«Vogliamo vivere,
non vivacchiare»

 «Vogliamo vivere, non vivacchiare»  QUO-175
30 luglio 2025

di Daniele Piccini e Jacopo Mancini

Il Giubileo dei Giovani cambia il volto di Roma. I maturi turisti americani, giapponesi, tedeschi, sempre presenti nei mesi estivi, hanno dovuto cedere il passo all’esercito pacifico di ragazze e ragazzi venuti per celebrare insieme a Leone XIV l’appuntamento dell’Anno Santo loro dedicato. Solo lunedì scorso, ne sono arrivati 500 mila da 146 Paesi. Le bandiere, le magliette, le bandane e i cappelli colorati delle diocesi d’appartenenza riempiono metropolitane, strade, bus, bar, sotto la colonna sonora delle loro voci acerbe e dei tamburi.

E la Città Eterna li ha accolti prontamente e a braccia spalancate: per loro si sono aperte le porte di 270 parrocchie, 400 strutture scolastiche, 40 siti extra-scolastici, oltre a case della protezione civile e palazzetti dello sport. Per i pasti sono stati predisposti 20 punti specifici, organizzati con accrediti, per distribuire pranzi e cene.

È attorno a piazza San Pietro, naturalmente, che questa allegra e variopinta carovana di giovani si concentra e si aggrega maggiormente. Per dirigersi in gruppo verso la Porta Santa partono da piazza Pia, all’inizio di via della Conciliazione. I volontari che, dal gazebo allestito per accogliere i pellegrini dal Dicastero per l’Evangelizzazione, distribuiscono le croci di legno ai fedeli accreditati, in queste ore non sembrano avere sosta. I gruppi «in partenza» verso San Pietro sono più numerosi del solito e si alternano senza pause. A rimarcare l’eccezionalità dell’avvenimento, accanto al gazebo dei volontari di piazza Pia è stata allestita la tenda di VolaInRete: un’iniziativa finalizzata all’accoglienza dei pellegrini, per dare loro informazioni su quale bus prendere, dove dirigersi o dove mangiare.

Dopo la messa di benvenuto di ieri sera, con l’arrivo a sorpresa del Papa, e in attesa della veglia e della messa in programma sabato e domenica prossimi sempre con Leone XIV a Tor Vergata, questi sono i giorni dei Dialoghi con la Città, eventi di carattere artistico e culturale sparsi per il territorio dell’Urbe. In totale saranno più di 70 gli eventi, organizzati da più di 30 realtà, enti o associazioni. E in tale contesto “Fiera Roma” ospita 25.000 ragazzi, offrendo i propri spazi per garantire un’accoglienza sicura e confortevole. Grazie al supporto operativo del Dipartimento nazionale della Protezione Civile italiana, la struttura è diventata una vera e propria «città nella città», con presidi medici e servizi h24. Una macchina organizzativa che testimonia l’impegno corale per offrire ai giovani pellegrini non solo uno spazio dove dormire, ma una vera esperienza di comunità, vissuta in piena sicurezza.

Per la fortuna di tutti, le piogge delle scorse ore hanno mitigato la temperatura e donato una tonalità indaco al cielo. Del resto, non è certo dal caldo che questi giovani pellegrini si lascerebbero scoraggiare. Marta, avvolta dalla bandiera dell’Ucraina, arriva con le sue amiche da diverse regioni del Paese in guerra: Donetsk, Kyiv, Irpin. Il gruppo, accompagnato da una suora, è stato selezionato grazie a un’iniziativa lanciata da diverse parrocchie ucraine che hanno messo in palio biglietti per partecipare al Giubileo. Per queste ragazze, essere a Roma è un segno concreto di speranza e di fede viva, non solo per ciascuna, ma per il loro Paese, che continua a essere teatro di violenze e instabilità. «Essere qui ci permette di ricevere, come Paese, il supporto dei cristiani di altri Paesi», dice Marta, originaria di Irpin, città simbolo della distruzione causata dall’invasione russa iniziata nel febbraio 2022. «Possiamo condividere qui — prosegue Marta — le nostre storie di vita, le nostre esperienze, la nostra forza di amare, pregare e di combattere per le cose in cui crediamo. Ci aspettiamo di incontrare persone che ci accolgano, ci diano il loro supporto e condividano con noi quella luce che portano attraverso Cristo, e che portiamo anche noi. Ne abbiamo davvero bisogno».

Marta sa che non tarderanno ad arrivare da parte del Papa parole di pace e incoraggiamento per il suo Paese. «L’attenzione che Leone XIV sempre dedica all’Ucraina è molto importante, non solo per chi è credente. Leggere sui social, o vedere nei media in generale, messaggi di incoraggiamento da altri Paesi o dal Pontefice dà tanta forza a noi ucraini e accresce la nostra fede. Vivere a Kyiv significa passare ogni notte nei rifugi anti-bombardamento: è difficile viverci e lavorarci. Questo sostegno — conclude la ragazza — è per noi una vera fonte di forza e di speranza, che ci aiuta a resistere alla disperazione quotidiana».

Anche Giorgio, che viene dal Libano, terra coinvolta nel conflitto che dal 7 ottobre 2023 scuote tutto il Medio Oriente, è venuto a Roma con un gruppo di 45 persone per sentirsi accolto dalla Chiesa universale. «Sono a Roma, per la prima volta, per essere vicino a Dio. È bellissimo vedere persone da tutto il mondo che vengono qui per Cristo. Dobbiamo tutti pregare per la pace, non solo in Libano, ma in tutto il mondo. Per questo siamo qui tutti. Speriamo che il Papa possa visitare prossimamente il nostro Paese e speriamo di poterlo accogliere in un Medio Oriente finalmente riappacificato».

Un sentimento e un bisogno di sentirsi abbracciati da una realtà più grande, che prova anche Michele, 27 anni, dalla provincia di Novara, giunto con un gruppo di 26 ragazzi accompagnati da un seminarista. «Ci aspettiamo di vivere una settimana di incontri. Vogliamo respirare l’aria della Chiesa. Noi veniamo da un piccolo paesino e per noi è importante renderci conto di essere parte di un mondo di fratelli, abbracciati alla stessa Croce. Siamo circondati da tante persone di altre nazioni, con le quali certamente condividiamo le stesse esperienze».

Orazio, 21 anni, dalla parrocchia di San Paolo di Biella, sembra farsi portavoce delle istanze che tutti i giovani portano nel cuore quando, con idee molto chiare, dice di aspettarsi che, in questi giorni, «si parli di ecologia, di ambiente, di speranza, di pace, della risoluzione dei conflitti che ci sono nel Medio Oriente, ma anche in tutte le altre parti del mondo. Vogliamo una Chiesa che si schieri e lotti per la pace. Perché, come diceva il beato, che sarà proclamato santo il prossimo 7 settembre, Pier Giorgio Frassati, piemontese come noi; “non vogliamo vivacchiare, vogliamo vivere”».