Donne e minori restano le prime vittime

Organizzata, globale, invisibile: la tratta di esseri umani nel 2025

A migrant child holds a sign on board the Ocean Viking ship sailing in the Strait of Sicily in the ...
30 luglio 2025

di Guglielmo Gallone

La tratta non è un crimine sporadico. È un’economia sommersa che genera oltre 150 miliardi di dollari all’anno e che coinvolge 128 Paesi. Il 74 per cento dei trafficanti che, tra il 2020 e il 2023, ha abusato delle oltre 200.000 vittime ufficialmente identificate, fa parte di organizzazioni criminali strutturate. Eppure, la maggior parte dei casi resta invisibile. Lo ha evidenziato l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), in occasione della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani che si celebra ogni anno il 30 luglio, puntando il dito contro reti criminali sempre più sofisticate che sfruttano migrazioni forzate, lacune giuridiche, catene produttive globali e piattaforme digitali.

Sono proprio le rotte migratorie ad essere sempre più spesso delle trappole mortali. La Comunità Papa Giovanni XXIII, nel suo rapporto 2025, segnala che nel solo 2024 sono stati registrati oltre 8.700 decessi tra le persone in movimento, ma si sospetta che le vittime reali siano molte di più perché, di fronte a situazioni simili, il problema è sempre lo stesso: l’assenza di dati. A ciò si aggiungono politiche migratorie sempre più restrittive, incentrate sull’ideologia della sicurezza e sulle distinzioni etniche, che spingono però uomini, donne e bambini su percorsi clandestini, dove le reti criminali intercettano e sfruttano chi è in fuga o in cerca di futuro. In Europa, il 64 per cento delle oltre 10.000 vittime della tratta registrate da Eurostat proviene da Paesi extra-Ue mentre tra quelle europee prevalgono cittadine bulgare, rumene, polacche, lettoni e ungheresi. Cittadine e non cittadini perché, anche nel Vecchio continente, le differenze di genere si fanno sentire: qui il 63 per cento delle oltre 10.000 persone trafficate nel 2024 erano di sesso femminile.

Se però ci si sposta sul piano globale, si comprende come le vittime principali siano i minori. Il dossier “Piccoli Schiavi Invisibili 2025” di Save the Children denuncia come, nel 2022, più di una vittima su tre era minorenne. Rappresenta il 38 per cento del totale delle 68.836 persone coinvolte per cui è stata rilevata l’età, cioè oltre 26.000 bambini e adolescenti, accertati globalmente. Inoltre, un quarto delle persone in condizione di sfruttamento è minorenne: circa 12,3 milioni. Oltre nove milioni subiscono matrimoni forzati, 3,2 milioni sono sfruttati sessualmente o nel lavoro coatto. Le giovani rappresentano il 57 per cento delle vittime minorenni e, nel 60 per cento dei casi, sono sfruttate sessualmente. I Paesi dell’America Centrale e dei Caraibi si presentano come quelli con la più alta incidenza di vittime minorenni: più di 3 vittime su 5, tra quelle rilevate, sono sotto i 18 anni (67 per cento). Seguono l’Africa Sub-Sahariana e i Paesi del Nord Africa con, rispettivamente, il 61 e il 60 per cento dei minori tra le vittime di tratta. I ragazzi sono coinvolti in lavori forzati o in attività illecite soprattutto in Europa e Nord America.

Ciò avviene anche nelle aree del mondo più sviluppate perché, recentemente, la tratta sta assumendo forme sempre più nuove. Si moltiplicano i casi di e-trafficking, ovvero sfruttamento veicolato tramite strumenti digitali: grooming online, “lover boys”, app di messaggistica e criptovalute. Secondo Save the Children, in questo modo si registrano vittime addirittura tra i bambini di appena nove anni. In molti casi, lo sfruttamento avviene nel Paese di origine: in Europa nel 2023 i minori rappresentavano il 12,6 per cento delle vittime ufficiali (1.358 casi), con il 70 per cento sfruttato sessualmente. I Paesi più colpiti sono Francia, Germania e Romania. A testimonianza di un fenomeno che non risparmia nessuna area del mondo e che lacera sogni e speranze degli esseri umani, annientando ogni prospettiva di futuro per una generazione già fragile.