
di Leonardo Sapienza
Capita sempre più spesso di leggere considerazioni allarmanti sulla vita della Chiesa, della religione, della vita di fede. «Ormai sembra che la Chiesa non desti più alcun interesse e non richiami l’attenzione se non sugli scandali. I credenti sono consapevoli della marginalità che diventa a volte estromissione delle voci della Chiesa dal dibattito culturale, pubblico, sociale?» (Enzo Bianchi).
E ancora: «Il cattolicesimo sta andando verso l’implosione… Oggi più che nei decenni passati, la Chiesa cattolica si mostra divisa, schierata in diverse fazioni… Nella nostra società risuona una domanda: siamo gli ultimi cristiani?» (Enzo Bianchi).
Certo, in una situazione così, non si vive bene, e non si può annunciare con credibilità il Vangelo. Eppure, l’avete sentito, erano partiti in settantadue, senza aver nulla, se non la fede sulla parola di Gesù. E sono stati capaci di suscitare una nuova civiltà!
E noi? Con tanti mezzi a disposizione, e con tante conoscenze, cosa facciamo? Forse ci siamo adagiati sugli allori conquistati da altri. Siamo diventati abitudinari.
Mentre l’ordine di Gesù è quello di non fermarsi mai, di andare sempre avanti. Il nostro compito è quello di invitare gli altri ad accogliere Cristo, lasciandolo trasparire attraverso la nostra vita coerente e convincente.
E con la nostra testimonianza ricordare a tutti che Dio è l’unica bussola che può orientarci verso la felicità!
Il Vangelo in tasca
Domenica 6 luglio, XIV del Tempo ordinario
Prima lettura: Is 66, 10-14;
Salmo: 65;
Seconda lettura: Gal 6, 14-18;
Vangelo: Lc 10, 1-12. 17-20.