Il presidente Sergio Mattarella lancia l’allarme sulla situazione delle carceri italiane richiamando l’attenzione anche sul drammatico numero dei suicidi e sollecitando interventi adeguati

Insostenibile sovraffollamento

Inmates hang on to bars behind windows of a wing as they stage a protest at the San Vittore prison ...
01 luglio 2025

Un sistema carcerario «contrassegnato da una grave — e ormai insostenibile — condizione di sovraffollamento» oltre che da «condizioni strutturali inadeguate». Con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha denunciato ieri, lunedì 30 giugno, il grave disagio in cui versano le carceri italiane. Nel suo discorso pronunciato in occasione dell’incontro con il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), Stefano Carmine De Michele, e con una rappresentanza della Polizia penitenziaria, Mattarella ha lanciato l’allarme anche sul drammatico numero di suicidi nelle carceri, «che da troppo tempo non dà segni di arresto». Si tratta, ha aggiunto, «di una vera e propria emergenza sociale, sulla quale occorre interrogarsi per porvi fine immediatamente». Nel 2024, infatti, si sono registrati numeri record con 91 casi di suicidi, una tendenza putroppo confermata anche nel 2025, con almeno 33 episodi occorsi tra gennaio e maggio.

Il presidente della Repubblica italiana ha enumerato le diverse difficoltà che affronta la polizia penitenziaria nel suo impegno «reso ancor più difficile dalle preoccupanti condizioni del sistema carcerario». I luoghi di detenzione — ha auspicato Mattarella — non devono trasformarsi in «palestra per nuovi reati; in palestra di addestramento al crimine; né in luoghi senza speranza, ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato». Ogni detenuto recuperato equivale, infatti, «a un vantaggio di sicurezza per la collettività, oltre a essere l’obiettivo di un impegno notoriamente, dichiaratamente costituzionale». Per questo, però, servono investimenti, «in modo da garantire un livello dignitoso di vita e di trattamento dei detenuti e, al contempo, migliori condizioni di lavoro» per la polizia penitenziaria. Servono, dunque, «interventi da intraprendere con urgenza», anche a riguardo delle infrastrutture «nella consapevolezza che lo spazio non può essere concepito unicamente come luogo di custodia, ma deve includere ambienti destinati alla socialità, all’affettività, alla progettualità del trattamento». In questo senso occorre che gli istituti di pena, ha auspicato Mattarella, «siano dotati di nuove e più adeguate professionalità» per evitare «un improprio sovraccarico di funzioni» sulla polizia penitenziaria.

L’appello del presidente della Repubblica fotografa una situazione preoccupante, documentata anche dal XXI Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia, intitolato “Senza respiro”, presentato il 29 maggio scorso. Il sovraffollamento ha raggiunto un tasso del 133%, con circa 16.000 persone che non hanno un posto regolamentare. 58 carceri su 189 hanno un tasso di sovraffollamento superiore al 150%, fino al dato peggiore registrato a Milano San Vittore (220%), seguito da Foggia (212%) e Lucca (205%). In tutti e tre i casi, dunque, quelle carceri ospitano più del doppio delle persone che potrebbero e dovrebbero contenere.

Di questa condizione drammatica ne fanno le spese i 62.445 detenuti in Italia (dato al 30 aprile 2025), a fronte di una capienza regolamentare di 51.280 posti. Negli ultimi due anni, infatti, la popolazione detenuta è cresciuta di oltre 5.000 unità, mentre la capienza effettiva è diminuita di 900 posti.

Il sovraffollamento, però, non colpisce solo le carceri per adulti. Per la prima volta nella storia è una condizione che interessa anche gli istituti penali per minorenni dove sono 611 i ragazzi detenuti (di cui 27 ragazze). «Un record storico — riporta l’associazione Antigone — che ha caratteri preoccupanti se si pensa al fatto che alla fine del 2022 negli Ipm c’erano 381 persone. Frutto del decreto Caivano che ha fatto crescere enormemente i numeri, soprattutto dei ragazzi in custodia cautelare. Il 65% dei minorenni è infatti recluso senza una condanna definitiva». (beatrice guarrera)