Il racconto

Quell’amore
che cambia l’uomo

 Quell’amore che cambia l’uomo  QUO-145
25 giugno 2025

di Rosario Capomasi

«Interpretare una figura carismatica come quella di Cristo ha contribuito a rafforzare la mia fede. Ho vissuto questa esperienza come un vero atto di grazia divina nei miei confronti». Jonathan Roumie, che ha impersonato il ruolo di Gesù nella serie televisiva americana The Chosen — seguita da oltre 280 milioni di spettatori in tutto il mondo — nasconde l’emozione dietro gli occhiali da sole. Presente stamane con i familiari, il cast e membri della troupe cinematografica all’udienza generale di Leone XIV in una piazza San Pietro rovente fin dalle prime ore del giorno, l’attore racconta come indossare i panni del Salvatore e, con essi, la sua personalità, ne abbia trasformato l’esistenza. «Mio padre è egiziano, emigrato negli Stati Uniti d’America, mia madre irlandese e fin da piccolo ho respirato la fede cattolica in famiglia. Quello che ho imparato dai miei genitori ho cercato di trasferirlo in un ruolo interpretativo senza tante forzature. Gesù l’ho sempre visto come un uomo semplice, la cui semplicità racchiude una miriade di insegnamenti e valori che spero di essere in grado di applicare ogni giorno della mia vita».

Lunedì scorso, 23 giugno, il cast della fortunata produzione statunitense aveva presentato nella sala San Pio X in Vaticano la quinta stagione della serie — che ripercorre alcuni momenti della Settimana santa, tra i quali l’Ultima Cena —, il cui quarto episodio è stato proiettato in anteprima lo stesso giorno nella Filmoteca vaticana. «Il peso della responsabilità che sentivo nel girare determinate scene era enorme — conclude —, ma la forza della fede mi spingeva a una grande concentrazione. E l’incontro di oggi con il Papa è stato un onore incommensurabile».

Quella grazia che Roumie ha accolto nella vita, facendo eco alle parole pronunciate dal Pontefice nella catechesi odierna — «Noi non ce ne accorgiamo, ma in modo segreto e reale la grazia ci raggiunge e ... piano piano trasforma la vita» — l’hanno sperimentata, sotto forma di solidarietà e carità cristiana in questi oltre tre anni di guerra, le suore Ancelle della Vergine Immacolata, congregazione della Chiesa greco-cattolica ucraina fondata nel 1892. Questa mattina erano presenti in trenta, ma sono oltre 490 in tutto il mondo, per partecipare al pellegrinaggio giubilare, con il passaggio delle Porte sante delle quattro basiliche papali dell’Urbe unito alla preghiera per la pace nel martoriato Paese dell’Est Europa e in tutto il mondo. «Sono stati commoventi l’amore e la vicinanza di quanti ci hanno sostenuto con tutti i mezzi possibili in questi terribili anni», afferma la superiora generale Sofia Lebedowicz, che aggiunge come «la benedizione di Leone XIV a tutte noi esprime l’amore della Chiesa intera per il nostro popolo».

Centosettantacinque fedeli della diocesi piemontese di Alba, giunti l’altro ieri nella Città Eterna per vivere la loro esperienza giubilare, erano presenti in piazza San Pietro guidati dal vescovo Marco Brunetti. «Nel ricordo sempre vivo di Papa Francesco — spiega Filomena, casalinga settantenne di Grinzane Cavour — applaudiamo questo Pontefice che lo cita spesso e come lui parla con coraggio, nutrendo la speranza».

E proprio nel nome di Bergoglio, don Gheorghe Lucaci, parroco di Madonna dell’Olmo, a Cisterna di Latina, ha portato a Papa Prevost per la benedizione la statua della Madonna di Fátima, venerata dalla comunità pontina. «Era già stata benedetta da Francesco all’udienza generale del 6 ottobre 2021 — racconta — ed è davanti a Lei che i fedeli hanno pregato incessantemente per il defunto Pontefice e per ringraziarla dopo l’elezione di Leone XIV».