Nell’era digitale coniugare libertà di espressione

«Solo popoli informati possono fare scelte libere»: questa frase, pronunciata da Papa Leone XIV nell’incontro con i rappresentanti dei media lo scorso 12 maggio, è stata citata dall’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e le altre Organizzazioni internazionali con sede a Ginevra, arcivescovo Ettore Balestrero, in apertura del suo intervento al Consiglio Onu per i diritti umani sul tema “libertà di espressione ed elezioni nell’era digitale”. «Il diritto alla libertà di espressione è cruciale, in quanto permette alle persone di condividere i propri punti di vista e le opinioni liberamente, e di cercare e ricevere informazioni a sostegno del processo decisionale durante le elezioni», ha osservato Balestrero sottolineando che la Santa Sede considera la partecipazione alla politica, come riconosciuto da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, «una delle più alte forme di carità in quanto promuove il bene comune».
Molte persone oggi possono far sentire la loro voce attraverso i social media. «L’uso delle nuove tecnologie nell’era digitale può contribuire positivamente alla libertà di espressione durante i periodi elettorali» ha rimarcato il presule, rilevando d’altra parte rischi di «condizionamenti» da parte di questi stessi strumenti sia sul piano politico che sociale. Dall’aumento delle possibilità di interconnessione e diffusione delle idee, infatti, come indicato da Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate «non ne consegue la promozione della libertà e della democrazia per tutti». Centrale deve rimanere il rispetto della dignità di ogni persona. «Il diritto alla libertà di espressione comporta, in secondo luogo, una responsabilità per ogni persona che la esercita, non solo per i professionisti della comunicazione», ha affermato Balestrero, facendo notare che «la velocità nella diffusione delle informazioni spesso eccede la nostra capacità di riflessione e di giudizio» per cui è necessaria anche «una capacità di discernimento» sulla diffusione dei contenuti nelle piattaforme digitali in modo da «contribuire positivamente al bene comune».
Secondo l’Osservatore permanente della Santa Sede, inoltre, «c’è un’esigenza di coltivare ambienti digitali che facilitino un dialogo aperto e inclusivo, proteggendosi al contempo dai tentativi di censurare, marginalizzare o cancellare alcuni punti di vista, in particolare quelle radicati su convinzioni religiose e morali. I punti di vista religiosi — ha precisato — sono un contributo vitale al discorso democratico, mentre si riscontra una marginalizzazione crescente dei punti di vista delle religioni e religiosi, in particolare legati alla cristianità, persino in nazioni che si considerano ancore di tolleranza».
«Nell’era digitale c’è infine un’esigenza urgente di recuperare l’impegno per la verità», ha dichiarato Balestrero, rilevando come le tecnologie siano una delle aree più esposte alla disinformazione mentre «l’informazione trasparente e fattuale è essenziale per preservare la legittimità e l’integrità dei processi democratici». Perché — come ricordato da Papa Leone XIV, parlando ai diplomatici accreditati presso la Santa Sede lo scorso 16 maggio — «solo la verità può unire e permettere di confrontarsi più risolutamente con le sfide del nostro tempo».