
di Giada Aquilino
È «allarme rosso» per Gaza. Non lascia adito a dubbi il rapporto dell’Onu sui cosiddetti «Punti caldi della fame» nel mondo. Nella Striscia di Gaza «la probabilità di carestia aumenta mentre le operazioni militari (israeliane, ndr) su larga scala ostacolano la capacità di fornire aiuti umanitari vitali», riporta il documento. Ma, proprio mentre la Striscia è stata dichiarata «fronte secondario» dall’esercito israeliano rispetto a quello aperto in Iran e l’attenzione internazionale è ora lì prevalentemente focalizzata, a Gaza la fame continua a uccidere due volte. Perché nelle ultime ore fonti di stampa e testimoni — in un intreccio di notizie pur sempre difficile da verificare per l’insicurezza sul terreno — hanno denunciato che le truppe israeliane hanno aperto il fuoco a Gaza, tra Khan Younis e Rafah, mentre una folla di disperati cercava di raggiungere i centri di distribuzione alimentare, alcuni dei quali sostenuti da Israele e dagli Stati Uniti attraverso la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), o semplicemente i camion delle Nazioni Unite in arrivo con carichi di generi alimentari.
La Protezione civile della Striscia e fonti sanitarie nel territorio controllato da Hamas riportano un bilancio di almeno 51 persone uccise e 200 ferite stamani, in quella che è stata segnalata una delle giornate più sanguinose da quando il 27 maggio è stato avviato il nuovo sistema di aiuti della Ghf, peraltro criticato dall’Onu che ha espresso preoccupazione riguardo a procedure e neutralità.
«Entro settembre», l’intera popolazione della Striscia (oltre due milioni di persone) rischia di trovarsi in una situazione di «crisi», di cui 470.000 in condizioni di «catastrofe», dicono le Nazioni Unite. Dunque anche stamani, migliaia di persone si sono radunate a Khan Younis in attesa di ricevere sostegni alimentari, come era successo pure ieri, per esempio alla rotatoria Flag Roundabout di Rafah, intorno alle 4 del mattino. Secondo la ricostruzione di Mahmoud Bassal, portavoce della Protezione civile, oggi «i droni israeliani hanno aperto il fuoco sulle persone, pochi minuti dopo i tank hanno sparato diversi colpi». Quindi grida, ancora calca, gente caduta a terra, persone in fuga, cadaveri e feriti trasportati all’ospedale Nasser di Khan Younis.
L’esercito israeliano non ha commentato immediatamente l’accaduto: in circostanze purtroppo simili, nei giorni scorsi aveva riferito di aver aperto il fuoco perché alcune persone stavano avanzando verso i propri militari nonostante i colpi di avvertimento, in una zona definita «di combattimento» e nel quadro delle operazioni militari dell’Idf, che comunque proseguono. Secondo il ministero della Salute di Gaza, dall’ottobre 2023 sono morti oltre 55.300 palestinesi, più della metà dei quali donne e bambini.