto del caso, ma di una scelta consapevole. Non si tratta di una semplice reazione, ma di una decisione che richiede preparazione. |
Gesù non affronta la sua passione per fatalità, ma per fedeltà a un cammino accolto e percorso con libertà e cura. È questo che ci consola: sapere che il dono della sua vita nasce da un’intenzione profonda, non da un impulso improvviso.
Dio ci precede sempre. Ancor prima che ci rendiamo conto di avere bisogno di accoglienza, il Signore ha già preparato per noi uno spazio dove riconoscerci e sentirci suoi amici. Questo luogo è, in fondo, il nostro cuore: una “stanza” che può sembrare vuota, ma che attende solo di essere riconosciuta, colmata e custodita.
La grazia non elimina la nostra libertà, ma la risveglia. Il dono di Dio non annulla la nostra responsabilità, ma la rende feconda.
Anche oggi, come allora, c’è una cena da preparare. Non si tratta solo della liturgia, ma della nostra disponibilità a entrare in un gesto che ci supera.
Vivere |
L’Eucaristia non si celebra soltanto sull’altare, ma anche nella quotidianità, dove è possibile vivere ogni cosa come offerta e rendimento di grazie. |
Prepararsi a celebrare questo rendimento di grazie non significa fare di più, ma lasciare spazio.
Significa togliere ciò che ingombra, abbassare le pretese, smettere di coltivare aspettative irreali. Troppo spesso confondiamo i preparativi con le illusioni.
L’amore vero è un dono anticipato: non si fonda su ciò che riceve, ma su ciò che desidera offrire.
È ciò che Gesù ha vissuto con i suoi: mentre loro ancora non capivano, mentre uno stava per tradirlo e un altro per rinnegarlo, Lui preparava per tutti una cena di comunione.
Ogni gesto di disponibilità, ogni atto gratuito, ogni perdono offerto in anticipo, ogni fatica accolta pazientemente è un modo per preparare un luogo dove Dio può abitare.
Dove l’amore è stato preparato, la vita può davvero fiorire.
(Udienza generale in piazza San Pietro)