Il cardinale Pizzaballa rimarrà fino a domenica nella chiesa della Sacra Famiglia a Gaza

Nella Striscia
si continua a morire:
nuovi raid sulla folla
in fila per gli aiuti

Latin Patriarch in Jerusalem, Pierbattista Pizzaballa, and Greek Orthodox patriarch of Jerusalem, ...
19 luglio 2025

Tel Aviv, 19. I target dei raid a Gaza — purtroppo e nonostante le dichiarazioni da parte delle forze di Israele che non mancano di sottolineare «l’impegno alla massima protezione dei civili» — continuano a essere sfollati, che cercano riparo spesso in tende di fortuna, e persone in attesa di cibo e acqua presso i centri di distribuzione. Si tratti di «errori tecnici», «malfunzionamenti degli armamenti», come è spesso stato detto, o meno, questo è quanto accade.

Anche nelle ultime ore, dall’alba di oggi, le vittime dei bombardamenti su tutto il territorio della Striscia sono almeno 38, oltre la metà delle quali colpite mentre erano in fila per gli aiuti vicino ai siti per la consegna nei pressi di Rafah e Khan Yunis. I feriti sarebbero oltre 100. A comunicarlo le autorità della protezione civile dell’enclave palestinese: il portavoce, Mahmoud Bassal, ha attribuito entrambi gli attacchi a «colpi di arma da fuoco israeliani» indirizzati sulla folla.

Aiuti e beni alimentari, invece, insieme a parole di condoglianza e conforto, sono stati portati ieri direttamente dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini, e da Teofilo III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, che si sono recati all’interno del compound dove si trova la chiesa della Sacra Famiglia colpita giovedì dal brutale raid dell’Idf (definito «ingiustificabile» da Papa Leone XIV e per il quale il premier israeliano ha espresso il suo «rammarico», parlando di «munizioni vaganti che hanno colpito accidentalmente la parrocchia»). I due patriarchi, accompagnati dai membri della delegazione ecclesiastica, hanno effettuato una visita pastorale completa alla popolazione di Gaza. Dopo un ritardo nelle procedure di ingresso, sono stati ricevuti al confine dai parroci delle comunità ortodossa e latina, che li hanno accompagnati per tutta la giornata. Dopo un sopralluogo al complesso della chiesa bombardata per constatarne i danni materiali, Pizzaballa e Teofilo hanno incontrato le famiglie, i bambini, i malati e le persone con bisogni speciali che vi hanno trovato rifugio, dispensando carezze, abbracci e gesti di consolazione. Quindi si sono recati presso la chiesa greco-ortodossa di San Porfirio, che si trova a pochi metri di distanza, dove sono stati accolti dal vescovo Alessio. Anche qui hanno incontrato gli sfollati presenti, mentre successivamente hanno raggiunto l’ospedale Al-Ahli di Gaza City, conosciuto anche come ospedale battista, dove hanno visitato i malati e i feriti assistiti, e ricevuto un briefing sulla grave situazione umanitaria e le esigenze mediche che affliggono la popolazione.

Il cardinale, al termine della visita, si è fermato anche per la notte nel sito della Sacra Famiglia. È previsto, dice una nota del patriarcato latino, che resti a Gaza fino a domenica «per completare le visite pastorali a tutte le famiglie, incontrare i team della Caritas e garantire che il processo per l’invio e la distribuzione degli aiuti umanitari sia correttamente definito e avviato».

Sul fronte della tregua invece le nubi non si sono ancora diradate nei negoziati di Doha, che vanno avanti dal 6 luglio. Netahyanu, nella telefonata a Papa Leone, ha espresso la convinzione — secondo il sito Ynet — che le parti si stiano avvicinando a un accordo per gli ostaggi ancora detenuti a Gaza, sottolineando però che gli sforzi israeliani non sarebbero ricambiati da Hamas. Opposta la versione della fazione palestinese: la sua ala armata, le Brigate al-Qassam, ha accusato Israele di aver respinto una proposta che «prevedeva il rilascio di tutti gli ostaggi in una sola volta». Il nodo rimane sempre il controllo di gran parte della Striscia che Israele intende continuare a mantenere. E mentre il presidente Usa, Donald Trump, riferiscono media americani, ha annunciato il rilascio a breve di altri 10 sequestrati, Hamas ha ribattuto attraverso il portavoce della Qassam, Abu Obeida in una dichiarazione ad Al Jazeera, che il gruppo non garantisce un ritorno ad accordi parziali sulla Striscia di Gaza né la proposta di liberare 10 ostaggi se Israele rimarrà inflessibile nei negoziati. Insomma, lo stallo rimane, sulla pelle ancora una volta di civili fragili e vulnerabili.