
La sesta telefonata dell’anno tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, non ha portato a nulla di costruttivo per la pace in Ucraina; al contrario, ha messo in evidenza la volontà del leader del Cremlino di «perseguire i suoi obiettivi», vale a dire «l’eliminazione delle ben note cause profonde che hanno portato alla situazione attuale, una situazione di scontro acuto», secondo quanto dichiarato dal consigliere per la Politica estera, Yuri Ushakov.
Nel colloquio di circa un’ora (dove sono stati affrontati altri temi), Trump è tornato a chiedere a Putin di porre fine al conflitto in Ucraina, ma il presidente russo ha ancora una volta fatto muro. Stavolta non si è neppure nascosto dietro a vuote promesse, a parte la reiterata disponibilità a proseguire i negoziati diretti con Kyiv dopo le due tornate tenute a Istanbul, in Turchia. «La Russia — ha precisato Putin — non rinuncerà a suoi obiettivi» nell’“operazione speciale” in Ucraina. Nessun compromesso, quindi, con l’invasione militare e i bombardamenti russi che proseguono. Poche ore dopo la telefonata, infatti, l’esercito russo ha compiuto un massiccio attacco aereo sulla capitale ucraina, Kyiv, uno dei più vasti in assoluto. L’aeronautica ha infatti precisato che sono stati lanciati ben 539 droni e 11 missili. Il bilancio è di almeno 19 persone ferite.
Il nulla di fatto è stato certificato dallo stesso Trump. «Ho detto a Putin che non sono contento. Non ho fatto alcun progresso», ha dichiarato. La telefonata, tenuta poche ore dopo l’annunciato stop all’invio di armi a Kyiv da parte degli Stati Uniti, è stata quindi ben lontana dal chiarire un quadro che, per il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, rischia di divenire più cupo. E, non a caso, Zelensky si è recato ieri ad Aarhus, in Danimarca, in occasione dell’inizio del semestre di presidenza di turno danese dell’Ue. Una sortita non programmata che ha comunque avuto esiti positivi, dato che Zelensky — che oggi dovrebbe avere un colloquio telefonico con Trump — ha ottenuto nuove assicurazioni sul sostegno militare dell’Europa, ma che, con un progressivo disimpegno statunitense, rischia di essere monca. Dopo la telefonata con Putin, il presidente statunitense ha comunque tenuto a precisare che le forniture di armi all’Ucraina non sono state interrotte, «ma ne abbiamo inviate troppe in passato e ora dobbiamo essere sicuri di averne abbastanza per noi».
Da Aarhus, il presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha invitato i Ventisette ad attivare Safe, lo strumento ideato per i progetti comuni nella difesa europea. Progetti nei quali, è stato assicurato, Kyiv entrerà con pieno diritto. «Safe serve anche a difendere l’Ucraina», ha sottolineato Von der Leyen. Copenaghen, dal canto suo, ha certificato che farà da apripista ad una iniziativa che nei prossimi mesi potrebbe prendere quota: permettere alle aziende ucraine di produrre armi nei singoli Paesi dell’Unione euroipea.
Durante la conversazione telefonica tra Trump e Putin, scrive il quotidiano statunitense «The New York Times», i due leader hanno confermato il loro interesse nella realizzazione di alcuni progetti di cooperazione tra Russia e Stati Uniti, soprattutto sui fronti dell’energia e dell’esplorazione spaziale. Si è parlato anche di Iran.