L’intervento a Ginevra dell’arcivescovo Balestrero

Preservare e universalizzare la Convenzione
contro le mine antiuomo

 Preservare e universalizzare  la Convenzione  contro le mine antiuomo  QUO-142
21 giugno 2025

Ogni Stato in più che ratifica la Convenzione contro le mine antiuomo rinnova l’impegno della comunità internazionale per raggiungere l’universalizzazione di questo strumento volto a fornire assistenza alle vittime ed a prevenire ulteriori danni. Così l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu e le altre Organizzazioni internazionali con sede a Ginevra, arcivescovo Ettore Balestrero, ha salutato la ratifica da parte delle isole Marshall della Convenzione internazionale per la proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione, vendita di mine antiuomo e relativa distruzione (nota come Trattato di Ottawa). «Per questi motivi la Santa Sede è profondamente preoccupata dall’intenzione di alcuni Stati parte di ritirarsi dalla Convenzione», ha dichiarato Balestrero nel corso del suo intervento ad una sessione di lavori sul tema ieri a Ginevra.

«Ponendo la persona umana al centro, la Convenzione istituisce un chiaro legame tra disarmo e sviluppo», ha osservato il presule, che ha poi espresso «profonda preoccupazione» per il fatto che ogni anno le mine antiuomo e i residuati bellici esplosivi «continuano a mietere vittime innocenti». Spesso bambini che subiscono «ferite e traumi che cambiano la vita». L’Osservatore permanente della Santa Sede ha quindi sottolineato che i Trattati esistenti rappresentano «non solamente obblighi giuridici, ma anche impegni morali verso le generazioni presenti e future». «L’aderenza e il rispetto degli accordi internazionali sul disarmo e del diritto internazionale, incluso il diritto internazionale umanitario, non sono una forma di debolezza. Al contrario sono una fonte duratura di forza e responsabilità verso tutta l’umanità», ha aggiunto Balestrero, facendo riferimento alle parole pronunciate da Papa Francesco nel messaggio del 2022 ai rappresentanti degli Stati parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.

L’arcivescovo si è infine soffermato sull’esigenza di una riallocazione delle risorse economiche destinate alle spese militare: i 2.700 miliardi di dollari spesi in armamenti a livello globale — ha denunciato — sono «una questione di grave squilibrio e persino di scandalo». In particolare se comparate «alle limitate risorse dedicate all’assistenza di coloro che sono in stato di bisogno, a nutrire gli affamati e a promuovere lo sviluppo umano integrale». Per questo — ha indicato il presule citando nuovamente Papa Francesco — «nessuna pace è possibile senza un vero disarmo» e la Santa Sede condivide l’appello del segretario generale dell’Onu, António Guterres, secondo cui «la protezione delle vite innocenti dipende dalla nostra azione e dal nostro impegno collettivo». Nell’attuale contesto globale segnato dall’intensificarsi delle tensioni, secondo Balestrero, «è imperativo tornare alla ragione e al dialogo, utilizzando al contempo tutti i mezzi diplomatici per prevenire ogni escalation e destabilizzazione». «Non ci dobbiamo mai abituare alla guerra», ha concluso il presule citando Papa Leone XIV per rilanciare un appello a «promuovere una cultura della pace e della vita».