Se a ridare fiducia

Non un mero prestito di denaro ma un “percorso di fiducia” dove il microcredito diventa «leva per affrontare un bisogno concreto ma anche per recuperare dignità, consapevolezza e autonomia». Dopo la presentazione avvenuta nel marzo scorso, ha preso ufficialmente il via ieri, 30 giugno, Mi fido di noi, nuovo strumento di finanziamento sociale promosso dalla Conferenza episcopale italiana e da Caritas Italiana, in collaborazione con la Consulta nazionale antiusura e una rete di sessantotto diocesi aderenti. Il progetto offre una possibilità di ripartenza a persone che non hanno accesso al credito ordinario, attraverso piccoli prestiti (fino a 8000 euro, a tasso zero) inseriti in un percorso personalizzato e costruito insieme. Non solo un aiuto economico, precisa l’arcivescovo Giuseppe Andrea Salvatore Baturi, segretario generale della Cei, ma «un intervento a 360 gradi che permette di creare intorno alla persona una rete di solidarietà capace di accompagnarla e di colmare quella solitudine dentro cui la povertà economica si dilata».
Domani, futuro, dignità, speranza, soprattutto fiducia le parole più usate per descrivere l’iniziativa della quale sono principali destinatari famiglie italiane e straniere residenti, con a capo soggetti temporaneamente fuori dal mercato del lavoro, ma anche persone singole, anziani soli, giovani disoccupati in condizioni di povertà, studenti, donne vittime di violenza. Vari possono essere i motivi del bisogno: da un momentaneo stato di disoccupazione alla riduzione dell’orario di lavoro, da una crisi di liquidità dovuta a cause di forza maggiore o a emergenze di vario tipo alla perdita dell’autosufficienza propria o di un componente del nucleo familiare. Mi fido di noi vuole essere — afferma la Chiesa italiana — «un segno concreto del Giubileo, una chiamata alla remissione del debito e alla ricostruzione di legami in una società spesso frammentata». Restituire fiducia a chi è in difficoltà: questo il principale obiettivo del progetto che prevede l’accompagnamento della persona attraverso strumenti educativi e relazionali e l’erogazione di microcrediti a condizioni agevolate, ma anche una raccolta fondi tramite versamento su conto corrente per alimentare la quota a disposizione. È proprio la relazione la caratteristica peculiare dell’iniziativa: chi ha bisogno può rivolgersi a “punti di contatto” dove viene accolto, ascoltato e orientato da tutor di comunità, volontari, operatori, fondazioni e servizi territoriali. Si crea così una rete, con le Caritas diocesane al centro, che valorizza la persona rafforzandone l’autonomia e promuove «la responsabilità collettiva e una nuova cultura del risparmio e della sobrietà, contrastando illusioni dannose come l’indebitamento compulsivo o la pratica dell’azzardo».
Sono state individuate cinque fondazioni antiusura (la San Bernardino di Milano, la Salus Populi Romani di Roma, la San Nicola e Santi Medici di Bari, la Santi Mamiliano e Rosalia di Palermo e la Sant’Ignazio da Laconi di Cagliari) che effettueranno l’analisi delle richieste e della situazione dei richiedenti. Banca Etica invece fornirà il supporto tecnico per la gestione delle risorse economiche, garantendo un corretto monitoraggio dei flussi finanziari. Il prestito di piccole dimensioni può consentire al beneficiario di affrontare spese necessarie che altrimenti non potrebbe sostenere per mancanza di disponibilità finanziaria: «Attraverso l’accesso agevolato al credito, a tasso zero e con il solo costo della commissione di gestione a carico del richiedente, affrontare una spesa imprevista diviene possibile, a condizione che ci sia l’obiettiva capacità di rimborsare il prestito». Il piano viene concordato dal richiedente insieme al tutor diocesano e prevede fino a un massimo di 60 rate mensili. L’erogazione dei prestiti si concluderà entro il 31 dicembre 2026 mentre la fase di rimborso delle rate potrà proseguire fino al 31 dicembre 2031. (giovanni zavatta)