Sulla rivista «Piazza San Pietro» la risposta del Papa alla lettera di una giovane madre di tre figli

«I bambini hanno il diritto
a una pace autentica, giusta e durevole»

 «I bambini hanno il diritto a una pace autentica, giusta e durevole»  QUO-157
09 luglio 2025

«La guerra non avrà il sopravvento. E i bambini hanno il diritto ad una pace autentica, giusta e durevole». Lo scrive Leone XIV sul magazine «Piazza San Pietro», edito dalla basilica Vaticana e diretto dal francescano conventuale Enzo Fortunato. In continuità con il predecessore Francesco, Papa Prevost risponde ai lettori della rivista e, nel numero di luglio, “dialoga” per via epistolare con Zaira, una giovane madre beneventana di tre figli, la quale pone un interrogativo angosciante: «Cosa ne sarà se tutto verrà travolto dalla guerra?». Oltre alla risposta del Pontefice — che pubblichiamo di seguito — nelle pagine di questo mese si parla del Giubileo dei Giovani (28 luglio-3 agosto) e, in un editoriale, padre Fortunato riflette sulla «Chiesa che si lascia interrogare» e che non teme le domande della vita.

Cara Zaira,

il suo è un grido che arriva al cuore di Dio. E Dio ci raggiunge sempre nei luoghi anche più difficili e tragici dove noi stiamo. Questa è la nostra fede e la nostra speranza, che non viene meno nemmeno nelle realtà più drammatiche. Possiamo avere momenti di smarrimento, di spaesamento, ma anche in quegli spazi dell’anima e dei territori, Dio — che è amore — non ci abbandona mai! Non dobbiamo dimenticarlo e dobbiamo testimoniarlo a tutti, a cominciare dalla famiglia in cui viviamo.

Questo non significa rimanere immobili o inerti. Al contrario, il fuoco dell’amore di Dio, attraverso l’incontro con Gesù Cristo vivo nell’Eucaristia, ci richiama continuamente ad agire per il bene e per l’unità della famiglia umana.

Come ho detto nel primo incontro con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede (16 maggio 2025), la pace nella prospettiva cristiana – come anche in quella di altre esperienze religiose – è anzitutto un dono, il primo dono di Cristo: «Vi do la mia pace» (Gv 14, 27). «Essa è però un dono attivo — dicevo in quell’occasione —, coinvolgente, che interessa e impegna ciascuno di noi, indipendentemente dalla provenienza culturale e dall’appartenenza religiosa, e che esige anzitutto un lavoro su sé stessi. La pace si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi».

In questo senso evidenziavo il contributo fondamentale delle religioni per favorire, con il dialogo, contesti di pace. Certo, per rispondere alla sua domanda, la situazione appare talora priva di vie d’uscita con rischi conseguenti di aggravamento, ma è per questo che siamo chiamati tutti con urgenza a compiere quella purificazione del cuore per costruire relazioni di pace.

Per questa ragione dobbiamo rafforzare la nostra preghiera al Dio della pace. Quanto tempo dedichiamo alla preghiera comunitaria e anche personale per invocare ogni giorno la pace?

Contemporaneamente insistiamo per il dialogo a ogni livello, per promuovere una vera cultura dell’incontro e non dello scontro, e anche della limitazione del potere, come chiedeva sempre il mio amato predecessore Papa Francesco. La sfida è saper coniugare la preghiera con i gesti coraggiosi necessari e con la pazienza faticosa dei piccoli passi. La guerra non avrà il sopravvento. E i bambini hanno il diritto a una pace autentica, giusta e durevole.

Aiutiamoci nel cammino comune in questo Giubileo fondato sulla speranza che non delude.

Grazie, Zaira, per la sua riflessione.

Benedico lei e la sua famiglia.

Leo XIV