A colloquio con l’arcivescovo di Caracas, Raúl Biord Castillo

José Gregorio Hernández e madre Carmen Rendiles «santi per tutti»

 José Gregorio Hernández  e madre Carmen Rendiles  «santi per tutti»  QUO-148
28 giugno 2025

di Roberto Paglialonga

«Sarà una grande festa per il Venezuela». Ha un trasporto contagioso e parole di grande entusiasmo l’arcivescovo di Caracas, Raúl Biord Castillo, mentre in un’intervista con i media vaticani parla «dell’approvazione della canonizzazione dei primi due santi venezuelani», José Gregorio Hernández e madre Carmen Rendiles, «proprio in quest’anno giubilare». Monsignor Biord, che si trova a Roma per ricevere domani, domenica 29 giugno, solennità di Pietro e Paolo, il pallio arcivescovile dalle mani di Papa Leone XIV, spiega come José Gregorio e madre Carmen «attraversino tutte le barriere che ci dividono, quelle economiche, sociali, politiche e direi anche religiose».

Il primo, detto «il medico dei poveri», è stato un laico «che ha dedicato tutta la vita alla ricerca scientifica, all’insegnamento universitario e soprattutto alla pratica professionale della medicina per il bene di tante persone», in particolare i più poveri, per i quali provvedeva personalmente all’acquisto dei farmaci; mentre madre Carmen, una «donna molto coraggiosa, nata senza un braccio, con una condizione di difficoltà particolare», che dopo essere stata respinta da diversi istituti religiosi, riuscì comunque a diventare suora: anzi, lei stessa fondò in Venezuela la congregazione delle Suore Ancelle di Gesù, espressamente dedicata all’educazione, in un Paese che nel corso del XIX secolo rimase per ben 70 anni senza religiosi e religiose. Il riconoscimento della santità di Carmen, dunque, oltre a essere un invito alla promozione delle vocazioni alla vita consacrata, «è un riconoscimento per tutte le donne venezuelane: le nonne, le madri» che trasmettono i valori e la fede cristiana, così come «le suore che negli ospedali, nelle scuole, nei diversi quartieri hanno svolto e continuano a svolgere un grande compito». Madri e religiose «sono la presenza della tenerezza di Dio in mezzo al suo popolo», dice.

José Gregorio, aggiunge Biord, ha un “profilo” internazionale, tanto che oggi la sua devozione è «non solo in Venezuela e in tutto il continente», ma anche in molte altre parti del mondo. L’emigrazione «di più di 8 milioni di connazionali che sono all’estero» ha portato a farlo conoscere un po’ ovunque. «Lui per noi è un simbolo di unione, di esempio, ma anche di virtù cristiane, di quel Venezuela che sogniamo, di quel Venezuela che è possibile, di quel Venezuela dove i valori sono al di sopra degli interessi personali». La sua storia è quella di «un uomo straordinario», «un laico che ha dedicato tutta la sua vita agli altri»: nato in un villaggio delle Ande, al confine con la Colombia, chiamato Isnotú, nello Stato di Trujillo, e rimasto orfano molto presto, riuscì comunque a eccellere nello studio. E dopo la laurea in medicina, andò a perfezionarsi prima a Parigi, poi a Berlino, New York, Madrid. Apprese i progressi che la scienza stava facendo, riportandoli nel suo Paese, dove fondò la cattedra di microbiologia e batteriologia presso l’Università Centrale del Venezuela. Eppure «all’apice della sua carriera», racconta l’arcivescovo, decise di lasciare tutto per seguire Cristo e farsi monaco dell’ordine di san Bruno presso la Certosa di Farneta a Lucca. Anche se l’esperienza durò poco, perché a causa di una grave malattia, dovette tornare a casa per le cure. Provò di nuovo a percorrere la formazione religiosa presso il collegio Pio latinoamericano di Roma, ma ancora una volta fu costretto a rinunciare per problemi fisici. E capì allora che Dio lo chiamava alla santità nella vita secolare. Pur vivendo in un ambiente ostile al cristianesimo, «perché il positivismo di fine XIX – inizio XX secolo, era molto forte nell’ambiente accademico, in Venezuela e in tutto il mondo», riuscì sempre a unire scienza, fede e ragione, esprimendo le sue idee e facendosi rispettare «per la sua onestà e il suo lavoro».

«La santità non è questione di preti o suore: la santità è per tutti», è la convinzione di Biord, che riecheggia quanto indicato dalla Lumen gentium del Concilio Vaticano II, e rappresenta il motto della Chiesa venezuelana per le canonizzazioni: Santos para todos. «In questo momento di tante divisioni nel mondo, ma anche in Venezuela, abbiamo bisogno di cercare simboli» dei «tre valori-guida che abbiamo scelto: speranza, incontro, esempio (in spagnolo, le tre «E» di esperanza, encuentro, ejemplo). La testimonianza dei due santi può essere di ispirazione anche per la pace in un contesto internazionale segnato dalla violenza: «José Gregorio offrì la sua vita per la fine della prima guerra mondiale e morì il 29 giugno 1919, il giorno dopo la firma del Trattato di Versailles». Madre Carmen invece puntò tutto sull’educazione, dimostrando che «se non c’è educazione alla pace e al rispetto degli altri, andare avanti insieme è impossibile».

«Siamo dunque grati a Papa Francesco», conclude Biord, per aver approvato le canonizzazioni pochi giorni prima della sua morte, e a Papa Leone «per aver convocato il concistoro» e stabilito la celebrazione il 19 ottobre, Giornata missionaria mondiale 2025, non a caso intitolata «Missionari di speranza tra le genti». Dopo quella data, il 25 ottobre, è prevista anche una grande messa di ringraziamento in Venezuela, alla quale sono attese almeno 100.000 persone. Dal 29 giugno al 19 ottobre, ogni settimana verranno lanciati sulle reti sociali dei video che raccontano la storia di José Gregorio e madre Carmen, e nelle stesse settimane le offerte che verranno raccolte saranno destinate a opere sociali.