L’intervento dell’arcivescovo Caccia alla Conferenza di Siviglia

Lo sviluppo serva la dignità
di tutte le persone

 Lo sviluppo serva la dignità  di tutte le persone  QUO-152
03 luglio 2025

Siviglia, 3. Lo sviluppo è prima di tutto una questione di «persone» e non solo di «indicatori, strumenti o istituzioni», deve «promuovere la dignità di ogni persona umana», poiché è al servizio del benessere di tutti e non dell’economia. Per questo la Santa Sede ritiene fondamentale una riduzione del debito e necessaria «un’azione urgente e coerente su larga scala», anche attraverso gli impegni assunti nel Compromiso de Sevilla. Monsignor Gabriele Giordano Caccia, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, nel suo intervento alla IV Conferenza internazionale sul finanziamento allo sviluppo, in corso a Siviglia fino ad oggi, 3 luglio, indica la via più efficace «per raggiungere lo sviluppo umano integrale» che, per la Santa Sede, resta «un multilateralismo inclusivo, principale e giusto», basato sulla «solidarietà e sulla ricerca del bene comune».

La Santa Sede, spiega Caccia, «ritiene che l’attuale architettura finanziaria non rifletta totalmente questa visione integrale» di sviluppo, necessario soprattutto a chi è più in difficoltà. La Comunità internazionale, invece, spesso esprime «decisioni e priorità» che, anziché servire il bene comune, lasciano in difficoltà i più vulnerabili, non soddisfacendo basilari esigenze come «l’accesso all’acqua potabile, al cibo adeguato, all'istruzione di qualità e all'assistenza sanitaria essenziale». La dignità umana, spiega ancora l’arcivescovo, è rispettata quando si persegue «uno sviluppo integrale vero che abbracci il progresso economico, sociale, ambientale, spirituale e culturale di ogni persona». Di qui la necessità che «il finanziamento per lo sviluppo» non si concentri solo sull’economia, ma adotti «un approccio integrale che favorisca la fioritura di ogni persona, ogni famiglia, ogni comunità e ogni nazione, senza eccezioni».

L’insostenibilità del debito è uno «degli ostacoli più grandi per soddisfare le esigenze basilari», prosegue l’Osservatore Permanente. Un importante ruolo nello sviluppo lo ha «la responsabilità nel prestito e nel prestare», che deve basarsi sulla responsabilità, sulla sostenibilità e sulla protezione della dignità umana. Ma così purtroppo non è: l’attuale «architettura del debito» e i «conseguenti oneri del debito», soffocano «le prospettive di sviluppo di molti Paesi in via di sviluppo», impedendo di investire «nella sanità, nell’istruzione, nell’infrastruttura di base e nella resilienza climatica», aspetti vitali «per lo sviluppo integrale delle persone e per lo sviluppo a lungo termine degli Stati».

La Santa Sede, quindi, riafferma che «la riduzione del debito è un imperativo morale e non solo una questione finanziaria», e chiede ai creditori, durante questo Anno Santo per la Chiesa cattolica, «di rinnovare il loro impegno per fornire una riduzione del debito completa e tempestiva, compresa la cancellazione, soprattutto per i Paesi in situazioni speciali». Oltre a questo, si esorta la comunità internazionale «ad affrontare le lacune sistemiche attraverso una riforma dei meccanismi finanziari internazionali».

Nessuna nazione, è la conclusione, «può affrontare le sfide del finanziamento da sola», solo attraverso la cooperazione e un senso condiviso di responsabilità morale «il finanziamento per lo sviluppo può servire la dignità di tutte le persone». Il momento di agire, è il forte richiamo, «è adesso, non come entità isolate, ma come un’unica famiglia umana».