Dal 1971 la missione dei carmelitani scalzi nella Repubblica Centrafricana

La “buona Novella” che porta anche cibo e istruzione

 La “buona Novella” che porta anche  cibo e istruzione  QUO-139
17 giugno 2025

di Mario Antonio Filippo Pio Pagaria

I carmelitani scalzi — dall’Italia, esattamente dal convento di Arenzano situato nella Provincia ligure — sono arrivati in Repubblica Centrafricana nel 1971. Prima di partire avevano scritto ai vari vescovi africani chiedendo dove ci fosse più necessità della loro opera missionaria e la Repubblica Centrafricana risultò uno dei paesi più bisognosi per l’alto tasso di povertà. I padri del Carmelo giunsero appunto nel 1971 e la prima missione che coprirono fu quella della parrocchia di Bozoum (capoluogo della prefettura di Ouham-Pendé) dove attualmente è parroco padre Marco Poggi, del Carmelo teresiano della Provincia ligure. I frati di Teresa d’Avila raccolsero il testimone per continuare l’opera di evangelizzazione iniziata dai predecessori, gli spiritani e i cappuccini, consci che portare la “buona Novella” significasse anche aiutare gli autoctoni ad affrontare malattie e fame.

«Nella parrocchia di Bozoum — spiega padre Marco — si concentra tutta l’attività pastorale della città. Bozoum conta circa 30.000 abitanti di cui circa la metà cattolici e l’altra metà protestanti, oltre a una piccola minoranza musulmana. L’attività parrocchiale serve anche i villaggi vicini che sono più di quaranta raggiunti attraverso cinque piste impervie». Un’opera concreta di evangelizzazione importante ma anche “lenta” perché c’è molta fragilità nella fede, mischiata a superstizioni, credenze e stregoneria. «Ci vuole tanta pazienza», prosegue Poggi, «e comunque c’è molta attività, anche sociale, oltre che pastorale. Abbiamo una scuola materna con duecento bambini, una scuola elementare con più di ottocento alunni, un liceo con più di trecento studenti e un orfanotrofio. Queste opere vanno avanti grazie all’aiuto di benefattori dall’Italia, in particolare di una parrocchia che sostiene più o meno trecento orfani». I bambini e gli adolescenti con un’età inferiore a 14 anni, precisa il padre carmelitano, «hanno comunque degli zii, dei nonni e dei cugini, quindi spesso si recano ospiti nelle loro case e vengono all’orfanotrofio soltanto a dormire oltre che a ricevere il pasto. Poi con degli animatori fanno del doposcuola e delle attività pratiche. Noi paghiamo l’istruzione scolastica».

C’è un’opera educativa enorme perché vi sono molti ragazzi anche nei villaggi e i religiosi gestiscono una ventina di scuole elementari: «In questi villaggi sperduti la scuola statale non esiste, quindi noi con l’aiuto sempre di benefattori stipendiamo direttamente dei maestri per queste scuole cattoliche locali. Abbiamo anche un dispensario; qui c’è una suora congolese che ci lavora come infermiera e quindi seguiamo tanti malati soprattutto poveri, tra i quali lebbrosi provenienti da situazioni particolari di povertà», dice padre Marco. Negli anni passati sono state fatte delle trivellazioni per raggiungere pozzi d’acqua potabile sia nel centro città sia nei villaggi facendo sorgere molteplici attività.

La seconda missione dopo Bozoum è stata quella di Baoro, nella prefettura di Nana-Mambéré. Anche lì c’è una parrocchia e una scuola materna cattolica nonché una comunità di suore carmelitane. Vi sorge inoltre una scuola di meccanica con formazione biennale. Da qui i ragazzi escono meccanici specializzati e imparano a riparare i gruppi elettrogeni. Inoltre prendono la patente di guida che si rivelerà utile per proiettarli nel mondo del lavoro. Dopo la parrocchia di Baoro è stato aperto un seminario a Bouar, in località Yolé. Anche nella capitale Bangui vi sono delle realtà missionarie. «Nei seminari — continua Poggi — non si studia soltanto; si educano i ragazzi a diventare autonomi e produttivi in maniera tale che possano provvedere loro stessi al sostentamento di base. Per esempio, esiste un seminario minore dove ci sono molte mucche e numerosi maiali e pecore che vengono allevati per fornire carne e latte, ovvero alimenti proteici che servono a fronteggiare la fame. Una loro mancanza determinerebbe, a causa della carenza di proteine e carboidrati, l’abbassamento delle difese immunitarie, rendendoli cagionevoli a molte patologie. In questo modo si raggiunge il duplice fine che è quello di far uscire da condizioni di povertà gli abitanti del luogo e, mediante una sana alimentazione, tenere lontane le malattie che insorgono per colpa delle carenze alimentari», informa il carmelitano scalzo. Ci vivono una settantina di seminaristi, quindi «il primo impegno è quello dell’educazione di questi ragazzi alcuni dei quali, chissà, diventeranno sacerdoti oppure semplicemente dei bravi cristiani. È un’opera enorme; da questo seminario sono usciti già i primi nove sacerdoti centrafricani carmelitani ed è una cosa particolare perché c’è collaborazione e sinergia con i cappuccini e con i diocesani. Ci sono tre seminari vicini assai frequentati».

Dall’Africa, considerata la carenza di vocazioni in Europa, potrà giungere il futuro per la Chiesa. Conclude padre Marco Poggi: «Nel 2007 abbiamo aperto un convento nella capitale della Repubblica Centrafricana, a Bangui, che è casa di studentato per i giovani allievi di filosofia carmelitani centrafricani. Qui c’è anche una scuola agraria e vi si formano dei giovani a nozioni di base riguardanti coltura e allevamento».