Gaza: il parere di due associazioni umanitarie

da Gerusalemme
Roberto Cetera
Ieri due tra le maggiori associazioni umanitarie e pacifiste israeliane, B’tselem e Medici per i diritti umani hanno rilasciato alla stampa un lavoro di meticolosa analisi e documentazione, secondo cui Israele ha sviluppato «un regime genocida che lavora alla distruzione della società palestinese a Gaza».
B’tselem è un’organizzazione umanitaria che documenta le violazioni dei diritti umani di Israele nei territori occupati della Palestina fin dal 1989 e associa nel suo lavoro avvocati, giornalisti e membri del parlamento israeliano. «È un momento molto triste per noi — ha dichiarato il direttore esecutivo di B’tselem, Yuli Novak — israeliani e palestinesi che vivono qui e sono testimoni di ciò che accade ogni giorno hanno il dovere di dire la verità più chiaramente possibile: Israele sta commettendo un genocidio nei confronti dei palestinesi. Il governo estremista di estrema destra sta sfruttando la paura generata dall’orribile attacco del 7 ottobre per promuovere un’ agenda di distruzione ed espulsione del popolo palestinese da Gaza».
Secondo i Medici per i diritti umani (Physicians for human rights), che hanno proposto una dettagliata analisi medico legale sulla situazione nella Striscia, le operazioni militari di Israele a Gaza corrispondono alla definizione di genocidio data dalla Convenzione per la prevenzione e punizione del crimine di genocidio, pure sottoscritta dallo Stato israeliano. Il direttore esecutivo dell’associazione Guy Shalev ha dichiarato che «le evidenze mostrano una deliberata e sistematica distruzione del sistema sanitario a Gaza, che include il bombardamento e distruzione di ospedali, il blocco all’arrivo di aiuti sanitari e farmaci, e l’arresto di medici e infermieri. Questo non è altrimenti definibile che come genocidio. Come medici professionisti, e per i nostri colleghi di Gaza che rischiano la vita per curare la gente, non possiamo esimerci dal dovere di dire la verità».
Entrambe le organizzazioni hanno poi denunciato la sottovalutazione della gravità della situazione da parte della comunità internazionale. L’attribuzione del carattere di genocidio alle operazioni militari israeliane a Gaza ha, nei mesi trascorsi, suscitato molte polemiche. «L’Osservatore Romano», l’11 marzo scorso, aveva già affrontato il tema dando voce ad esponenti della società civile israeliana. Lo storico Lee Mordecai, della Hebrew University di Gerusalemme non aveva espresso dubbi, in punta di diritto, ad affermare la realtà di un genocidio in corso a Gaza, mentre la psicolinguista Tsivia Peres Walden, pur denunciando la gravità di quanto perpetrato dall’esercito israeliano a Gaza, aveva risposto di no, sottolineando come l’attribuzione del termine potesse avere un carattere divisivo ed incrementare una lettura polarizzata del conflitto.