Simul currebant - Nel mondo dello sport

di Valentina Vezzali*
Il Giubileo ha reso evidente che la Chiesa prende lo sport sempre più in considerazione. Attraverso lo sport, che è tante cose messe insieme, si possono accompagnare i giovani alla scoperta di un mondo che fa crescere davvero bene, perché fatto sì di performance, ma anche di inclusione, sacrifici, impegno, dedizione.
Lo sport è una grande scuola di vita e deve far parte della crescita di ciascuno. È un’esperienza che dà speranza e fa scoprire chi siamo davvero, quali sono i nostri limiti.
Lo sport è fatto di confronto, è un gioco con regole. Certo, ci sono vincitori e vinti, ti fa ottenere medaglie. Ma è bellissimo anche imparare a perdere perché poi ti rialzi: c’è una seconda possibilità, nella sport e nelle vita.
Ho avuto la fortuna di avere genitori lungimiranti che hanno avviato le loro figlie, sin da piccole, allo sport. Essere cresciuta “a pane e sport” mi ha formata come atleta nella scherma, ma anche come donna e come cittadina. Negli anni ottanta non era scontato fare sport: ricordo bene che nella mia classe ero l’unica a praticarlo. Ho avuto l’opportunità di crescere a Jesi dove la scherma ha una scuola straordinaria grazie al maestro Ezio Triccoli. Ho imparato fin da bambina che ogni risultato, nello sport e nella vita, si raggiunge attraverso il lavoro, la passione, il sacrificio che poi, essendo passione, sacrificio non è.
Nel mio fare sport c’è anche tanta fede, la mia bussola. La mia è una famiglia cristiana. Quando entravo in palestra per un allenamento o una gara sceglievo un angolino per restare sola con me stessa. Un momento per concentrarmi e per riflettere. Ma anche un momento per pregare. Ancora oggi prego tantissimo la Madonnina. Ho toccato con mano che, proprio nei momenti difficili, la fede sostiene le persone nell’affrontare e superare i problemi. E raggiungere così obiettivi davvero importanti. Non mi riferisco solo allo sport.
La vera sfida è sempre con se stessi. L’avversario nello sport non è mai un nemico ma è un “compagno di viaggio” per un confronto che ti stimola a migliorare. Con la speranza, appunto, di poter diventare persone migliori. È un’esperienza che si inizia a fare da piccoli. I sogni sono fatti per essere coltivati e realizzati. Qualsiasi bambino abbia il sogno di diventare campione deve inseguire quel sogno, lasciandosi guidare dal fuoco che ha dentro. La mia storia insegna che niente è impossibile. È bello provarci, dando tutto se stessi, consapevoli che si può vincere o perdere.
Lo sport, infatti, non è solo agonismo. È attività motoria e fisica, ma è anche socialità, integrazione e soprattutto è una straordinaria “agenzia valoriale”.
Lo sport è il linguaggio universale che unisce i popoli — pensiamo all’immagine del Villaggio olimpico — che non conosce distinzioni e differenze, ed è lo stimolo forte che spinge i tanti atleti paralimpici a uscire fuori dai Centri di riabilitazione.
Lo sport è l’adulto che fa attività motoria perché ne conosce i benefici per la salute ed è il bambino che convoglia la sua smania di muoversi dentro regole ben fisse. In fin dei conti il mondo dello sport è un universo che si regge su due pilastri: passione e valori.
Non ci sarebbe stata alcuna “Vezzali” senza la passione di un tecnico capace di trasmettere, con autorevolezza prima ancora che con autorità, non solo le nozioni della disciplina ma i veri valori della vita: il rispetto delle regole, l’avversario da non interpretare come nemico, i sacrifici necessari per raggiungere ogni obiettivo e la serietà nell’impegno.
Oggi, da donna e mamma e non solo da sportiva, sono spinta ad impegnarmi proprio dalla gratitudine nei confronti dello sport per quanto mi ha dato nel mio percorso di crescita. La mia “buona battaglia da combattere”, per citare san Paolo,̀ è proprio questa: porre le basi per una società che permetta di far avvicinare allo sport i più piccoli. È “un assalto” che vale più di un oro olimpico.
*Campionessa olimpica, mondiale ed europea di scherma