Le nuove generazioni
nel mondo
dell’Intelligenza artificiale

 Le nuove generazioni nel mondo dell’Intelligenza artificiale  QUO-150
01 luglio 2025

di Anna Maria Tarantola*

La rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo presenta caratteristiche del tutto nuove rispetto alle precedenti rivoluzioni soprattutto per la sua rapida e continua evoluzione e l’enorme impatto che sta producendo su tutti gli aspetti della vita umana. Di particolare rilievo è lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale (IA). Papa Francesco in molti suoi interventi (Laudate Deum, Messaggio per la giornata della pace 2024, discorso al G7) ha evidenziato la pressante necessità di conoscere l’IA in tutti i suoi aspetti, positivi e negativi, e di avere il coraggio di proporre azioni correttive e, se necessario, frenare l’Intelligenza artificiale quando va a detrimento del benessere di tutta l’umanità, nessuno escluso.

Il diffuso uso di strumenti digitali ha un rilevante effetto sulle giovani generazioni che ne sono grandi consumatrici spesso non consapevoli dei connessi rischi a causa della loro fiducia incondizionata nella tecnologia (cosiddetto “ottimismo ingiustificato”). Questo loro atteggiamento comporta un’elevata probabilità, superiore a quella degli adulti, di essere catturati/influenzati dai pochi centri di potere che controllano un’enorme massa di dati e di informazioni senza precedenti, li profilano secondo le logiche di mercato, modificando la loro percezione della realtà.

Si tratta di una vera e propria dipendenza che sta già determinando un preoccupante cambiamento di abitudini nei giovani, con il rischio che si disabituino al pensiero e addirittura all’uso delle parole. Studi mostrano un peggioramento della qualità delle loro relazioni, una perdita di senso della realtà e anche un preoccupante aumento di mancanza o scarsità di sonno, danni alla vista, ansia, attacchi di panico e depressione.

Non possiamo rimanere inerti di fronte a questa situazione. In particolare mi sembra urgente un cambio del modello educativo che deve riguardare sia i processi (come introdurre l’Intelligenza artificiale e come insegnare a usarla bene) sia il senso stesso dell’educazione. In particolare non dobbiamo tralasciare di fornire ai giovani, oltre alle competenze tecnico-scientifiche, la capacità del pensiero critico, il senso di sé, della propria specificità, delle proprie passioni e desideri. Un algoritmo non è in grado di promuovere la crescita della persona.

Tutti questi cambiamenti di metodo, contenuto e senso richiedono anche un urgente e ampio processo formativo degli insegnanti e delle famiglie che non vanno lasciate sole. Fondamentale è il ruolo delle università nel preparare gli insegnanti e nell’avviare opportune ricerche. Dobbiamo operare affinché il progresso tecnologico sia uno strumento capace di aumentare le potenzialità dei giovani senza danneggiarli. La sfida più grande è di essere capaci di ridare priorità alla persona attraverso l’esercizio dell’accudimento che può diventare una fonte innovativa e motivante di giustizia sociale che consente a ogni essere umano di vivere una vita gratificante. Per questo è necessario un cambiamento culturale che coinvolga le famiglie, il mondo educativo, le istituzioni, i mezzi di comunicazione, la regolamentazione.

*Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano