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Giubileo dello sport

La spiritualità del ciclismo

 La spiritualità del ciclismo  QUO-143
23 giugno 2025

di Giuseppe Saronni*

Il passaggio del Giro d’Italia in Vaticano, il 1° giugno, è stato molto importante per lo sport e per il ciclismo in particolare. Ai ragazzi del gruppo ha fatto tantissimo piacere: non capita certo tutti i giorni di entrare pedalando in Vaticano e incontrare il Papa.

Il ciclismo, poi, è uno sport di grande sacrificio, di fatica. Le parole di incoraggiamento del Papa sono state molto importanti. Oltretutto i ragazzi erano agli ultimi chilometri dopo tre settimane di gara e stavano per concludere il loro Giro d’Italia. Qualcuno con soddisfazione, qualcuno solo con grande fatica. L’incontro con il Papa proprio all’ultima tappa è stato un fatto eccezionale.

Il ciclismo ha una sua spiritualità. Ci sono tantissimi ciclisti credenti. Il nostro è uno sport particolare, rischioso e pieno di sacrifici. Sono convinto che il credente, con la sua anima, riesce a superare meglio le tante fatiche, le sfide che il ciclismo propone.

È vero che ognuno, in gruppo, sente la fede a modo suo. Ma ci sono esperienze che ci accomunano. Ad esempio negli arrivi in salita — i più faticosi — c’è sempre un santuario. E quando non ce la fai più a pedalare sulle montagne il santuario non è soltanto sinonimo di traguardo di tappa. È qualcosa di più che ha a che fare con la spiritualità. Penso al santuario della Madonna del Ghisallo, sulle strade del Giro di Lombardia.

E poi il ciclismo significa stare insieme. Sicuramente è uno sport individuale: sei tu con la tua bicicletta. Ma è anche uno sport di squadra. Da sempre c’è una partecipazione impressionante della gente sulle strade. Tra i miei ricordi più belli del Giro d’Italia ci sono i bambini schierati a salutarci. Ma anche gli operai delle aziende. Una festa di popolo.

Ciclismo sport di squadra, dunque, pur avendo il punto di forza nell’individualità che, da sola, non è vincente. Con un’anomalia che, in qualche modo, andrebbe risolta. Quando una nazionale di calcio vince il Mondiale tutti i giocatori sono “campioni del mondo”. Nel ciclismo, invece, solo chi taglia per primo il traguardo diventa “campione del mondo”, indossando per un anno la maglia iridata.

Gli avversari di tutta la stagione sono chiamati a collaborare solo per un giorno, con la maglia della nazionale: a vincere, però, è uno solo, magari proprio il tuo più agguerrito rivale. Per rivalità ne abbiamo persi di Mondiali ma, collaborando, abbiamo anche vinto.

*Campione del mondo di ciclismo, vincitore di due Giri d’Italia