
02 agosto 2025
di Alessandro Rivali
«Vorrei che tu mi fossi accanto il giorno della mia morte». Era l’ultimo desiderio di mio padre ed era difficile da esaudire. Perché le sue crisi respiratorie erano imprevedibili. Lo salutavo vicino alla finestra da cui guardava lo spicchio di mondo che gli restava: le madri di fronte alla scuola, i pappagalli in picchiata sui nespoli, il vento che spazzava le nuvole di Genova. Partivo verso Milano, ma talvolta il treno non arrivava neppure ad Arquata che i suoi polmoni avevano ripreso a franare. Poi, la stessa storia. La telefonata. La sentenza del saturimetro. E poi la sirena verso l’ospedale.
La malattia era iniziata una notte di agosto di tre anni prima. La badante ucraina era stata gelida: «Così non può stare. Fare presto. Pressione troppo bassa. Ne ho visti altri morire ...
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