Un borgo in preghiera

Una preghiera per i governanti delle nazioni, affinché «si pongano al servizio del bene comune, per costruire un futuro di giustizia e di pace»; una per i tanti «fratelli e sorelle provati nel corpo, nello spirito e nella dignità», perché la grazia del Signore «li conforti e la carità dei fratelli li soccorra»; e una per «gli operatori del turismo e del tempo libero», così che «siano strumenti di serenità e benessere nel far gustare le bellezze del creato e dell’arte». Sono state alcune delle intenzioni elevate ieri mattina, 13 luglio, nella parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo, durante la messa presieduta da Leone XIV.
Tantissimi i fedeli radunati dentro la piccola chiesa a pochi passi dal Palazzo Apostolico del comune laziale sul Lago di Albano, meta di vacanze estive dei Pontefici. Qui, a Villa Barberini, dal 6 luglio, soggiorna Papa Prevost; vi resterà fino a domenica prossima, 20 luglio, e poi vi tornerà per alcuni giorni a metà agosto.
Il vescovo di Roma ha raggiunto la parrocchia a bordo di una vettura elettrica scoperta — donatagli lo scorso 3 luglio —, accolto da una folla festante di residenti, fedeli e negozianti assiepati dietro le transenne soprattutto nella centralissima piazza della Libertà. Dagli altoparlanti situati lungo il percorso risuonavano i canti del coro che introducevano alla messa e spesso la golf kart con a bordo il Papa rallentava per consentirgli di benedire alcuni bambini e salutare i fedeli più vicini. Esclamazioni gioiose in inglese, portoghese, italiano e altre lingue ancora risuonavano nell’aria. Bambini, scout, sacerdoti, suore, gruppi di motociclisti, fedeli statunitensi che sventolavano bandiere del Paese di origine del Pontefice, affollavano corso della Repubblica e piazza della Libertà.
Sul portone d’ingresso della chiesa parrocchiale, Leone XIV si è fermato per un breve saluto ai presenti. Quindi è entrato nell’edificio di culto progettato da Gian Lorenzo Bernini su commissione di Alessandro VII e intitolata all’arcivescovo agostiniano di Valencia, le cui reliquie Papa Prevost custodisce in due croci pettorali. Il Pontefice si è raccolto per qualche istante in preghiera, in ginocchio, davanti al Santissimo Sacramento, mentre il coro intonava Tu es Petrus.
Indossati i paramenti, Leone XIV ha quindi presieduto la messa, concelebrata, tra gli altri, dal cardinale gesuita Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, dal vescovo della diocesi suburbicaria di Albano, Vicenzo Viva, dal rettor maggiore del salesiani, don Fabio Attard, e dal parroco salesiano Tadeusz Rozmus. Presenti anche numerosi sacerdoti, religiose e religiosi, autorità civili e militari; e in tanti hanno seguito il rito dall’esterno, grazie alla filodiffusione.
Alla liturgia della Parola la prima lettura è stata tratta dal libro del Deuteronomio (30, 10-14), seguita dal Salmo 18 «I precetti del Signore fanno gioire il cuore» e dalla seconda lettura tratta dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi (1, 15-20). Il Vangelo proclamato è stato quello di Luca (10, 25-37), incentrato sulla parabola del buon samaritano, commentata dal Pontefice durante l’omelia.
Al termine Leone XIV ha donato alla parrocchia una patena e un calice, simboli e «strumenti di comunione». Un applauso, partito spontaneamente prima dell’antifona mariana conclusiva Salve Regina, ha sottolineato il momento. Poi, il Papa si è soffermato a salutare alcuni rappresentanti della comunità parrocchiale, tra cui i ragazzi dell’oratorio “Don Bosco” che gli hanno donato un pallone da basket, ipotizzando scherzosamente una partita proprio con il vescovo di Roma. Dai responsabili di un centro sportivo locale, inoltre, sono giunti in dono una maglietta e un cappellino bianco con la scritta “Leone XIV” e il richiamo al motto pontificio In illo uno unum.
Infine il Papa si è trasferito a piedi in piazza della Libertà per la recita dell’Angelus. Giunto davanti al portone del Palazzo Apostolico, ha guidato la preghiera mariana sostando in piedi, su un tappeto rosso, circondato dall’affetto e dall’entusiasmo dei presenti. Dopodiché ha salutato personalmente alcune persone delle prime file. Strette di mani, carezze, benedizioni, hanno concluso l’intensa mattinata vissuta con grandissima emozione dai presenti: sia da chi era di passaggio nel comune dei Castelli Romani, sia da chi vi abita da generazioni.
«Per noi, il Papa è come un vicino di casa», ha detto ai media vaticani Assunta Ferrini. La sua famiglia è proprietaria di un storico ristorante situato a pochi passi dalla parrocchia pontificia. «Bellissimo! È stato veramente bello vedere tanta gente radunata qui sin dalle prime ore del mattino», le ha fatto eco Pierluigi Fortini, anch’egli titolare di un punto di ristoro. Sabato sera ha chiuso tardi il locale per spostare tutti i tavoli e le sedie. Ma «nonostante la fatica — ha detto — è una grande emozione vedere il Papa qui. Spero che apprezzi Castel Gandolfo e venga a trovarci più spesso».
Per i coniugi Megan e Paul Llanos, originari di New York sposatisi a maggio e in questi giorni in Italia per il viaggio di nozze, vedere il Pontefice da vicino è stata come una benedizione per la loro unione. «È magico, non ci posso credere», ha affermato la donna nativa di Chicago, come Robert Francis Prevost, che perciò sente ancora più forte il legame con il Pontefice.
Di «una giornata speciale» ha parlato anche il sacerdote brasiliano Richard Strazza da Silva: è venuto in Italia in pellegrinaggio giubilare con altri due confratelli e non aveva mai visto prima Castel Gandolfo, né tantomeno gli era capitato di trovarsi così vicino a Leone XIV. «L’opportunità di vedere questo posto bello, immerso nella natura, e vedere la cattolicità della Chiesa che si riunisce qua, in questo piccolo spazio, è una gioia immensa», ha commentato.
Carmela Umana, 74 anni, abita nella cittadina lacustre da quarant’anni e fa parte del Movimento dei focolari che proprio qui gestisce il Centro Mariapoli. «Volevo essere presente per accogliere il Papa, salutarlo e ringraziarlo per il suo “sì” alla guida della Chiesa. Ha bisogno delle nostre preghiere e del nostro sostegno. È come se fosse il “primo cittadino” qui: il sindaco è importante, ma il Papa lo è ancora di più perché espressione di tutta l’umanità», ha concluso.