Il Pontefice nella solennità del Corpus Domini: «Quando ci nutriamo di Gesù, pane vivo e vero, viviamo per Lui
Offrendo tutto sé stesso, il Crocifisso Risorto si consegna a noi, che scopriamo così d’essere fatti per nutrirci di Dio»

Cristo è la risposta di Dio
alla fame dell’uomo

 Cristo è la risposta di Dio  alla fame dell’uomo  QUO-146
26 giugno 2025

«Cristo è la risposta di Dio alla fame dell’uomo». Lo ha richiamato con forza Leone XIV presiedendo nel pomeriggio di domenica scorsa, 22 giugno, i riti del Corpus Domini, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo secondo il calendario liturgico. Perché, ha spiegato il Papa commentando — durante la messa celebrata sul sagrato della basilica di San Giovanni in Laterano — il noto brano evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci, «quando ci nutriamo di Gesù, pane vivo e vero, viviamo per Lui. Offrendo tutto sé stesso, il Crocifisso Risorto si consegna a noi, che scopriamo così d’essere fatti per nutrirci di Dio». Pubblichiamo di seguito i punti nodali dell’omelia pronunciata dal vescovo di Roma durante la celebrazione, poi proseguita con la processione eucaristica, guidata dallo stesso Pontefice a piedi per le strade dell’Urbe fino a Santa Maria Maggiore, dove ha impartito la benedizione solenne con il Santissimo Sacramento.

La compassione di Gesù per i sofferenti manifesta l’amorevole vicinanza di Dio, che viene nel mondo per salvarci.

Quando Dio regna, l’uomo è liberato da ogni male.

Tuttavia, anche per quanti ricevono da Gesù la buona novella, viene l’ora della prova.

La fame del popolo e il tramonto del sole sono segni di un limite che incombe sul mondo, su ogni creatura: il giorno finisce, così come la vita degli uomini.

È in quest’ora, nel tempo dell’indigenza e delle ombre, che Gesù resta in mezzo a noi.

Quando il sole declina e la fame cresce, mentre gli apostoli stessi chiedono di congedare la gente, Cristo sorprende con la sua misericordia.

Egli ha compassione del popolo affamato e invita i suoi discepoli a prendersene cura: la fame non è un bisogno che non c’entra con l’annuncio del Regno e la testimonianza della salvezza.

Al contrario, questa fame riguarda la nostra relazione con Dio.

Cinque pani e due pesci, tuttavia, non sembrano proprio sufficienti a sfamare il popolo: all’apparenza ragionevoli, i calcoli dei discepoli palesano invece la loro poca fede.

Con Gesù c’è tutto quello che serve per dare forza e senso alla nostra vita.

All’appello della fame, risponde con il segno della condivisione.

I gesti del Signore non inaugurano un complesso rituale magico, ma testimoniano con semplicità la riconoscenza verso il Padre, la preghiera filiale di Cristo e la comunione fraterna che lo Spirito Santo sostiene.

Gesù opera secondo lo stile di Dio, insegnando a fare altrettanto.

Oggi, al posto delle folle ricordate nel Vangelo stanno interi popoli, umiliati dall’ingordigia altrui più ancora che dalla propria fame.

Davanti alla miseria di molti, l’accumulo di pochi è segno di una superbia indifferente, che produce dolore e ingiustizia.

Anziché condividere, l’opulenza spreca i frutti della terra e del lavoro dell’uomo.

Specie in questo anno giubilare, l’esempio del Signore resta per noi urgente criterio di azione e di servizio: condividere il pane, per moltiplicare la speranza.

Salvando le folle dalla fame, Gesù annuncia che salverà tutti dalla morte.

Questo è il mistero della fede, che celebriamo nel sacramento dell’Eucaristia.

La fame è segno della nostra radicale indigenza di vita, spezzare il pane è segno del dono divino di salvezza.

Prendete e mangiatene tutti! L’invito di Gesù abbraccia la nostra esperienza quotidiana: per vivere, abbiamo bisogno di nutrirci della vita, togliendola a piante e animali.

Mangiare qualcosa di morto ci ricorda che anche noi, per quanto mangiamo, moriremo.

Quando invece ci nutriamo di Gesù, pane vivo e vero, viviamo per Lui... Scopriamo così d’essere fatti per nutrirci di Dio.

La nostra natura affamata porta il segno di un’indigenza che viene saziata dalla grazia dell’Eucaristia.

Come scrive sant’Agostino, Cristo è un pane che nutre e non viene meno; che si può mangiare ma non si può esaurire.

L’Eucaristia è la presenza vera, reale e sostanziale del Salvatore, che trasforma il pane in sé, per trasformare noi in Lui.

Vivo e vivificante, il Corpus Domini rende noi, cioè la Chiesa stessa, corpo del Signore.

La processione, che tra poco inizieremo, è segno di tale cammino.

Insieme, pastori e gregge, ci nutriamo del Santissimo Sacramento, lo adoriamo e lo portiamo per le strade.

Così facendo, lo porgiamo allo sguardo, alla coscienza, al cuore della gente.

Al cuore di chi crede, perché creda più fermamente; al cuore di chi non crede, perché si interroghi sulla fame che abbiamo nell’animo e sul pane che la può saziare.

Ristorati dal cibo che Dio ci dona, portiamo Gesù al cuore di tutti, perché Gesù tutti coinvolge nell’opera della salvezza, invitando ciascuno a partecipare alla sua mensa.

Beati gli invitati, che diventano testimoni di questo amore!