
di Fabrizio Peloni
Canti e cori da stadio, balli e braccia in aria in segno di festa, sventolii di bandiere e abbracci di gruppo, infiniti applausi e lacrime di gioia ed emozione. Sono le immagini scattate e condivise in tempo reale nei Paesi di provenienza dalle migliaia di giovani che con i loro smartphone hanno partecipato stamane, mercoledì 30 luglio, in piazza San Pietro, all’udienza generale di Leone XIV, la prima dopo il periodo di riposo trascorso a Castel Gandolfo.
Tantissimi tra ragazze e ragazzi continuano ad arrivare a Roma da ogni latitudine in occasione del Giubileo delle nuove generazioni. E più volte gli slogan “Questa è la gioventù del Papa!!!” e “W il Papa” hanno preso il sopravvento anche sulle parole del Pontefice, ricordando i grandi raduni delle Giornate mondiali della gioventù (Gmg). Soprattutto quando alle 9.18 il vescovo di Roma ha fatto il suo ingresso all’interno del colonnato del Bernini per un lungo giro di saluto tra i viali transennati a bordo della jeep bianca scoperta. Con una sosta imprevista per ricevere un dono gastronomico proveniente dalla pizzeria “Aurelio” nella “sua” Chicago.
«Oggi, ancora una volta sono pieno di speranza per questo incontro nella Chiesa, una Chiesa che sempre mi ha accolto; felice di trovarmi con tutti questi giovani a bordo della stessa nave», confida Luca Regatoso, giovane seminarista arrivato da Rio Cuarto nell’arcidiocesi argentina di Córdoba. «Ci sentiamo un simbolo di identità da condividere con tutto il mondo» gli fanno eco Alejandro Reyna e María Fernanda Maldonado, peruviani della gioventù carmelitana di Lima. Tra i tantissimi sudamericani anche futuri sacerdoti messicani che confidano: «Nonostante da due anni stiamo preparando questo grande evento giubilare nella missione, nella liturgia e nella pastorale sociale, siamo fortemente sorpresi dalla forte unità che si respira qui, presso la tomba di Pietro».
Accanto a loro il folto gruppo della pastorale giovanile di Città del Messico. «Con noi c’è anche la signora Esther, mamma di Alberto Espinoza, giovane di 23 anni morto lo scorso 15 luglio in un incidente. Alberto aveva fatto il biglietto aereo e doveva essere qui con noi; così sua mamma ha portato la sua foto da far benedire al Papa», spiega Celeste Guzmán, referente dell’arcidiocesi.
Cinque ragazzi di origine africana portano al collo la bandiera della Svezia, il Paese di cui sono cittadini, insieme con quelle del Burundi e dello Zambia, loro terre d’origine. E poco distanti ragazzi portoghesi con indosso le magliette della Gmg di Lisbona 2023 e coreani con quelle del prossimo appuntamento in programma nel 2027 a Seoul. E ancora esponenti della gioventù saviniana di Belém, in Brasile, guidati dal vescovo di Macapá, Antonio de Assis Ribeiro. «Quello che stanno vivendo i nostri ragazzi provenienti dalle periferie di Belém, Manicoré e Macapá — ha detto il presule — costituirà un’incredibile esperienza di formazione umana, etica, spirituale e culturale, anche in vista della prossima Cop30 in programma proprio a Belém».
Tantissimi gli europei. Su tutti francesi e spagnoli e ovviamente italiani. Dalle diocesi sarde di Ales-Terralba e Oristano, a testimoniare che «nessuno può e deve essere un’isola, a maggior ragione oggi davanti questo spettacolo di speranza per il mondo», sono in 120 insieme al loro arcivescovo Roberto Carboni. «Ci auguriamo che lo scenario vissuto oggi in questa piazza sia di ispirazione per costruire la pace nel mondo», confidano.
Due ex guardie svizzere, Martino Lugon-Moulin e Simone Rorduit, da tre anni sacerdote, guidano un gruppo partito dalla Confederazione Elvetica in bicicletta il 18 luglio. Dopo 980 km di pedalate in meno di due settimane, percorrendo lunghi tratti della Via Francigena, stamattina sono arrivati a San Pietro: «Siamo partiti all’alba dalla basilica romana di Santa Sofia dove gli amici ucraini ci hanno accolti per un momento di preghiera comune e vivere questa esperienza giubilare all’insegna della speranza e della pace», racconta il presbitero.
Al termine dell’udienza don Paweł Kaszuba, della diocesi polacca di Katowice, ha consegnato al Pontefice «un ritratto di Leone XIV realizzato nei 40 minuti successivi al momento in cui si è affacciato dalla Loggia della Benedizione». Ma questa, ha continuato don Paweł, «non è l’unica particolarità del quadro. Infatti è stato opera dell’artista Milosz Nosiadek e di 350 persone con disabilità». Sempre dalla Polonia presente all’udienza anche il cardinale Grzegorz Ryś, arcivescovo di Łódź, felice di sottolineare «l’importanza di questa forte esperienza di fede e speranza da vivere oggi, ancor più che nel futuro».