Il drammatico racconto di don Dieudonné Liringa sulla strage di cristiani congolesi

Hanno testimoniato
la loro fede amando Cristo fino alla morte

 Hanno testimoniato la loro fede amando Cristo fino alla morte  QUO-174
29 luglio 2025

di Antonella Palermo

Il vicario parrocchiale di Bienheureuse-Anuarite, nel villaggio di Komanda, nella Repubblica Democratica del Congo, ricostruisce con i media vaticani la strage di domenica notte ad opera dei membri delle Forze democratiche alleate (Adf) che, secondo il suo racconto, ha causato 32 morti, tra cui diversi bambini. Questa la testimonianza di don Dieudonné Liringa, che lunedì ha concelebrato i funerali delle vittime.

Ci racconta la dinamica della strage?

Da venerdì 25 luglio, i giovani della Crociata eucaristica erano qui in parrocchia per iniziare i preparativi per il Giubileo del giorno dopo. Hanno trascorso la notte qui. Hanno preparato la messa serale e terminato la novena che avevano iniziato. Sabato 26 luglio c’è stata la messa del Giubileo d’argento, per celebrare i 25 anni dall’arrivo qui a Komanda del movimento di Azione cattolica e Crociata eucaristica. Dopo la messa c’è stata una festa. Dopo la festa, la delegazione della diocesi è partita per Bunia e noi siamo rimasti a Komanda. La sera siamo andati tutti a riposare. Poi, verso l’una di notte, uno dei confratelli mi ha chiamato al telefono per dirmi che c’era un incendio nel quartiere. Allora mi sono alzato, sono uscito per vedere cosa stava succedendo e ho udito degli spari. Non c’era modo di uscire dalla comunità. Siamo rimasti dentro fino alle 4.40. Dopo aver chiamato alcune persone al telefono, le reti mobili sono state interrotte. Più tardi siamo usciti per vedere cosa fosse successo. Abbiamo incontrato alcuni che ci hanno detto che la crociata di Komanda era finita. È stato allora che abbiamo capito che i nostri giovani, le nostre mamme, i nostri papà, venuti per il Giubileo, erano stati massacrati. Siamo andati nel luogo dove avevano trascorso la notte, a circa 500 metri dalla chiesa, in una delle grandi sale che la parrocchia utilizza sulla strada nazionale, poi sono arrivati i militari per contare i corpi. Alcuni feriti li abbiamo portati all’ospedale. Per tutta la giornata di domenica abbiamo cercato di capire cosa fare, aspettando le autorità fino a quasi mezzogiorno. Abbiamo aspettato fino a lunedì perché bisognava scavare le tombe e celebrare una messa per accompagnarli.

Chi sono le vittime?

Sono cristiani cattolici, membri del movimento di Azione Cattolica — Croisade eucharistique della parrocchia Bienheureuse-Anuarite di Komanda, nella diocesi di Bunia. Tra loro ci sono papà, mamme, entrati nel movimento da giovani, e poi bambini. Ci sono anche bambini che non troviamo più. Sono dispersi. Ma secondo quanto raccontano i coetanei che sono riusciti a sfuggire dalle mani dei rapitori, ci sono ancora bambini in giro. Anche adesso, qui, c’è un bambino che è tornato e ci ha detto che è riuscito a intrufolarsi nella boscaglia e ha trascorso la notte lì. Oggi è tornato a casa sua.

Perché hanno preso di mira proprio loro?

Non lo sappiamo. I servizi di sicurezza ci dicono che sono stati gli Adf. Abbiamo cercato di capire perché sono venuti ad attaccare i giovani, i membri del movimento Crociata eucaristica della Chiesa. Chi li aveva informati della presenza di queste persone? Non lo capiamo. Hanno attaccato i membri di questo movimento mentre dormivano, li hanno massacrati. La messa è stata celebrata con un sacerdote che è venuto a condividere il nostro dolore. Io ho pronunciato l’omelia in cui ho detto che Dio accoglie le anime nel suo Regno. Le letture del Vangelo erano tratte dalle Beatitudini. Sono stati uccisi perché erano miti. Sono stati uccisi perché seguivano il Signore, a causa della loro fede, perché hanno accettato di venire a celebrare questo Giubileo. E sono morti. Sono vittime della loro fede in Cristo presente nei Sacramenti.

Quante sono le vittime?

La parrocchia conta 32 morti, 24 sono stati sepolti oggi nella fossa comune, sul terreno della parrocchia stessa. Gli altri 8 corpi sono stati recuperati dalle loro famiglie.

Il Papa nel telegramma al presidente dei vescovi congolesi ha detto che la tragedia ci spinge ancora di più a lavorare per lo sviluppo umano integrale della popolazione martoriata di questa regione. Come commenta queste parole?

Sì, il Papa, come pastore, condivide con noi il dolore. Ci sostiene in questi momenti difficili e speriamo che queste parole del Papa ci sostengano ancora nella nostra pastorale, nelle nostre attività di gruppo e ci spingano ad andare avanti per ritrovare un giorno la pace che cerchiamo e lo sviluppo integrale della persona umana. Nel 2025, mentre celebriamo l'Anno Giubilare, speriamo che porti a noi, giovani, e al mondo intero, la pace. Il Giubileo è un anno in cui dobbiamo tornare al Signore. Ai giovani che celebreranno questo Anno Santo, auguriamo che continuino a pregare per la pace nel mondo. Che i giovani che parteciperanno al Giubileo intercedano per noi che ci troviamo in zone dove si può morire in qualsiasi momento, dove annunciare la Parola di Dio può essere difficile a causa di circostanze, costrizioni e altro ancora. Intercedano per noi che siamo qui, affinché possiamo presentarci come veri profeti che annunciano Cristo e che annunciano la verità senza paura del martirio.