Famiglia e relazioni

New York, 16. Raggiungere la salute e il benessere per tutti, promuovere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne: sono due obiettivi fondamentali dell’Agenda 2030 che, secondo la Santa Sede, richiedono un approccio centrato sulla persona e sulle relazioni, non su mere agende ideologiche. Lo ha ribadito l’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenendo il 14 e il 15 luglio a due sessioni dell’High-level political forum, dedicate rispettivamente agli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) 3 e 5.
Parlando del diritto alla salute, l’arcivescovo ha ricordato che «la salute non è semplicemente l’assenza di malattia, bensì uno stato olistico di benessere fisico, psicologico, sociale, spirituale ed emotivo». Essa, ha sottolineato, «è parte vitale dello sviluppo umano integrale». Eppure, monsignor Caccia ha constatato che «i progressi verso il raggiungimento dell’Sdg 3 rimangono disomogenei». Le disparità restano profonde: «Milioni di persone non hanno ancora accesso all’assistenza sanitaria di base», i tassi di mortalità materna sono stagnanti e tante sofferenze legate alla salute mentale «restano invisibili». Per affrontare questi ostacoli, servono «politiche integrate» che riconoscano l’interdipendenza tra la salute e altri obiettivi, come la lotta alla povertà, la nutrizione, l’istruzione, l’acqua e i servizi igienico-sanitari, il finanziamento allo sviluppo. Soprattutto, ha rimarcato Caccia, la salute deve essere garantita «ai membri più vulnerabili della famiglia umana: i nascituri, i bambini, gli anziani, le persone con disabilità, i migranti e coloro che vivono in aree di conflitto».
E proprio di dignità umana, uguale e «inalienabile», il presule ha parlato nel suo secondo intervento, citando la dichiarazione Dignitas infinita del Dicastero per la Dottrina della Fede. La piena uguaglianza, ha detto, richiede più del semplice riconoscimento formale: servono «condizioni che permettano lo sviluppo integrale delle donne», come l’accesso all’istruzione di qualità, all’assistenza sanitaria, a un lavoro dignitoso e alla vita pubblica. Ha poi messo in guardia contro una visione individualista e utilitaristica del ruolo femminile: «Le donne non vanno ridotte a strumenti di agende economiche o politiche». Occorre invece valorizzare «la complementarità tra uomo e donna» e riconoscere la famiglia come luogo originario di relazioni. Per questo, ha concluso, le politiche di genere devono «sostenere e proteggere le famiglie, la maternità e la genitorialità», insieme alla promozione dell’uguaglianza.