Il Vangelo in tasca, di Leonardo Sapienza

L’unica cura di bellezza

 L’unica cura di bellezza  QUO-176
31 luglio 2025

Un famoso scrittore ha affermato: «È meglio essere belli che essere buoni, ma è meglio essere buoni che essere brutti» (Oscar Wilde). La realtà della nostra società gli dà ragione, perché a vincere è spesso la bellezza esteriore vacua e fatua.

È vero che la vanità oggi è diventata anche una prerogativa maschile. C’è la corsa a farsi belli o quanto meno a migliorare il proprio aspetto. I miracoli della chirurgia plastica moderna riescono a plasmare creature perfette, anche se del tutto artificiali.

Leggo che nel 1990 solo il 4% degli uomini italiani si sottoponeva a riti di bellezza; oggi sono oltre il 41%. «L’uomo investe in prodotti di bellezza oltre tre miliardi di euro l’anno».

Ma la bellezza autentica non si ferma all’apparenza, cioè alla pelle e alle forme levigate del corpo. Ti potrai truccare quanto vuoi, ma resterai sempre quello che sei! L’inganno può forse valere in televisione, può illudere chi ti circonda, ma non può eliminare la tua realtà vera.

Oggi noi cristiani celebriamo la bellezza pura di Maria Assunta in corpo e anima in cielo. Entra nel cielo con il suo corpo umanissimo. Festa importante, perché esprime in modo definitivo la nostra fede nella vita nell’aldilà, oltre la morte.

«L’Assunzione è annuncio di un Cielo sporco di terra e di una terra venata di una vita più forte della morte» (Luca Diotallevi). Ed è dal cielo che la Madonna ci invita — come dice l’orazione iniziale — a vivere in questo mondo «costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria».

È questa l’unica cura di bellezza a cui possiamo sottoporci, sicuri di partecipare alla sua stessa gioia!

Venerdì 15 agosto
Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria
Prima lettura: Ap 11, 19; 12, 1-6.10;
Salmo: 44;
Seconda lettura: 1 Cor 15, 20-26; 
Vangelo: Lc 1, 39-56.


Vivere da vivi


Qualcuno ha affermato che «essere pronto è molto, saper attendere è meglio, ma sfruttare il momento è tutto» (Arthur Schnitzler).

È quanto ci ricorda Gesù nel Vangelo: «Siate pronti... tenetevi pronti...». Perché? Perché noi cristiani viviamo nell’attesa del Signore, come il popolo dell’antica alleanza attendeva la salvezza di Dio.

Gesù ricorre a due immagini: quella del padrone che ritorna,  quella del ladro che arriva senza preavviso per scassinare la casa.

Come tenerci pronti? Non si è cristiani solo perché si va in chiesa; non si è cristiani solo perché si è onesti e galantuomini. Si è cristiani se viviamo con la fede che ispira tutte le nostre azioni. 

Basta  sentire i vari esempi riportati nella seconda lettura: Abramo, Isacco, Giacobbe, Sara. Esempi di uomini e donne di fede, che per la fede hanno ottenuto quello che speravano. Esempi e modelli per noi a vivere di fede, a tenere aperti gli occhi dell’anima, a non dimenticare Dio, a non lasciarci prendere dal sonno dell’abitudine. A non renderci schiavi della ricchezza, del potere, della violenza, per essere liberi di accogliere il Signore quando verrà e ci chiamerà a seguirlo.

È questo il nostro vero tesoro, non quello della terra che passa, e può essere rubato dai ladri. Questo vuol dire vivere da vivi, in continua attesa, secondo l’intelligenza del Vangelo. 

«Ci sono due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani; perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere» (Dalai Lama).

10 agosto
XIX Domenica del Tempo ordinario
Prima lettura: Sap 18, 6-9;
Salmo: 32;
Seconda lettura: Eb 11, 1-2.8-19;
Vangelo: Lc 12, 32-48.