I media della Santa Sede e il Secondo conflitto mondiale

Pio XII tra storia e memoria

 Pio XII tra storia e memoria  QUO-164
17 luglio 2025

di Sergio Favretto

Radio Vaticana fu oggetto di monitoraggio da parte degli agenti dell’OSS in Italia. Dal 2013 sono stati desecretati e resi pubblici alcuni documenti e fascicoli dell’attività svolta in Europa dall’OSS americana. Si possono trarre significative notizie inedite e conferme anche in relazione al pontificato di Pio XII, al rapporto della Santa Sede e dell’opposizione dei cattolici al nazifascismo e al bolscevismo, alle prime informazioni sulle persecuzioni ebraiche e alla violenza di Hitler, al ruolo di Radio Vaticana nel periodo bellico.

Qui, in particolare, sono stati esaminati alcuni documenti inclusi in OSS Collection, Document Number (FOIA)/ESDN(CREST):CIA-RDP13X00001R000100040001-9.

L’insieme collettaneo costituisce una serie significativa di più report, denominati Black’s reports, raccolti dal direttore dell’OSS generale William J. Donovan. I rapporti vennero così denominati perché fondati sulle informazioni fornite dall’agente in codice «Black», ovvero padre Felix A. Morlion. Furono declassificati e approvati per il rilascio il 17 settembre 2013.

Nei documenti dell’OSS, emerge come a Roma, presso il Vaticano e l’ambiente vicino alla Segreteria di Stato, accanto ai rapporti istituzionali e pubblici, operasse quale informatore dell’OSS un certo padre Felix A. Morlion. Le sue analisi, i documenti e report venivano poi trasmessi da John C. Hughes a William J. Donovan, poi da Donovan a Franklin D. Roosevelt.

L’OSS era il Servizio segreto americano, l’Office of Strategic Services. Era guidato dal generale William Donovan (avvocato e politico repubblicano). William Joseph Donovan, denominato anche «Wild Bill» era nato a Buffalo il 1° gennaio 1883; morto a Washington l’8 febbraio 1958. È stato militare, diplomatico e generale dell’intelligence statunitense; è stato il vertice dell’OSS ovvero l’Office of Strategic Services fino poi alla creazione della Cia.

John Chambers Hughes (1891-1971) è stato un diplomatico americano e rappresentante permanente degli Stati Uniti presso la Nato dal 12 giugno 1953 al 20 aprile 1955. Laureato all’Università di Princeton, era un caro amico del direttore della Cia Allen Dulles. Hughes, negli anni 1944-1945 era il capo dell’ufficio di New York dell’Office of Strategic Services, ufficio dove approdavano le notizie riservatissime da Roma.

Padre Andrew Felix Morlion era nato il 16 maggio 1904 a Diksmuide, studiò in Belgio, Inghilterra e Francia, Gand e Lovanio, sacerdote domenicano. Si interessò alla critica letteraria, all’arte, alla cinematografia, alla filosofia politica. Giornalista, fondò la rete di informazioni tra l’Europa e gli Stati Uniti con i vari Centri Informazioni Pro Deo (Cip) con sedi a Roma, New York, in Belgio, in Canada, nell’America Latina. Negli Stati Uniti tesse rapporti anche con l’esiliato don Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare italiano.

Attingendo ai documenti dell’OSS, con una traduzione puntuale del testo inglese, si rinvengono alcuni report che offrono singolari informazioni e commenti sul ruolo e attività di Radio Vaticana, si pone risalto anche all’attività del Centro cattolico radiofonico (Ccr), voluto e creato da vari cardinali e dall’Azione Cattolica Italiana e costituito nel maggio 1940 da Montini. Ne fu segretario Enrico Basari. Basari era autore di testi teatrali, antifascista prudente, ma convinto; venne arrestato a luglio 1943, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, dopo l’8 settembre si inserì nella Resistenza romana, venne nuovamente arrestato. Contribuì a salvare gli impianti radiofonici dell’Eiar dalla vendetta tedesca.

Il 3 dicembre 1944, Pio XII, incontrando le maestranze e la dirigenza Rai, sottolineò come il mezzo radiofonico potesse agevolare e costruire obiettivi di giustizia, di verità, di cultura e di civiltà. Chiara l’antitesi di questi obiettivi rispetto alla propaganda radiofonica dei Paesi nazifascisti, tutti coinvolti dalla legittimazione della guerra, della violenza razziale. Il Ccr di impostazione montiniana e con la forte caratterizzazione antifascista del Basari venne silenziato. Con la nuova Rai, con la liberazione di Roma, con il 25 aprile del 1945 iniziò una storia diversa.

Ecco alcuni brani dei report rinvenuti nella documentazione dell’OSS oggi desecretata, qui tradotti. Costituiscono una documentazione rivelatrice e originale, data la fonte non consueta.

1) Catholic Radio Activities
in Italy

«... In questo clima di felice collaborazione (con l’Eiar), la cooperazione organizzata del Centro radiofonico cattolico procedeva regolarmente quando il 28 maggio ‘43 accadde un imprevisto. Il segretario della Radio Cattolica venne arrestato dalla polizia fascista con l’accusa di attività sovversiva clandestina e condannato dal tribunale speciale alla carcerazione politica...

Durante la sua permanenza nel carcere romano di Regina Coeli il palinsesto radiofonico della Radio Cattolica in collaborazione con l’Eiar ha continuato a essere trasmesso regolarmente grazie alla sua ottima pianificazione.

Il famoso e ormai storico 25 luglio 1943 restituì l’Italia agli italiani e il segretario della radio cattolica alla libertà. Nel periodo dal 25 luglio all’8 settembre 43 i rapporti tra il centro Radio Cattolica e Eiar divennero amichevoli...

L’8 settembre tutti gli ostacoli al crollo della nazione, tutte le promesse volte per il futuro furono distrutte, l’Eiar trasformato in Radio Roma divenne una base repressiva di stampo tedesco con polizia repubblicana fascista... La sede del centro della Radio Cattolica, in via Stazione San Pietro 3, divenne quartier generale del gruppo di Monte Mario e nel contesto dei programmi radio programmava attività di sabotaggio e controspionaggio organizzando la Gap (Gruppi partigiani attivi), con varie attività tra le quali nascondere prigionieri angloamericani di guerra fuggiti dai campi di concentramento» (traduzione dello Special Blach Report n. 8 del 31 ottobre 1944).

Il brano rivela una ricchezza di informazioni e dettagli su vicende poco note, sulla genesi e l’attività del Centro cattolico radiofonico, sul ruolo ispiratore e sostenitore del Papa e dell’Azione Cattolica Italiana, sulla caratterizzazione antifascista dell’esperienza, sul coraggio del suo direttore segretario, sulla difficile coesistenza con l’Eiar.

2) Radio vaticana

«... Nel suo stesso funzionamento dimostra la generale inadeguatezza dei suoi mezzi a servire come strumento autorevole ed efficace per diffondere le parole del Santo Padre nel mondo, come è essenziale fare soprattutto in questo periodo caotico in cui tanti uomini hanno perso la coscienza.

Fornita con sei lunghezze d’onda corte e singoli trasmettitori, è predisposta per trasmettere i suoi programmi, in passaggi successivi fu attrezzata per coprire la superficie del mondo civilizzato; ostacolata dalle perturbazioni atmosferiche nel tempo e dalle interferenze di altre stazioni, non è in grado però di utilizzare un gruppo di onde d’aria simultanee.

Alla carenza di trasmettitori si aggiunge la carenza di onde medie che obbliga Radio Vaticana a richiedere a Radio Nazionale dei ripetitori per non escludere dalle sue trasmissioni di interesse universale parte dell’Italia, della Francia, della Germania e dei Paesi balcanici e di tutta la Svizzera e Austria, in un rapporto di dipendenza grave, se non umiliante, erano strutture sfruttate diplomaticamente dall’ex governo fascista anche se gli interessi e le ideologie erano di dissimile carattere.

Padre Filippo Soccorsi direttore di Radio Vaticana preoccupato da questo scoraggiante stato di inferiorità che nel futuro se non già nel presente poteva avere gravissime conseguenze, si è fatto scrupolo morale della situazione e con note molto dure e con piani minuziosi e precisi denunciò il pericolo alle autorità ecclesiastiche esortandole a provvedere.

Questa urgente richiesta è rimasta lettera morta proprio in questo momento di grave ansia internazionale. Radio Vaticana può e deve svolgere un’opera persuasiva di propaganda a favore della giustizia e correggendo errori e disattenzioni, fugando dubbi, definendo e illuminando situazioni complesse di persone e nazioni spronando all’opera invitando all’ordine infondendo lo spirito di sacrificio e invece spesso veniva messa a tacere anche quella poca e militata parvenza programmatica che dava ragione di esistere, soppressa per ragioni non giustificate agli occhi di tutti. Era dovuto ad eccessiva cautela?

Il Centro radiofonico cattolico fin dalla sua fondazione si è preoccupato delle inadeguatezze tecniche di Radio Vaticana e ha svolto un attivo lavoro di propaganda sia tra i cattolici italiani che presso la Segreteria di Stato pontificia per trovare adeguate motivazioni morali e finanziarie per superare le suddette carenze...

Se fosse possibile per l’America, attraverso la stampa cattolica locale e l’intervento diretto delle commissioni autorevoli, esprimere la propria preoccupazione per i limiti di Radio Vaticana e il suo desiderio di reali facilitazioni volte alla programmazione che sarebbero ben visti e accolti con entusiasmo dai Paesi cattolici e non, avremmo la certezza che i nostri sforzi non incontreranno ulteriori ostacoli e pericolosi rinvii. Perché è urgente che ci dotiamo di lunghezze medie così necessarie, oggi, per ridistribuire i programmi già segretamente determinati dalle competenti autorità anglo-americane» (traduzione dello Special Black Report n. 9 del 31 ottobre 1944).

Un brano inedito e significativo che narra e sintetizza la storia di Radio Vaticana, cita le difficoltà tecniche ed economiche in quegli anni, menziona il ruolo del Centro cattolico radiofonico in aiuto di Radio Vaticana; motiva un forte appello anche ai cattolici americani per acquisire risorse finanziarie da attribuire per le nuove tecnologie, onde medie, a Radio Vaticana, espone attese e domande di pace e di giustizia non sempre comprese. Anche qui la fonte è molto addentro alle vicende vaticane.

3) Report del 4 novembre 1943

The Sacred Congregatione and the Segretariate of State

(Il sommario, per molti, fu scritto durante la guerra. Tale sommario inerisce i rapporti tra le Sacre congregazioni e la Segreteria di Stato).

Alcuni tratti: «...In merito a “L’Osservatore Romano” fondato nel periodo di conflitto tra Vaticano e governo diciamo che il direttore Della Torre fu per anni eloquente autore che vide con mano da vicino la politica, poi c’è Gonella che scrisse per anni gli acta diurna con approccio democratico.

Radio Vaticana.

Alla sua fondazione Radio Vaticana non era ufficiale. Nel caso del cardinale Theodor Innitzer e di altri le trasmissioni radiofoniche sono state pubblicamente sconfessate dal Vaticano, dopo la guerra (qui va inteso dopo l’avvio della guerra) la radio è diventata più o meno l’espressione di certe idee che il Vaticano non ha potuto esprimere ufficialmente dopo un periodo di prudenza che Radio Vaticana ha avuto... dal ‘42 attaccò piuttosto apertamente i principi nazisti attraverso nuovi commenti e sermoni. Con l’11 aprile ‘43 è stato avviato per la prima volta un nuovo programma per la Russia, con la dichiarazione che era stato organizzato su richiesta di Sua Santità il Papa, ciò potrebbe indicare un ulteriore passo avanti nell’uso della radio per l’espressione semiufficiale della politica vaticana. Non aveva budget e il padre dei gesuiti fornì i fondi...».

Il report dell’OSS esplicita news e commento all’attività monitorata de «L’Osservatore Romano» diretto da Giuseppe Dalla Torre e ai contributi di Guido Gonella, giornalista e autore dei coraggiosi e noti Acta diurna pubblicati da «L’Osservatore Romano». Si colgono le caratterizzazioni dei rispettivi direttori, con i distinguo democratici e le critiche al regime. I vari report dimostrano come gli Stati Uniti fossero molto attenti all’interpretazione corretta delle vicende italiane e della Santa Sede come del loro evolversi.

«L’Osservatore Romano» e
«L’Osservatore della domenica»

Negli anni 1938-1940 «L’Osservatore Romano» raggiunse ampia diffusione ed era considerato una espressione autorevole e autonoma del pensiero del Vaticano. Ancor più coraggioso fu «L’Osservatore della Domenica», nato il 6 maggio del 1934 come «L’Osservatore Romano della Domenica» e con direttore Mario Baldelli, mutata poi la testata nel 1951.

Nel sito ufficiale de «L’Osservatore Romano» Sezione Archivio, nell’illustrare la nascita de «L’Osservatore Romano della Domenica», si legge: «L’intento della pubblicazione è di offrire una rassegna settimanale della vita religiosa e sociale, e di contribuire così a rendere più facile e proficua la divulgazione della stampa cattolica. In realtà, come sembrano confermare anche recenti ricerche storiche, il settimanale nasce per affiancare al quotidiano (organo della Santa Sede e perciò soggetto a più rigidi controlli da parte del regime fascista) una voce più smarcata dall’ufficialità vaticana e, dunque, più libera dalla morsa della censura».

«L’Osservatore della Domenica» del 24 luglio 1938 pubblicò il brano titolato Un’eresia d’attualità con cui si oppose alle teorie antisemite e considerò eretica la tesi di chi negava l’ebraicità di Gesù con l’intenzione di annullare ogni rapporto fra cristianesimo ed ebraismo. Nel brano si legge: «... o si accetta Gesù qual è nella rivelazione cristiana, il Dio fatto uomo per la redenzione del mondo o altrimenti non sarà possibile salvaguardare efficacemente la sua eredità spirituale e civile di fronte agli attacchi avversari... Giacché il Verbo incarnato è vero Dio e vero uomo, come uomo doveva nascere dal popolo d’Israele alla cui tribù regale, secondo le profezie e secondo la genealogia del Vangelo, apparteneva la Vergine madre da cui la seconda persona della SS. Trinità assunse l’umana natura. Cosicché se Cristo come vero Dio è fuori delle leggi del tempo, della natura, della fisiologia e delle razze, come vero uomo Cristo mirabile esempio a tutta l’umanità anche in questo, era e fu a tali leggi, eccetto talune conseguenze del peccato, come qualunque altra umana creatura, sottoposto. Per cui anche i nemici debbono essere amati; secondo l’insegnamento datoci da Cristo fin sulla Croce, allorché non maledisse alcuno, nemmeno i deicidi, ma pregò il Padre perchè li perdonasse. Spropositi dunque contro la verità e contro la carità».

Ancora il giornale, il 16 ottobre 1938, polemizzò a fondo contro le teorie ariane con il brano titolato Gli Ariani e il loro inventore. Questo il testo: «Gli ariani esistono allo stesso grado di consistenza degl’iperborei, dei Lillipuziani e dei Giganti danteschi. Sono, cioè, spiritose invenzioni di poeti e d’altri sapienti fantasiosi: così almeno pensava il loro inventore.

“Ariano” è una professorale invenzione del dottor F. Max Mueller, docente tedesco di filologia a Oxford, il quale mise al mondo, nel 1853, la teoria che le lingue ariane debbono essere originate da una razza ariana: come chi dicesse che tutti coloro che parlano oggi correttamente inglese, siano essi di Gran Bretagna, d’India, d’Africa o di Firenze, per il fatto che parlano quella lingua, appartengono tutti alla razza di... Chamberlain, batteriologicamente.

Il diplomatico francese, conte Joseph Arthur de Gobineau, raccolse la teoria e se ne fece il focoso profeta, scoprendo che quanto di grande s’era mai compiuto nel mondo, esso si doveva a “un’unica famiglia: l’ariana”, e identificò questa coi Germani: senza i Germani non ci sarebbe civiltà. (E gli Egizi? e i Persi? e gli Assiri? e i Romani? e i... Giapponesi?)».

Nella pagina 2 del numero del n. 8 edito il 25 febbraio 1940, a commento di tratti evangelici e lettera di San Paolo, si legge: «Verso la fine della sua prima prigionia a Roma, durante gli anni ‘62-‘63 Paolo scrive ai fedeli di Efeso tra i quali aveva a lungo esercitato il suo apostolato, fatto segno a “inestinguibile odio ed’ indomato amor”, una lettera nella quale sfolgora sovrana la luce di altissime e consolanti verità. Cristo è al centro della economia della salvezza del mondo, capo di tutte le creature celesti e terrestri, che unisce nell’unità del suo corpo mistico tutti gli uomini abbattendo la parete di divisione tra ebrei e pagani tutti egualmente partecipi della redenzione, da lui operata...».

Coraggio e prudenza
con spiccata autonomia

A Radio Vaticana non si può attribuire di essere stata la mera trasmissione puntuale e acritica di una dottrina, delle non scelte di un Pontificato con molte esitazioni e silenzi; non si può attribuire il ruolo svolto di mera diffusione di indirizzi diplomatici balbettanti, perché condizionata da storie differenti fra Stati e popolazioni. Il tutto, con l’aggravante di un contesto di guerra, di difficile guerra.

Fu ben altro, ebbe un ruolo attivo e non replicante. Alla luce di queste premesse e richiamata la mai scordabile mission cultural-religiosa, Radio Vaticana fu invece l’elemento diffusore-unificante di molte realtà sociali, di fede e di cultura.

Pio XII, il Vaticano credettero sempre nel ruolo di Radio Vaticana; la sostennero anche in anni bui, la promossero in scenari tesi e belligeranti; la utilizzarono sempre, non solo come testimonianza di fede e di difesa dell’umanesimo offeso dalla guerra, ma anche come riscatto delle coscienze e collante per una resistenza coraggiosa al fascismo, al nazismo, a ogni dittatura.

Radio Vaticana fece parte di quella rete organizzata a più livelli che Pio XII costruì per difendere la libertà e l’autonomia di un pensiero, della società e della fede; per sostenere l’avversione alle scelte tragiche e razziali della persecuzione degli ebrei. In Italia, vi fu un periodo di stretta collaborazione fra Radio Vaticana e l’U.I. di matrice e gestione montiniana. I due strumenti di comunicazione si integrarono, mixando le esigenze umanitarie a quelle di informazione-formazione più globale. I cardinali Fossati, Boetto e Schuster perfezionarono la sinergia, con attivazione costante del nunzio apostolico Bernardini a Berna. Radio Vaticana era attesa, ascoltata in tutto il mondo non solo per il messaggio a contenuto religioso, ma anche per il portato culturale e libero delle notizie e dei dialoghi, delle testimonianze e dei contributi più vari. In tal senso anche la più volte manifestata attenzione degli Alleati. Si cercava di sintonizzarsi e ascoltare Radio Vaticana come avvenne per Radio Londra.

Nel periodo bellico, la Chiesa e la Santa Sede seppero alimentare una presenza così declinabile: la popolazione cattolica nelle sue originarie e variegate forme di presenza e azione, fra laicato e impegno ecclesiale, nella tolleranza più vera; il clero, i vescovi, religiosi e suore, istituti di assistenza e istruzione, le università, le associazioni e l’Azione Cattolica Italiana, la coraggiosa dialettica culturale; il Papa, i cardinali, le delegazioni o nunziature diplomatiche, Radio Vaticana e «L’Osservatore Romano», «L’Osservatore della Domenica», l’Ufficio Informazioni Vaticano.

Radio Vaticana fu uno strumento originalissimo, efficace, unificante e specializzante a pari tempo, rappresentativo di mondi differenti, ma dialoganti. Fu un fenomeno tecnico e di informazione, di cultura e di educazione religiosa e civile.

Ne sono prova, le considerazioni di stima che Radio Vaticana ricevette dalla popolazione che la seguiva pur nei rischi della guerra e dell’ostracismo nazifascista; gli apprezzamenti dei vescovi che la desiderarono sempre anche come forma di informazione e formazione delle coscienze; la stima che ricevette dai giornali esteri e dall’ascolto investigativo dei servizi segreti alleati e tedeschi, delle diplomazie straniere. Certamente non può essere considerata oggi come la sola cartina di tornasole del ruolo storico e politico svolto dalla Chiesa cattolica, dalla Santa Sede e da Pio XII nel periodo bellico. La storia e le storie sono fenomeni complessi, specie quando si collocano in una dimensione che sta fra l’uomo e lo spirito.

2 / fine
La prima parte di questo articolo è stata pubblicata nell’edizione di ieri, mercoledì 16 luglio