Paul McCartney e quel video per un inno pacifista

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16 luglio 2025

di Gaetano Vallini

Il riferimento di Leone XIV a una canzone di Paul McCartney nel videomessaggio per la “Partita del cuore” è davvero una chicca per intenditori. Riferendosi infatti al noto episodio della “tregua di Natale” del 1914, quando durante la prima Guerra mondiale vicino a Ypres, in Belgio, soldati nemici deposero temporaneamente le armi per scambiarsi doni, cantare insieme e giocare a calcio, il Pontefice cita l’ex Beatle senza indicare il titolo del brano. Si tratta di Pipes of Peace, dall’omonimo album del 1983, che però nel testo non fa alcun riferimento a quell’episodio, che invece — ed è qui la chicca — è il fulcro del videoclip girato per lanciare il 45 giri (erano i primi anni delle tv musicali).

Nel libro Paul McCartney. The Lyrics (2021), dove racconta la genesi di ogni suo brano, l’artista ricorda che «è stato molto divertente girare il video di questa canzone. Il regista era un tizio di nome Keith McMillan… Stavamo discutendo insieme di Pipes of Peace e mi sono ricordato della sequenza di un filmato che avevano fatto vedere in televisione quando ero ragazzo». Un filmato che mostrava appunto quell’episodio così singolare.

Nel video McCartney — oggi ottantatreenne — interpreta contemporaneamente i ruoli di due soldati nemici, uno inglese, l’altro tedesco. Li si vede entrambi nelle rispettive trincee ricevere dalle mogli una lettera accompagnata da una fotografia. È la vigilia di Natale, sul fronte non si spara e i due, insieme ad altri commilitoni, escono disarmati con cautela dalle trincee, incontrandosi nella “terra di nessuno”: si stringono la mano, si scambiano le foto, mentre gli altri fraternizzano, improvvisando anche una partita di calcio. Lo scoppio inatteso di una bomba interrompe l’idillio. I due fuggono ognuno nella propria trincea, ma ciascuno con in mano la foto della moglie dell’altro.

Le immagini accompagnano un testo che ovviamente parla di pace. Richiamandosi a un verso di Tagore, l’autore invita ad «accendere una candela» all’amore, perché, spiega, «è quello che tutti noi desideriamo sentire: stare insieme, amarci l’un l’altro… mettercela tutta finché la guerra non sarà vinta, quella guerra che è la vita, ma anche la guerra stessa, ovunque oggi sia, che sta straziando il nostro pianeta». L’artista cita poi i versi “Songs of joy instead of / Burn, baby burn” (“Canzoni di gioia invece di / brucia, piccola, brucia”), sottolineando che il secondo «era una frase diventata famosa dopo i disordini avvenuti a Watts, durante i quali era andata distrutta buona parte del centro di Los Angeles (tumulti scoppiati per motivi razziali durati dall’11 al 17 agosto del 1965, n.d.r.). Così questa canzone, che è stata scritta molti anni dopo, è diventata una specie di inno pacifista, cosa che mi ha davvero riempito il cuore».

L’inattesa citazione papale del brano di McCartney, così come il successivo riferimento al valore della musica, è in qualche modo il riconoscimento dell’importanza che anche la Chiesa oggi attribuisce alla cultura pop e al suo enorme potenziale nel veicolare messaggi positivi.