Intervista al vescovo Dario Gervasi, segretario aggiunto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita

Per insegnare ai giovani
a guardare il cielo

 Per insegnare ai giovani a guardare il cielo  QUO-158
10 luglio 2025

di Lorena Leonardi

La vecchiaia come uno scrigno di tesori da scoprire, la mentalità dell’integrazione da sviluppare, le buone pratiche da adottare e mantenere, il kit pastorale per coinvolgere chi non ha la possibilità di spostarsi. Sono i punti salienti dell’intervista concessa ai media vaticani dal vescovo Dario Gervasi, segretario aggiunto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, ente promotore della Giornata mondiale dei nonni e degli anziani.

Secondo l’immaginario comune, la speranza appartiene ai giovani, a chi in qualche modo ha tutta la vita davanti a sé. Eppure Leone XIV nel suo messaggio dice che si può essere segni di speranza a ogni età. Un cambio di prospettiva importante...

Oggi c’è questa cultura cosiddetta dell’anti-aging, dell’anti-invecchiamento, che in realtà è un punto di vista non molto felice, perché l’invecchiamento è un processo inarrestabile. Invece la prospettiva del Papa, così come quella biblica, conferisce a ogni età un proprio valore. La vecchiaia è una fase preziosa, ricca di tesori da scoprire, come la sapienza accumulata nella vita vissuta e la conoscenza della fedeltà di Dio sperimentata nei lunghi anni.

Affinché queste ricchezze non si disperdano, quali proposte pastorali possono contribuire a favorire un reale coinvolgimento degli anziani nella vita ecclesiale?

Le proposte possono essere tante, a partire dalle più semplici, come una visita alle famiglie, o un tempo di ascolto delle testimonianze di chi è più in là con gli anni, ma anche vivere celebrazioni, uscite, eventi, miscelando la presenza degli anziani a quella delle famiglie, con i bambini, in maniera che i nonni siano sempre integrati. Ci sono tante buone pratiche in giro, è importante che gli anziani siano al centro della vita della Chiesa e continuino ad esserlo là dove già sono una parte attiva delle comunità parrocchiali.

Specialmente in estate, gli anziani sono i grandi dimenticati delle città deserte, ma l’impressione generale è che nella società della performance e del profitto vengano percepiti come inutili. Dobbiamo rassegnarci all’idea che smettendo di produrre non si esiste più?

Questa è veramente un’idea malsana che dobbiamo contrastare per recuperare il senso della vita: associare quest’ultima alla produzione è degradante per la nostra umanità. Le persone mature ci riportano a una dimensione fatta di gratuità, di dono, possono spendere il tempo senza pensare all’utilità. Con la loro generosità verso i più giovani, li rendono più forti: le cose si possono fare insieme, dove ci sono gli anziani c’è un di più, non un di meno.

In che modo l’intergenerazionalità può costituire una risorsa nell’utilizzo della tecnologia e nella trasmissione della fede?

I giovani possono aiutare gli anziani a entrare nel mondo della tecnologia e chi ha più anni può facilitare i giovani a umanizzare la vita moderna. Le nuove generazioni fanno fatica a guardare il cielo: quanto è bella una nonna che che accompagna un nipote in chiesa e gli insegna a fare il segno della croce? Oppure sentire un nonno che parlando con i nipoti dice “che sia fatta la volontà di Dio”? Non esiste modo migliore per apprendere la fede.

Quali indicazioni per prepararsi all’appuntamento del 27 luglio?

In vista dell’imminente Giornata mondiale dei nonni e degli anziani abbiamo diffuso un kit pastorale con preghiere, materiali e spunti liturgici pensati per coinvolgere le persone nelle parrocchie del mondo, quanti non riusciranno a partecipare di persona per la distanza, quanti non possono spostarsi perché abitano nelle case di cura o vivranno la ricorrenza nel centro diurno dove trascorrono il tempo. Per i giovani, visitare un anziano rappresenta un’opportunità di incontro con la testimonianza di Dio che vive in esso, abbracciarlo è come stringere il segno della fedeltà del Signore. In proposito Leone XIV ci dice che gli anziani ci aiutano a sperare e hanno essi stessi la possibilità di sperare sempre.

Come Dicastero, quali iniziative avete in cantiere?

Un convegno internazionale sarà occasione, il prossimo ottobre, per riflettere su alcuni aspetti importanti della vita degli anziani, dalla spiritualità alla cultura dello scarto passando per il ruolo all’interno delle comunità ecclesiali. Abbiamo già iniziato e continuiamo a tenere una serie di incontri a livello continentale via Zoom con i responsabili degli uffici per gli anziani delle Conferenze episcopali del mondo: davvero pian piano sta crescendo una nuova consapevolezza per guardare agli anziani come segni di speranza.