La buona Notizia
Il Vangelo della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Lc 9, 11b-17)

Miracolo della condivisione

 Miracolo della condivisione  QUO-139
17 giugno 2025

di Jonathan Safran Foer

Luca, 9, 11b-17 è una storia sulla fame ma non solo su quella della folla. Mostra la fame più profonda e silenziosa dei discepoli e, per estensione, anche la nostra: la fame di controllo, di certezza e di rassicurazione che avremo sempre a sufficienza.

Una grande folla ha seguito Gesù nella regione deserta. Non c’è cibo. I discepoli fanno due calcoli e cadono nel panico. Il loro istinto è pratico: mandali via. Ma Gesù risponde con un ordine che deve essere sembrato assurdo: «Dategli voi stessi da mangiare». Non è una strategia. È un confronto con il modo in cui pensiamo alla sufficienza. Oggi viviamo in un mondo che scoppia di produzione. L’umanità produce più cibo di quanto abbia mai fatto nella storia: quasi 3000 calorie al giorno per persona, abbastanza per nutrire tutti sulla Terra. E tuttavia più di 780 milioni di persone soffrono la fame, mentre un terzo di tutto il cibo viene sprecato. Questo avviene non perché non ne abbiamo abbastanza ma perché non sappiamo quando smettere di prenderne di più.

L’1 per cento più ricco ormai possiede quasi la metà della ricchezza globale. Le aziende distruggono i raccolti in eccedenza per mantenere alti i prezzi. Ci sono nazioni che gettano via pasti mentre quelle vicine muoiono di fame. Dietro a tutto questo c’è una storia comune: potrebbe non essercene abbastanza per me, quindi me ne serve appena un po’ di più.

Ma Gesù ci racconta una storia diversa. Non moltiplica il pane prima per sollevare i discepoli dall’ansia. Non assicura una scorta. Chiede semplicemente: che cosa avete? Cinque pani. Due pesci. Non basta. Ma è ciò che hanno. Ed è questo il luogo in cui inizia l’abbondanza. “Abbastanza” non è una quantità stabilita. È una disposizione di fiducia. Abbastanza non si misura con margini o risparmi o scadenza; si misura invece con quanto liberamente riusciamo a dare ciò che abbiamo.

È questo il messaggio radicale: il problema non è la scarsità. Il problema è la paura che ci convince ad accumulare. I discepoli avevano cibo. Il mondo ha cibo. Ma quando definiamo “abbastanza” come sempre un po’ di più di ciò che abbiamo, facciamo si’ che altri rimangano sempre senza.

Luca non narra questa storia per stupirci con fuochi d’artificio divini. Il miracolo è volutamente silenzioso. Gesù benedice il pane, lo spezza e lo consegna ai discepoli. Non si moltiplica nelle sue mani ma nelle loro. L’abbondanza avviene mentre loro lo distribuiscono. Avanzano dodici ceste. Non perché le persone hanno mangiato appena il necessario per tirare avanti ma perché, quando la paura molla la presa, c’è sempre di più di quanto avevamo immaginato.

Questa storia non riguarda solo la fame. Riguarda la conversione: dall’autoprotezione alla generosità, dalla paura alla fiducia, dall’accumulazione alla comunione. In un mondo in cui i miliardari fanno a gara per possedere pianeti mentre ci sono bambini che muoiono di fame, Luca, 9 non è una cosa di altri tempi. È profetico. Gesù ci sfida a credere che quando smetteremo di domandare “basta per me?” e inizieremo a chiedere “basta per noi?” inizieranno i miracoli.