Gaza,

Gaza City, 17. «Profondo dolore» per la notizia «della perdita di vite umane e dei feriti causati dall’attacco militare alla chiesa cattolica della Sacra Famiglia Gaza», è stato espresso da Papa Leone XIV in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Il Pontefice, avvertito dell’accaduto a margine di un’udienza tenuta stamattina a Castel Gandolfo, ha poi sottolineato la «vicinanza spirituale» a tutta la comunità parrocchiale e al parroco, padre Gabriel Romanelli. «Nell’affidare le anime dei defunti all’amorevole misericordia di Dio Onnipotente» e pregando «per la consolazione di coloro che sono in lutto e per la guarigione dei feriti», Papa Prevost ha rinnovato infine «il suo appello per un immediato cessate-il-fuoco» ed espresso «la sua speranza profonda per il dialogo, la riconciliazione e la pace duratura nella regione».
Intorno alle 10 ora italiana di oggi, un’agenzia Ansa ha informato che un raid israeliano aveva da poco colpito la parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza. Al momento, secondo le informazioni disponibili, ci sarebbero due morti e almeno 9 feriti (tutti cristiani), alcuni dei quali in gravi condizioni. Le vittime accertate sono Saad Issa Kostandi Salameh, portinaio della parrocchia, e una donna di nome Foumia Issa Latif Ayyad. Anche padre Romanelli è rimasto ferito leggermente ad una gamba: dopo essere stato curato presso l’ospedale Al Ahli di Gaza City, questi ha fatto ritorno nella sua comunità. Tra i colpiti risulta pure Suhail Abo Dawood, giovane giornalista e collaboratore del nostro giornale, ferito gravemente da una scheggia che gli ha perforato la schiena. Danni materiali sono stati causati alla struttura della chiesa, unico punto di riferimento della piccola comunità cristiana della Striscia.
Raggiunto al telefono dai media vaticani, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini, ha spiegato che ci vorrà del tempo per capire nel dettaglio quanto avvenuto: le informazioni sono «ancora parziali, perché la comunicazione con Gaza non è semplicissima, soprattutto oggi». Sulla dinamica del raid, il porporato ha dichiarato che i colpi sembrano essere partiti da un tank, «l’Idf dice per errore, ma non lo sappiamo». Oltre ai due deceduti, «quello che sappiamo per certo è che ci sono» ancora «feriti gravi, e altri più lievi». Pizzaballa ha poi sottolineato il desiderio di raggiungere Gaza: «Cerchiamo sempre» di farlo «in tutti i modi possibili, direttamente e indirettamente». Ma adesso «bisogna capire cosa è accaduto, cosa si deve fare, soprattutto per proteggere la nostra gente, naturalmente cercare di verificare che queste cose non accadono più e poi si vedrà come proseguire». Certamente «non li lasceremo mai soli», ha concluso il patriarca.
In una nota anche il patriarcato di Gerusalemme ha espresso «profonda condanna» per l’accaduto: «Prendere di mira un luogo sacro che attualmente ospita circa 600 sfollati, la maggior parte dei quali bambini e 54 persone con bisogni speciali, è una flagrante violazione della dignità umana» e «della santità della vita e della sacralità dei luoghi religiosi, che dovrebbero fornire un rifugio sicuro in tempo di guerra».
Israele, pur esprimendo «profondo rammarico per il raid sulla chiesa», si è giustificato sostenendo si sia trattato di «un errore di tiro».
La situazione nella Striscia rimane drammatica nel suo complesso. Secondo l’Unicef più di 17.000 bambini sarebbero stati uccisi e 33.000 feriti nei quasi 22 mesi di guerra, con una media di 28 vittime infantili al giorno: l’equivalente di una classe scolastica. La direttrice dell’agenzia Onu per l’infanzia, Catherine Russell, ha denunciato condizioni di vita «catastrofiche», con un milione di minori a rischio, quasi 6.000 bambini gravemente malnutriti e l’accesso alle cure neonatali crollato del 70%. Anche ieri le vittime registrate sono state diverse decine, facendo salire il bilancio a oltre 58.500, secondo le autorità di Gaza controllate da Hamas.
Sul fronte dei negoziati per la tregua, mentre ancora si discute delle responsabilità dell’ennesima strage verificatasi nella mattinata di mercoledì presso il centro di distribuzione del cibo della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) — 20 persone morte nella ressa — ieri sera il presidente Usa, Donald Trump, ha ricevuto alla Casa Bianca il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani. I colloqui a Doha, intanto, sono entrati nella seconda settimana. Hamas ha negato i progressi riportati dai media israeliani, accusando il governo di Benjamin Netanyahu di voler mantenere il controllo militare della Striscia. Hamas insiste sul ritiro completo e nei giorni scorsi ha respinto una proposta che avrebbe mantenuto l’Idf in oltre il 40% dell’enclave. Israele, dal canto suo, starebbe rivedendo le mappe della sua ritirata, ma allo stesso tempo ha accusato di «inflessibilità» la controparte. Il capo di Stato maggiore, Eyal Zamir, ha avvertito però che, se non si raggiungerà presto un accordo sulla questione degli ostaggi, l’esercito «intensificherà ed espanderà» l’offensiva contro Hamas. Nel frattempo i mediatori qatarioti continuano a manifestare ottimismo, smentendo che i colloqui siano in stallo, mentre Trump ha assicurato di avere «buone notizie da Gaza» per quanto riguarda il cessate-il-fuoco. Ma il mondo rimane ancora con il fiato sospeso.(roberto paglialonga)